Contro il declino: i ritorni e i vantaggi della Ricerca universitaria. Nasce ROARS, il sito che fa chiarezza

di di Francesco Sylos Labini |

Un sito che intende diventare uno strumento per ricominciare a parlare alla politica e alla società, demistificando le falsità senza rinunciare a promuovere esigenze di cambiamento e di miglioramento del sistema.

Italia


Francesco Sylos Labini

Paradossalmente una delle uniche riforme varate dal governo meno interessato e meno competente sulle politiche dell’università e della ricerca è stata proprio quella dell’università.

La legge che porta il nome del Ministro Gelmini è stata difesa e avallata portando dati e argomenti falsi, ripetuti in primis dal ministro stesso.

E’ una riforma – si è detto – per aprire le porte ai giovani…”, “…per limitare il potere dei baroni…”, “…per introdurre la valutazione e il merito nell’università…”, “…contro l’auto-referenzialità dell’accademia…”, contro “…gli sprechi…”, contro “…parentopoli…”, perchè “…viene archiviata definitivamente la cultura del falso egualitarismo instaurato con il 1968…”.

 

Ognuna di queste parole chiave è stata usata per nascondere il contrario di quello che realmente succede: in prima approssimazione basta sostituire la parola “per” con “contro”, e viceversa, e si ottiene un quadro più realistico.

L’accademia nelle sue varie componenti e la comunità scientifica più in generale, a parte le eccezioni rappresentate soprattutto dalle parti più deboli del sistema come i ricercatori, i precari e gli studenti, non hanno trovato la capacità e la possibilità di opporsi a questo programma di smantellamento del sistema pubblico.

 

La riforma Gelmini è stata dunque calata sulla testa dell’università, senza una partecipazione attiva da parte di chi nell’università e nella ricerca lavora e soprattutto nel silenzio quasi assoluto di chi vi lavorerà per i prossimi anni.

Questo è avvenuto anche per l’assenza di un “luogo” dove poter discutere in maniera analitica degli enormi problemi dell’università italiana di questi anni.

E’ questo il motivo principale che ci ha spinto alla costruzione di questo network informale, con l’obiettivo di intervenire in modo credibile e competente in una discussione che abbia per interlocutori coloro che devono gestire il processo di trasformazione dell’università italiana e specialmente le forze politiche che si candidano a governare in futuro il Paese.

Questo network informale è ora un sito web, che intende diventare uno strumento per ricominciare a parlare alla politica e alla società, demistificando le tante falsità che sono state sparse, senza mai rinunciare a farci promotori di esigenze di cambiamento e di miglioramento del sistema.

 

Dopo molte riflessioni, abbiamo optato per un nome facile da ricordare e un po’ ironico: Return On Academic ReSearch (www.roars.it). L’abbiamo scelto anche perché fa il verso al ROI (Return on Investment).

Questo nome serve, infatti, per ricordare che l’università e la ricerca pubblica sono un elemento imprescindibile per la vitalità economica, civile e culturale del Paese e che il «mancato guadagno» derivante dalle politiche di disinvestimento adottate negli ultimi anni per questo settore si farà sentire gravemente nel prossimo futuro, acuendo le ferite di un Paese che già ora versa in gravi difficoltà.

Ma qual è il ruolo della ricerca fondamentale?

E quale la sua relazione alla ricerca applicata?

Come diceva Albert Einstein, esistono soltanto le applicazioni della ricerca

Innanzitutto è dunque necessario investire nella ricerca fondamentale.

Ed è questo il ruolo centrale che deve essere svolto dall’università e dagli enti di ricerca pubblici: perché solo l’investimento statale può e deve assicurare il finanziamento alla ricerca di base.

Uno dei motivi principali per il quale la ricerca di base debba essere finanziata con fondi pubblici risiede proprio nella scala di tempo per la ricaduta dell’investimento.

Nessun privato può permettersi di fare un investimento ad alto rischio che richiede una scala di tempo di ritorno che può essere molto più lunga di qualsiasi intervallo temporale accettabile da un singolo individuo.

Oggi la ricerca accademica italiana regge la competizione internazionale ed è quindi necessario valorizzare il capitale scientifico dell’università e degli enti di ricerca per arrestare il declino economico della nazione.

Ma è altresì urgente mettere in atto politiche industriali per colmare il grave ritardo delle imprese sul fronte dell’innovazione che investono pochissimo in ricerca e sviluppo.

Il nostro sito ROARS vuole svolgere proprio questo compito d’analisi e d’elaborazione di proposte per ridare un senso ed un ruolo all’università ed alla ricerca in questo paese.

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