Stati generali dell’innovazione: una proposta al Governo Monti per un ‘pacchetto contro lo spread digitale’

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Confronto tra i “tre stati” sul tema dell’innovazione come strada obbligata per far uscire dalla crisi il sistema Paese.

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In due giorni (25-26 novembre) di intenso lavoro gli Stati Generali dell’Innovazione (SGI), una iniziativa alla quale hanno aderito oltre cento associazioni, aziende e organizzazioni no-profit, hanno effettuato la prima tappa della “roadmap per l’innovazione dell’Italia“, proponendo un confronto tra i “tre stati” (politica e amministrazioni, imprese e università, terzo settore) sul tema dell’innovazione come strada obbligata per far uscire dalla crisi il sistema Paese.

Decine di rappresentanti delle forze politiche, del mondo delle imprese, dei soggetti intermedi e degli operatori si sono succeduti sul palco e hanno partecipato ad Open Talk discutendo delle proposte sui quattro temi valutati fondamentali per un piano strategico nazionale per l’innovazione: creatività e conoscenza condivisa; inclusione digitale; innovazione per lo sviluppo; open government.

 

Su questi temi sono stati approntati programmi organici di azioni concrete sulle quali gli SGI lavoreranno nei prossimi mesi. Nel corso del convegno sono intervenuti anche importanti esponenti della Commissione Europea, il Commission Country team leader,  Mario Campolargo – DG INFSO/F “Emerging Technologies and Infrastructures”- e  Franco Accordino – European Commission, Leader della Task Force “Digital Futures”, ai quali gli SGI si sono proposti come mezzo di diffusione delle policy europee sull’Agenda Digitale e l’innovazione e come interlocutore rappresentativo di un’ampia base di stakeholders.

 

La prima azione immediata con la quale gli SGI si pongono a disposizione del Governo Monti è la predisposizione di un “pacchetto contro lo spread digitale” in otto punti che permetta il rilancio del settore, tramite anche l’attivazione delle forze vitali e innovative che sono già presenti nel Paese, ma che non riescono ancora a presentarsi come un sistema organico di innovazione.

Le proposte, che tra breve saranno esposte in otto schede dettagliate, ricche di spunti operativi, descrivono come:

 

1.Mettere in rete la filiera dell’innovazione

Mettere in rete l’intera filiera dell’ Innovazione – Università, Impresa, Credito, Territorio- è la misura chiave per rendere possibile una politica economica centrata sull’innovazione come motore della crescita e dello sviluppo del nostro paese.

 

2. Lanciare una call per l’innovazione digitale che promuova la competitività del made in Italy e delle PMI

Una call per la riqualificazione dell’industria italiana dell’ ICT e per favorire l’iniezione di tecnologie digitali e di nuove tecnologie per aprire i mercati internazionali alle nostre PMI e per accrescere la competitività delle filiere forti del Made in Italy.

 

3. Promuovere il federalismo digitale

Privilegiare il comune come motore di un processo innovativo a rete sia nel campo della digitalizzazione che in quello delle diversificazione energetica, valorizzando l’Agenda Digitale Locale come strumento di empowerment dei comuni piccoli e medi.

 

4. Usare la sussidiarietà operativa

Organizzazione di modelli locali che integrino la capacità collaborativa della rete per organizzare e gestire servizi al cittadino. A tal fine è prioritaria, sulla base di una convergenza fra ente locale e terzo settore, l’istituzione in ogni comune di un piano regolatore dell’innovazione e della connettività, l’allestimento di conferenze dei servizi digitali nei municipi e piccoli e medi comuni, e la sistematizzazione della condivisione e dell’integrazione delle esperienze e delle buone pratiche di informazione, supporto e sensibilizzazione per le fasce sociali a maggior rischio di ritardo e esclusione.

 

5. Porre le condizioni per una nuova cultura dell’innovazione

Creare le condizioni per lo sviluppo di una cultura dell’innovazione sia attraverso l’applicazione di nuovi modelli educativi basati sul “social learning” e della “peer education” in tutti i percorsi formativi (scuola, formazione professionale, università, formazione continua) sia attraverso la ricerca tecnologica applicata alle nuove produzioni culturali, promuovendo nuovi modelli distributivi nella liberalizzazione la conoscenza. Si propone un intervento in RAI, in quanto servizio pubblico, per creare fasce di programmazione sull’innovazione in tutti gli ambiti e sulle culture digitali.

 

6. Perseguire il modello delle smart city

Interpretare le politiche innovative relative alle smart city come opportunità per coniugare una nuova progettazione dello spazio pubblico sia con lo sviluppo della banda larga sia con l’invenzione di nuovi format partecipativi, per favorire l’interazione tra il web e le realtà sociali che agiscono nel territorio.

 

7. Rilanciare il percorso verso l’Open Government

L’approccio open vuole una PA che sia costruita come una rete di amministrazioni interconnesse e interoperanti, le tecnologie della rete permettono ora alla PA una nuova organizzazione e abilitano le grandi operazioni di open data, g-cloud, PA 2.0 che sono insieme un obiettivo di apertura, partecipazione e democrazia e uno strumento di efficienza, efficacia, risparmio di risorse. L’uso del software libero/open source si situa come tappa importante di questo percorso di apertura.

 

8. Rendere pubblici i dati della PA in formato aperto

Una strategia coerente di open data deve garantire: l’uso pubblico dei database di interesse nazionale con una particolare attenzione ai dati territoriali; una sanatoria che consideri tutti i dati che le PA hanno sino ad ora pubblicato come “open bydefault” e quindi soggette a licenze aperte.

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