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Sta per iniziare la volata finale per le aziende e le comunità interessate all’apertura delle estensioni dei nomi di dominio su internet. Dal 12 gennaio al 29 marzo si potrà infatti depositare una candidatura per ottenere un dominio personalizzato: al posto dei classici .com, .net, .org o .it, gli indirizzi potranno infatti terminare con, ad esempio, .apple, .sony, .milano.
Secondo l’Icann, l’associazione che gestisce l’accesso ai domini su scala mondiale, dovrebbero arrivare tra le 500 e le 1.000 candidature, due terzi da parte delle imprese e un terzo da parte delle comunità, di organizzazioni o città.
Per i candidati, l’interesse principale è quello di evitare problemi di cybersquatting (l’usurpazione del nome di dominio di un marchio per estorcere denaro a chi ne detiene i diritti) e di assicurare il controllo sull’intera catena di valore.
Un altro importante vantaggio riguarda la comunicazione che potrà essere unificata sotto un’unica estensione.
L’arrivo dei nuovi domini non dovrebbe scalfire la supremazia del .com, visto anche l’esiguo numero di domande presentate finora: le differenti estensioni coesisteranno anche se cambierà la percezione del nome di dominio.
Attualmente, i domini sono limitati a singoli paesi, come .uk (Gran Bretagna) o .it (Italia), al commercio (.com), e alle organizzazioni istituzionali (.net o .org), ma, a partire dal 2012, ogni persona fisica potrà registrare un dominio sulla base del proprio nome, mentre le compagnie potranno registrare facilmente indirizzi legati al contenuto del settore in cui operano.
I primi sette nomi di dominio originari – .com, .edu, .gov, .int, .mil, .net e.org – vennero creati nel 1980. Solo nel 2000, poi, l’ICANN rimise mano alla lista per aggiungere sette nuovi gTLD: .aero, .biz, .coop, .info, .museum, .name e .pro. Nel 2005, è stata la volta di un’altra tornata di gTLD e sono così nati, tra gli altri, .mobi, .cat, .asia.
Anche se l’Icann l’ha presentata come una ‘rivoluzione’, non sono mancate le critiche alle nuove estensioni, di cui probabilmente potranno avvantaggiarsi solo le grandi aziende. Esiste infatti un’importante barriera economica perchè per ottenere un nome di dominio personalizzato bisognerà pagare 185 mila dollari più 25 mila dollari all’anno. Secondo le prime stime, si parla di una spesa che per il primo anno potrebbe attestarsi tra 300 mila e 400 mila euro per il primo anno, per poi attestarsi su una cifra di decine di migliaia di euro l’anno.
Una seconda difficoltà è rappresentata, quindi, dai prerequisiti tecnici e finanziari imposti dall’Icann, che chiede alle aziende impegni precisi a garanzia del mantenimento dell’estensione, dal momento che a differenza dei classici nomi di dominio, le nuove estensioni verranno inserite nella ‘root’ del web e diventeranno quindi una vera e propria ‘parte di internet’.
I titolari dei grandi marchi, inoltre, hanno espresso forti dubbi soprattutto per il fatto che molti suffissi potrebbero creare contrasti tra i vari aventi diritto dando vita a nuovi abusi della proprietà intellettuale. Per evitare dissidi, in questi casi l’Icann ha previsto la messa all’asta del suffisso conteso.