Italia
Lo sviluppo del cloud computing può contribuire ad aumentare la produttività delle imprese, e dunque la competitività del Sistema Paese, combinando al meglio capitale fisico e umano. È questo il risultato principale di una ricerca realizzata dalle Fondazioni ResPublica e Astrid, in collaborazione con Microsoft.
L’indagine, dal titolo “L’impatto del cloud computing sull’economia italiana“, è stata presentata venerdì scorso a Roma, dai presidenti delle due Fondazioni, nonché da Jean-Philppe Courtois, Presidente Microsoft International. Era presente, tra gli altri, anche Pietro Scott Jovane, Amministratore Delegato di Microsoft Italia.
Dall’analisi condotta è emerso che l’Italia avrà un vantaggio dall’adozione del cloud computing rispetto ai principali partner dell’UE. E, all’interno del Paese, data l’incidenza maggiore delle piccole imprese nei settori considerati, le Regioni del Mezzogiorno potrebbero trarne maggior beneficio.
Secondo Carlo Iantorno, Direttore Innovazione di Microsoft Italia che nel corso della presentazione della ricerca si è occupato di tracciare un quadro delle caratteristiche e delle tipologie di CC (tutti i modelli di servizio sono descritti dettagliatamente nel testo della ricerca), grazie a questo strumento le aziende accelerano il passo, non hanno bisogno di investire in strutture fisse, dispongono di un accesso immediato ai servizi IT. I servizi erogati, inoltre, sono più affidabili, poiché nei data center si concentrano le competenze più avanzate. Il CC riesce ad sollecitare l’innovazione, riducendo le barriere di ingresso al mercato per le strutture, le organizzazioni e le pubbliche amministrazioni più piccole, che adesso possono accedere ai servizi che prima potevano permettersi solo le grandi. Il CC, ha ricordato Iantorno, ha punti di “dibattito” sulla sicurezza, ma i vantaggi del business sono di gran lunga superiori. Infine ci sono anche i vantaggi ambientali, perché sono necessari energia e infrastrutture informatiche in misura minore.
A illustrare i risultati della ricerca è stato Stefano Riela, Direttore Scientifico di ResPublica. “I molteplici vantaggi che il CC offre alle imprese possono essere sintetizzati in una riduzione di costo di produzione. La valorizzazione dei vantaggi economici del CC considera infatti tanto gli aspetti monetari quanto quelli non monetari. Oltre ai costi legati agli investimenti, all’operatività delle infrastrutture e all’utilizzo dei servizi, è necessario includere un costo che non emerge da transazioni di mercato. Si tratta, per esempio, del costo opportunità del tempo necessario per svolgere attività quali, per esempio, aggiornamento del software, apprendimento e implementazione di nuove normative, oppure per attivare il processo decisionale volto all’acquisto, l’installazione e l’avvio di nuove infrastrutture per rispondere alle mutevoli esigenze del mercato“. Il CC consente di risparmiare sui costi fissi derivanti dall’investimento in IT – hardware e software – da sostenere nella fase iniziale del business (quando tipicamente si producono meno quantità), trasformandoli in un costo operativo per l’impresa. Tuttavia, il CC, oltre ad una riduzione del costo fisso, consente una riduzione del costo variabile. La diffusione dell’utilizzo del CC, infatti, permetterebbe ai cloud provider di beneficiare di economie di scala.
Per approfondire queste valutazioni sono stati individuati sette settori ritenuti significativi per l’obiettivo della ricerca: attività manifatturiere, commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporto e magazzinaggio, attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, servizi di informazione e comunicazione, attività professionali, scientifiche e tecniche, attività amministrative e di servizi di supporto. I sette settori sono stati analizzati in funzione di quattro variabili che possono essere determinanti nello stimare l’impatto dell’adozione del CC da parte delle imprese: incidenza dei costi IT, variabilità della produzione, condivisione delle informazioni e mobilità del personale, sicurezza del sistema ICT. Tale analisi è stata condotta su un campione di tredici Paesi: Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia e Ungheria. I sette settori considerati rappresentano il 40% del PIL e il 47% dell’occupazione nei tredici Paesi del campione.
Gli indicatori utilizzati hanno permesso di concludere che sono i settori a più elevato valore aggiunto a beneficiare di più del CC e, in particolare: i servizi di informazione e comunicazione; le attività professionali, scientifiche e tecniche; e le attività amministrative e di servizi di supporto. L’effetto sui costi derivanti dall’adozione del CC avvantaggia innanzitutto le microimprese, soprattutto se operano nei settori in cui è maggiore il vantaggio derivante dall’adozione del cloud.
Infine, l’indagine di Astrid e ResPublica dimostra come le sette Regioni del Mezzogiorno d’Italia avrebbero dall’adozione del CC un vantaggio in termini di occupazione mediamente superiore del 4% rispetto a quello complessivo per il Paese. L’occupazione della Puglia e della Sicilia, per esempio, avrebbe dall’adozione del CC un vantaggio sulla Lombardia rispettivamente del 16% e del 10%.
Eugenio Belloni, Presidente di ResPublica, ha parlato dell’ICT come di uno strumento fondamentale per la competitività nei mercati internazionali: “Anche l’Europa2020 – ha sottolineato – inserisce l’ICT nella sua strategia. E in tutto questo, il riferimento al cloud computing è esplicito“.
Franco Bassanini, Presidente di Astrid, ha parlato del cloud computing come di una questione molto rilevante in questa fase di crisi. “La nostra crisi è una crisi di finanza pubblica, ma anche di ritmo di crescita. La riduzione della spesa pubblica con i tagli lineari è una soluzione di emergenza ma non contribuisce ad aumentare la crescita. La spesa per gli investimenti negli ultimi anni si è ridotta del 40%“. Dalla nostra ricerca, ha quindi evidenziato Bassanini, emerge che “la struttura del nostro sistema economico-produttivo è fatta di micro imprese (il famoso ‘nanismo’ del sistema), ma dall’altra parte emerge anche una insufficiente penetrazione delle tecnologie informatiche nel sistema Paese. Ecco dunque che il cloud computing si rivela uno straordinario strumento dell’abilitazione dell’innovazione tecnologica. Il problema dell’Italia è quello dell’accelerazione della crescita. Bisogna lavorare per la penetrazione del cloud computing nella pubblica amministrazione“.
Secondo Jean-Philppe Courtois, Presidente Microsoft International, il cloud computing è parte integrante della ricerca del futuro e sarà centrale per tutte le aziende, specie per le più piccole che saranno in grado di competere con le più grandi. Ha rimarcato, nel suo intervento, tutti i vantaggi dei risparmi di costi. “Da 15 anni Microsoft investe nel cloud computing, basti pensare ai tanti servizi come msn, messenger, hotmail, bing e presto il nuovo partner Skype. Siamo impegnati in un grande obiettivo: fornire cloud computing per ogni business, ogni governo e ogni persona nel pianeta; ciascun soggetto potrà costruire il proprio modello di cloud, privato, pubblico o ibrido“. Il cloud computing, ha aggiunto, è un aspetto importante della competitività, per poter “navigare nella tempesta“. Guardando poi alla situazione italiana, Courtois ha dichiarato che la struttura economia del sistema paese indica che il cloud può portare vantaggi, specie nel Mezzogiorno. “L’Italia può avere grandi vantaggi con l’impiego del cloud computing, ma per far questo serve educare al cloud e comunicare i suoi benefici, nel pubblico come nel privato. Abbiamo molto lavoro da fare. In Italia si possono coinvolgere 500.000 piccole e medie imprese e 5.000 comuni. Siamo all’inizio di un percorso ma siamo incredibilmente ottimisti“.
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