Censura internet: la Cina risponde agli Stati Uniti di ‘non ingerirsi’ nei suoi affari

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Gli USA hanno chiesto al governo di Pechino chiarimenti sulle restrizioni apportate alla rete che, secondo le regole della WTO, potrebbero configurarsi come barriere commerciali.

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“Internet non deve essere una scusa per intromissioni nei nostri affari interni”. E’ questa la risposta del governo di Pechino alla richiesta degli Stati Uniti di fornire “chiarimenti sulle restrizioni” della rete.

“Ci opponiamo all’idea che la libertà di internet possa servire come giustificazione per ingerirsi negli affari interni di un Paese”, ha detto senza mezzi termini Jiang Yu, portavoce della diplomazia cinese.

“Il governo cinese incoraggia e sostiene attivamente internet e protegge la libertà d’espressione dei suoi cittadini”, ha aggiunto. Anche se nei fatti le autorità cinesi considerano la rete troppo libera per i loro gusti.

 

La Cina controlla un sistema di censura internet altamente sofisticato, noto come “Great Firewall“, un gioco di parole che mette insieme i termini Grande Muraglia (Great Wall) e firewall.

La rete viene così depurata da siti politicamente ‘sfavorevoli’ a Pechino, che sorveglia una comunità di oltre 500 milioni di utenti al fine di evitare qualsiasi critica al governo o organizzazione di movimenti di protesta in nome della questione dei Diritti dell’Uomo.  

 

Ieri gli Stati Uniti hanno fatto sapere d’aver chiesto alla Cina, conformante alla regole della World Trade Organization (WTO), chiarimenti sulle “restrizioni internet”, che secondo loro potrebbero configurarsi come ‘barriere commerciali’.

Il Ministro americano del Commercio estero, Ron Kirk, ha indicato in un comunicato che gli USA avevano chiesto a Pechino di “fornire informazioni che consentirebbero una comprensione completa delle disposizioni legislative e dei regolamenti relativi all’accessibilità ai siti commerciali in Cina”.

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