Tariffe di terminazione: l’asimmetria un anacronismo in violazione della legge di Moore

di di Dino Bortolotto (Presidente Assoprovider) |

Italia


Terminazione

La legge di Moore afferma che la capacita elettronica raddoppia ogni 18 mesi e  pertanto ogni 18 mesi a parità di costo le prestazioni raddoppiano o in altri termini a parità di prestazioni il prezzo dimezza, pertanto in 10 anni arrotondando per difetto anni il prezzo diviene un cinquantesimo ed in 20 anni il prezzo diviene meno di un duemillesimo, in altri termini una elettronica che nel 1990 costava l’equivalente di 100.000 euro nel 2010 costa meno di 50 euro.

 

 

Chi si trova nella vantaggiosa condizione di solitario (monopolista) o compartecipato (oligopolista) controllore di un mercato, indipendentemente da come ci sia arrivato e di quale fosse il suo spirito alle origini, ha una naturale ed insopprimibile predisposizione e predilezione per le misure che interdicano la concorrenza, fino alla non confessabile aspirazione che essa sia totalmente soppressa.

 

Chi ha una tale posizione notoriamente dispone anche di grandi disponibilità economiche indirizzabili senza grave pregiudizio della propria ricchezza per condizionare il pensiero collettivo e quello decisionale affinché nulla metta in pericolo una tale preziosa posizione.

Il settore delle TLC contrariamente a quanto si creda è un potente esempio di come il mercato venga tradito e di come l’informazione sia manipolata per nascondere al pensiero collettivo quale sia il reale ventaglio delle possibilità e come esse non siano pienamente disponibili: in pratica non è la concorrenza che effettua la selezione naturale delle soluzioni ma il vantaggio dei pochi dominanti.

 

Le attuali tariffe di terminazione sono un esempio di questo scollamento tra l’interesse dei molti contrapposto agli interessi dei pochi realizzato mediante la ripetizione mantrica di “verità” adattate/costruite e sottratte ad ogni verifica.

 

20 anni fa la costruzione di una rete mobile era una impresa titanica e fonte di grande rischio sia perché non si conosceva quale potesse essere la penetrazione economica sia perché erano necessarie (e disponibili) solo tecnologie elettroniche estremamente costose.

 

La “asimmetria” delle tariffe di  terminazione (a vantaggio degli operatori mobili) era corretta perché funzionale a proteggere la concorrenza in quanto la telefonia fissa dominata da pochi soggetti poteva uccidere nella culla quella mobile o in alternativa trasferire la dominanza dalla rete fissa a quella mobile senza che quindi il nuovo business determinasse anche nuovi soggetti economici.

 

In 20 anni sono cambiate moltissime cose: alcuni, che prima erano “debuttanti” ora sono dei “dominatori”; quale sia l’accoglienza del mercato per la telefonia mobile è perfettamente noto; l’elettronica necessaria ha subito evoluzioni che consentono una pluralità di soluzioni tecnologiche  ed una riduzione di costi di svariati ordini di grandezza  per esempio  una BTS (cella) oggi può costare migliaia di volte meno che alle origini – il parco clienti degli operatori mobili è addirittura superiore a quello degli operatori di rete fissa e di conseguenza gli operatori mobili non possono certo temere per problematiche di “network effect” e pertanto non esiste più alcuna “ratio” per il sussistere del privilegio della “asimmetria” della terminazione tra reti “fisse” e reti “mobili”.

 

Ogni istante in più di persistenza di tale asimmetria rappresenta un danno economico per gli utenti finali che pagano non in funzione di un prezzo figlio della concorrenza ma sulla base di un privilegio che in origine era una tutela. Non serve una laurea in economia per capire che mantenere una misura di tutela quando lo scopo sia stato abbondantemente raggiunto (e nessuno può negare la preminenza economica raggiunta dagli operatori mobili) la trasforma automaticamente in un odioso privilegio economico che svuota le tasche di alcuni per riempire quelle di altri.

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