Lo stato di salute della fiction italiana e le dinamiche a livello europeo

di di Bruno Zambardino (Docente di economia del cinema e della tv alla Sapienza di Roma e Direttore Osservatorio Media di I-Com) |

Nel 2010, la spesa dei broadcaster italiani in fiction originale ammonta a 436 milioni di euro.

Italia


Bruno Zambardino

Il 30 novembre scorso presso la Sala Stampa estera a Roma è stato presentata la III edizione dello Studio dell’Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli sulla fiction realizzato per conto di APT – Associazione Produttori televisivi sotto l’egida del Roma Fiction Fest promosso da Regione Lazio e Camera di Commercio di Roma.

La ricerca diretta da Flavia Barca e da Bruno Zambardino per APT si è posta l’obiettivo di delineare il profilo dell’industria italiana della produzione di fiction e di identificarne le principali tenenze ponendolo a confronto con i mercati europei negli anni più duri della crisi economica.

Dall’analisi emerge un quadro a tinte fosche in cui il trend di crescita arrestatosi già negli anni scorsi vive oggi una fase di arretramento dovuta alla progressiva contrazione degli investimenti dei broadcaster con ricadute dirette sull’output produttivo e sui fatturati delle società di produzione.

 

Dal censimento contenuto nella prima parte dello studio emerge che su un totale di 913 imprese di produzione audiovisiva, è possibile individuare 194 soggetti attivi nella produzione di fiction, ovvero il 21% del totale.

Il mercato italiano della fiction ha generato un fatturato di 734 milioni di euro nel 2009 (dato relativo a 107 aziende di cui si dispone di dati di bilancio), il 24% in meno rispetto al 2008.

Il macro-insieme delle società di produzione audiovisiva di cui si hanno a disposizione i dati economici più recenti (488 imprese) porta ad identificare per il 2009 un valore complessivo del settore pari a 1,36 miliardi (di cui il 54% assorbito dal comparto fiction), il 16% in meno rispetto al 2008.

 

L’andamento a periodo costante (campione di 68 aziende di fiction di cui si dispongono i dati per il triennio 2008-2010) evidenzia come il settore della fiction mostri ancora, nel 2010, gli strascichi di una contrazione degli investimenti (-2% rispetto al 2009), comunque inferiore rispetto a quella verificatasi nel 2009 rispetto all’anno precedente (-12%) ma molto più accentuata rispetto a quella dell’intero comparto della produzione audiovisiva.

 

Il fatturato medio per singola società di produzione di fiction nel 2009 è di circa 6,9 milioni di euro. Analizzandone la dimensione in base al fatturato, in Italia prevalgono le cosiddette micro-imprese, ovvero quelle aziende che fatturano meno di 2 milioni di euro. A dimostrazione di una crescente frammentazione del settore, nell’ultimo biennio preso in considerazione, tale categoria di impresa è passata dal 49% al 57% del totale imprese.

La Regione Lazio si conferma principale cluster produttivo del Paese. Circa la metà delle aziende di produzione audiovisiva opera nel Lazio (453). Di queste, 121 aziende (il 62% del totale) producono fiction. Il valore del mercato audiovisivo nel Lazio è di 881 milioni di euro, di cui 579 riconducibili alle società di produzione di fiction.

 

L’analisi delle settimane di lavorazione e degli addetti impiegati nelle attività di produzione mostra come il mercato sia fortemente condizionato dal fenomeno dell'”economia sottratta”, derivante dalla scelta delle produzioni (quando non dettata da esigenze di narrazione) di girare all’estero.

Secondo una elaborazione dei dati forniti da SLC CGIL il totale economia sottratta dal 2008 al 2011 (primi 10 mesi) ammonterebbe ad oltre 100 milioni di euro, con un picco nel 2010, in cui si registra un aumento del 56% rispetto all’anno precedente. Tale fenomeno, che si traduce in riduzione delle giornate di lavoro per addetto con conseguenze negative sull’economia del settore, in particolare dell’indotto e delle entrate in tasse e oneri per lo stato, è evidente soprattutto nel triennio 2008-2010 ma è in netta diminuzione nel 2011, probabilmente per effetto dell’annuncio della legge regionale per il cinema e l’audiovisivo che, con effetto retroattivo per il 2011, incentiva le produzioni a restare sul territorio laziale.

 

I fondi regionali rappresentano un importante freno alla progressiva delocalizzazione, un volano per la crescita occupazionale e l’insediamento di una industria locale nonché un vettore di promozione dei territori anche in chiave turistica (sono diversi orami gli esempi che mettono in relazione la presenza di produzioni televisive con la crescita dei flussi turistici). Il volume degli investimenti e delle dotazioni finanziarie sia di natura ordinaria che di fonte comunitaria è rapidamente aumentato fino a toccare nel 2010 un valore complessivo di 23 milioni di euro, destinato ad aumentare tra il 2011 e il 2012 grazie all’attivazione di nuovi fondi tra cui spiccano quello della Regione Lazio (15 milioni, di cui 5 alla fiction) e dell’Alto Adige (5 milioni).

 

Nella seconda parte della ricerca sono state analizzate le dinamiche di investimento a livello europeo.

La crisi del mercato pubblicitario, tra il 2008 e il 2010, con la conseguente flessione dei ricavi commerciali, ha causato tagli generalizzati alla spesa in programmazione nei maggiori Paesi europei, che hanno colpito gli investimenti delle emittenti nella produzione di fiction originale.

 

Nel 2010, la spesa dei broadcaster italiani in fiction originale ammonta a 436 milioni di euro.

Nel confronto europeo con i mercati di Germania, Francia e Regno Unito, emerge che la spesa delle emittenti italiane è la più ridotta: nel 2010, i principali broadcaster pubblici e privati tedeschi hanno investito in fiction 756 milioni (con una riduzione, tuttavia, del 14,9% sul 2009). Nel Regno Unito, la spesa si è fermata, nello stesso anno, a 618 milioni (-9,8%); in Francia (unico paese che non ha ridotto gli investimenti rispetto all’anno precedente) la spesa ammonta a 467 milioni.

 

Complessivamente, nel 2010, i broadcaster dei 4 paesi europei analizzati hanno speso in fiction originale il 7,6% in meno dell’anno precedente, passando da 2,5 miliardi a 2,3 miliardi di investimenti. L’arretramento appare ancor più consistente se si confrontano i dati dell’ultimo anno con quelli del 2008, quando sulla fiction, nei quattro paesi di riferimento, si investivano 2,78 miliardi, circa il 20% circa in più rispetto al 2010.

La spesa in fiction, nel 4 mercati europei analizzati, rappresenta, nel 2010, una porzione compresa tra il 15 e il 19% dei costi di programmazione dei broadcaster.

 

Nell’ultimo triennio (2008-2010), la fiction è stata, in tutti i paesi, una delle leve di contenimento dei costi di palinsesto, reso necessario dalla crisi economico-finanziaria scoppiata nel 2008. Infatti, non solo sono generalmente diminuiti gli investimenti nella fiction in valore assoluto, ma è anche diminuita l’incidenza percentuale della fiction sui costi di programmazione delle emittenti.

Francia, Germania e Regno Unito destinano alla fiction risorse più cospicue che non provengono solo dai budget di programmazione dei vari broadcaster ma prendono la forma di incentivi fiscali e contributi diretti automatici e selettivi (come in Francia), di cospicui sostegni regionali (come in Germania) o di normative più equilibrate sul fronte della negoziazione dei diritti secondari (come nel Regno Unito) che consentono alle società una maggiore redditività nello sfruttamento e valorizzazione del prodotto sulle altre piattaforme e sui mercati esteri.

 

Il finanziamento pubblico del CNC (Centre National de la Cinématographie), ad esempio, può rappresentare il 10-15% del budget di una fiction francese importante, mentre il credito d’imposta può aggiungere un altro 5% al pacchetto di finanziamento, già in fase di pre-produzione.

In Germania il budget complessivo dei fondi regionali a sostegno dell’audiovisivo si aggira attorno ai 150 milioni di euro all’anno, di cui una buona parte destinati alla fiction.

 

 

Per maggiori approfondimenti:

 

III Rapporto Fiction – 2011 (Slides)

Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli

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