Internet: i nuovi domini varati dall’Icann, rivoluzione o flop?

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Sarebbero solo 126 le richieste di nuove estensioni. Le aziende titubanti per paura del cybersquatting, ma c’è tempo fino ad aprile per presentare la richiesta per un dominio personalizzato.

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Dal prossimo 12 gennaio, fino al mese di aprile, aziende e istituzioni potranno creare il proprio suffisso internet e personalizzare così l’estensione del loro sito: nuovi suffissi come .microsoft, .coke, .love, .Milano o .Paris entreranno in competizione col ‘fidato’ .com in quella che è stata definita una vera e propria rivoluzione.

Ma dai proclami ai fatti il passo è lungo: se infatti molte città hanno manifestato interesse verso i nuovi domini di primo livello, non così è stato tra le aziende, che tardano a posizionarsi.

 

I nomi di dominio potranno terminare con qualunque parola (quasi) e potranno essere in qualsiasi lingua. Un processo durato sei anni e che amplierà il campo dei Top Level Domain (TLD) generici di primo livello dalle attuali 22 estensioni a un numero pressoché infinito di possibilità.

Ma al momento sono solo 126 le richieste inoltrate all’Icann. Tra queste vi è una forte tendenza ‘geografica’, con le città che figurano tra le più presenti. Alla fine del mese di ottobre sono gli Stati Uniti in testa, con la presentazione di 10 progetti di estensione, seguiti dalla Germania con 8 richieste.

Una sessantina, in tutto, le domande provenienti da settori commerciali o comunità di interesse. Dallo sport alla sanità passando dal turismo, diversi i progetti presentati all’Icann, mentre una maggiore incertezza riguarda i brand commerciali, il target principale dell’iniziativa di estensione dei domini.

L’atteggiamento delle aziende è, insomma, attendista: il processo avviato dall’Icann permette alle imprese di non svelarsi che alla scadenza del termine di presentazione delle candidature, quindi ad aprile. Canon è una delle poche società ad aver reso pubblica la propria manifestazione d’interesse.

 

Tra i motivi di questa riluttanza, i prerequisiti tecnici e finanziari imposti dall’Icann, che chiede alle aziende impegni precisi a garanzia del mantenimento dell’estensione, dal momento che a differenza dei classici nomi di dominio, le nuove estensioni verranno inserite nella ‘root’ del web e diventeranno quindi una vera e propria ‘parte di internet’.

I titolari dei grandi marchi, inoltre, hanno espresso forti dubbi soprattutto per il fatto che molti suffissi potrebbero creare contrasti tra i vari aventi diritto dando vita a nuovi abusi della proprietà intellettuale. Per evitare dissidi, in questi casi l’Icann ha previsto la messa all’asta del suffisso conteso.

Anche il costo per presentare le domande appare proibitivo: per proteggere le imprese da usi illeciti delle nuove estensioni personalizzate – ci potrebbe essere, per esempio, qualche furbetto che decide di acquistare il dominio . gooogle o .microsfot – l’ICANN ha infatti fissato un ‘filtro’ economico. Depositare una candidatura costerà infatti 185 mila dollari. Una somma che corrisponde al ‘trattamento amministrativo’ dei dossier presentati al vaglio dell’associazione.

 

Il successo del programma dipenderà dal numero finale di progetti sottoposti al vaglio dell’Icann: la soglia adeguata dovrebbe attestarsi attorno a 300 domande per avviare così un nuovo ciclo di internet entro al massimo un anno, il tempo di esaminare tutte le richieste. Ma se le richieste saranno di meno, l’iniziativa potrà considerarsi un fallimento.

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