Netflix va in rosso: persi 800 mila abbonati

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Il gruppo penalizzato dal rincaro dei prezzi. Il Ceo Reed Hastings scrive agli azionisti: ‘Gli utili registrati negli Stati Uniti non saranno in grado di coprire gli investimenti all’estero. Andremo in rosso’.

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Reed Hastings

Il Ceo di Netflix, Reed Hastings, quando il mese scorso annunciò la separazione dei due business dell’azienda, il servizio streaming e di vendita Dvd per posta, non immaginava sicuramente che avrebbe prodotto un simile terremoto (Leggi Articolo Key4biz).

Oggi la società è nuovamente costretta a registrare un ulteriore riduzione degli abbonati, che hanno abbandonato la piattaforma per il conseguente rialzo dei prezzi del servizio, e annuncia che sarà in perdita a partire dal primo trimestre del 2012.

 

Netflix contava 23,79 milioni di utenti americani il 30 settembre, a dispetto dei 24 milioni di due settimane prima. Parliamo di circa 810 mila abbonati che hanno annullato il loro contratto durante il terzo trimestre.

 

Non è bastato a frenare l’emorragia degli abbonati, il fatto che Hastings abbia poi deciso di far marcia indietro e rinunciare all’annunciato progetto di divisione delle due attività (Leggi Articolo Key4biz).

In una nota il Ceo aveva ammesso che la strategia aveva fallito e la decisione di dividere gli asset era stata presa “troppo velocemente”: “I consumatori valutano la semplicità che ha sempre contraddistinto Netflix e noi li rispettiamo“.

L’obiettivo era di separare i due servizi per gestire in modo intelligente perdite e guadagni e consentire a Wall Street di valutare meglio i due business.

“Il nostro problema principale è che molti dei nostri sottoscrittori di lunga data si sono ribellati al rincaro dei prezzi e hanno annullato l’abbonamento”, ha scritto ieri Hastings in una lettera agli azionisti, firmata anche dal direttore finanziario David Wells.

Altra cattiva notizia, ha detto ancora il CEO, è che nei trimestri successivi le spese del lancio del servizio streaming in Irlanda e Regno Unito “ci faranno andare in rosso” a livello mondiale. In altre parole, “gli utili realizzati negli Stati Uniti non saranno sufficienti a coprire gli investimenti all’estero” e gli altri costi operativi (Leggi Articolo Key4biz).

 

Nonostante un utile netto che nel terzo trimestre ha largamente superato le previsioni, in crescita del 64,5% a 62,46 milioni di dollari, gli investitori sono andati in panico e il titolo ha perso nelle contrattazioni After hours 16,16% a 99,64 dollari. Tre mesi fa valeva tre volte di più dopo aver toccato il picco di 304,79 dollari il 13 luglio.

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