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Ascolti Tv: il caso Sky Italia riapre la polemica su Auditel, mentre ormai imminente la decisione dell’Antitrust


Il caso di Sky Italia riaccende il dibattito, mai sopito, sul sistema di calcolo degli ascolti dell’Auditel, definito spesso da alcuni esperti di settore, come Roberta Gisotti (autrice de ‘La favola dell’Auditel’) la ‘dittatura dell’audience’. Il tutto avviene mentre è ormai imminente la decisione dell’Antitrust su Auditel, il procedimento è infatti stato prorogato al 31 dicembre 2011.

Non è infatti la prima volta che Sky denuncia le storture di questo sistema. E’ infatti stata la Tv satellitare, che fa capo alla News Corp di Rupert Murdoch, a presentare nel novembre del 2009 un esposto all’Autorità che ha avviato un “processo” all’Auditel che arriva adesso alla fine del suo percorso, dopo due lunghi anni (Leggi Articolo Key4biz).

Sky Italia denunciava infatti ulteriori comportamenti presuntivamente restrittivi della concorrenza consistenti nella mancata inclusione, nel campione dell’Indagine, degli individui stranieri residenti in Italia e nell’attribuzione dei risultati della rilevazione anche ai soggetti che non possiedono un apparecchio televisivo. Tali comportamenti, secondo Sky, costituirebbero due gravi errori metodologici nello svolgimento e nell’elaborazione dei dati dell’Indagine Auditel.

 

E dei giorni scorsi poi la nuova accusa del gruppo televisivo che, con una nota, ha comunicato di aver preso atto “con rammarico” che venerdì 9 dicembre, per la terza volta nelle ultime sei settimane,  Auditel non è stata in grado di rilasciare i dati di ascolto relativi alla giornata di giovedì nell’orario abituale, facendo registrare ritardi di diverse ore motivati da problematiche di carattere tecnico.

La rilevazione dell’ascolto della giornata di giovedì – spiega Sky – è infatti particolarmente emblematica, da sei settimane vanno in onda proprio nella serata di quel giorno due programmi che rappresentano un esempio interessante di come il mercato televisivo si stia evolvendo con grande velocità.

Si tratta di “Servizio Pubblico“, il programma di Michele Santoro, che si basa su di un sistema distributivo del tutto innovativo che unisce televisioni locali, web e pay-tv in diretta contemporanea, e della nuova edizione di “X Factor” che per la prima volta ha introdotto un genere tradizionalmente riservato alla free to air su un canale pay, con un successo al di là delle aspettative di tutti gli analisti del settore e un coinvolgimento massiccio dei principali social network online integrato nel programma.

 

Nelle ultime settimane, informa Repubblica, l’Antitrust ha scritto una bozza di provvedimento, che ha trasmesso all’Agcom perché esprimesse un parere. Il Garante per le Tlc ha dato il suo parere giovedì scorso. Ed ora l’Antitrust potrà ufficializzare la sua condanna. Nell’articolo, a firma di Aldo Fontanarosa, si legge che “nessuno ha mai potuto certificare gli errori del giudice della tv, che nel suo sito può ancora fregiarsi di parole come “super partes” o “indipendenza”. Fino ad ora, appunto. Ora è in arrivo una dura condanna formale, la prima ad investire l’Auditel con tanta chiarezza”.

 

Repubblica anticipa la bozza di provvedimento nel quale, dal punto 215 al 217, l’Antitrust elenca i peccati dell’Auditel. “Tra la seconda metà del 2009 e l’ottobre del 2010” questo soggetto non ha pubblicato i dati di ascolto “per ciascun canale e per ciascuna piattaforma trasmissiva”, come invece avrebbe dovuto. In questo modo l’Auditel “non ha permesso di cogliere l’impatto – sulle performance delle diverse piattaforme trasmissive – delle profonde trasformazioni che stanno interessando il settore tv”.

In quel periodo di tempo, quindi, le scelte di Auditel hanno “ostacolato lo sviluppo di nuove offerte da parte delle emittenti televisive già operanti” e non hanno certo favorito “l’ingresso” di nuovi editori “sul mercato“. Se ne deduce che l’Auditel “ha avvantaggiato le maggiori emittenti generaliste”, come Rai e Mediaset, che sono i “principali azionisti di Auditel” stessa.

 

L’Antitrust contesta, poi, “l’errata attribuzione dei risultati della sua rilevazione anche alle famiglie italiane che non hanno un televisore“. Pratica “che ha avuto inizio nella prima metà dell’anno 2008 ed è ancora in corso“. “La produzione di dati di ascolto che sovrastimano la performance solo di alcuni canali (ed in maggiore proporzione quella dei canali più seguiti) costituisce un comportamento abusivo“.

 

E’ idoneo infatti a “produrre effetti di natura discriminatoria e pregiudizievole nei confronti” delle emittenti attive sul mercato, “il cui corretto funzionamento non può prescindere da una valutazione veritiera dell’audience tv“. I comportamenti di Auditel “costituiscono violazioni gravi della disciplina a tutela della concorrenza”. Azioni ancora più gravi perché l’Auditel opera “in posizione dominante nel mercato della rilevazione degli ascolti televisivi in Italia”.

 

Su questa bozza di provvedimento dell’Antitrust, l’Agcom ha espresso un parere (solo consultivo e non vincolante) con il quale quasi “assolve” l’Auditel per aver rinviato la diffusione dei dati “canale per canale e piattaforma per piattaforma“. Questo rinvio può essere avvenuto in buona fede perché Auditel era preoccupata di disporre di campioni statistici significativi per poi divulgare dati “attendibili”. L’Agcom considera grave invece – proprio come l’Antitrust – il fatto che “l’Auditel abbia incluso nell’elaborazione dei suoi dati anche quei cittadini” che non hanno un televisore in casa. Questo “errore metodologico” penalizza Sky perché gli ascolti della pay-tv sono riferiti invece ai soli italiani “dotati di televisore” ed abbonati.

 

Nella nota dei giorni scorsi, Sky Italia ha ricordato che Auditel è una società privata, che effettua un servizio in regime di monopolio e che per tale servizio viene compensata da tutti gli operatori del settore. Sui dati prodotti quotidianamente da Auditel si basa la valutazione della performance dell’intero mercato televisivo, una valutazione che impatta direttamente sui ricavi del settore, un settore cruciale per la crescita economica del Paese ma anche per tutto il “Sistema Italia” in considerazione del ruolo fondamentale di traino che svolge la pubblicità per le imprese che hanno un prodotto da far conoscere ai consumatori italiani. Inoltre, elemento non meno importante, questi dati determinano il successo o l’insuccesso di produzioni che coinvolgono un segmento fondamentale della creatività italiana, siano fiction, programmi televisivi, format innovativi, approfondimenti giornalistici.

Per Sky, invece, le  problematiche riscontrate in queste ultime settimane purtroppo ci dicono che tale efficienza tecnica non solo non è stata raggiunta ma più in generale il sistema appare ormai inadeguato rispetto alle reali esigenze del mercato.  

D’altronde Auditel basa la sua struttura di governance e la sua impostazione più generale sostanzialmente sullo stesso modello creato quando la società nacque oltre 27 anni fa. Oggi, dopo l’avvento e l’affermazione della televisione digitale, multicanale, tematica, criptata e free, il moltiplicarsi di nuovi sistemi distributivi e di fruizione televisiva (dalla televisione in mobilità, ai servizi via cavo, fibra, alle offerte OTT – Over the top) questa impostazione risulta evidentemente antiquata.

 

Walter Pancini, direttore generale di Auditel, s’è giustificato sostenendo che i ritardi nella diffusione dei dati sono “fisiologici” e legati “proprio alla raffinatezza tecnologica del sistema”. Pancini ha comunque ben accolto l’invito della piattaforma satellitare al confronto, “tenendo presente però che i nodi vengono già affrontati in sede di comitato tecnico, di cui fa parte anche Sky” e prendendo atto che “il sistema non è arretrato“.

Sky – ha sottolineato Pancini – ha contribuito a costruire questa Auditel moderna e complessa“. E proprio la complessità giustifica, a suo giudizio, i ritardi: “Auditel raccoglie le tracce audio digitalizzate attraverso ‘sale reference’ sparse su tutto il territorio. In una di questa ci sono stati problemi nella connessione Adsl: fatalità, è accaduto proprio nello stesso giorno in cui c’erano stati precedentemente problemi, ma poteva succedere in qualsiasi momento. Si tratta di un problema fisiologico, figlio della raffinatezza tecnologica“.

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