Steve Jobs: la sua morte ha fatto più ‘rumore’ dello tsunami e del dowgrade del debito Usa

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Tra il 5 e il 7 ottobre, la morte di Steve Jobs ha rappresentato il 16% dell’insieme di tutti gli argomenti trattati da giornali, riviste, televisioni e media internet in tutto il mondo.

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La morte di Steve Jobs, lo scorso 5 ottobre, ha avuto una copertura mediatica quasi identica a quella dello Tsunami in Giappone dello scorso marzo e superiore al downgrade degli Usa, alla morte di Bin Laden o all’arresto del presidente del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn. Dovunque, dai social network ai blog passando per i principali siti di informazione mondiale, la mela bianca su fondo nero è assurta a simbolo del dolore planetario per la perdita di quello che in molti hanno salutato come un ‘genio visionario’, l’Einstein dei nostri tempi.

 

Questo clamore mediatico è stato ‘misurato’ dalla società franco-canadese Cedrom SNI, secondo cui tra il 5 e il 7 ottobre, la morte di Steve Jobs ha rappresentato il 16% dell’insieme di tutti gli argomenti trattati da giornali, riviste, televisioni e media internet in tutto il mondo.

Per fare un confronto, un effetto catastrofico come il terremoto seguito dallo Tsunami in Giappone ha ottenuto, tra l’11 e il 15 marzo 2011, una copertura di poco superiore, pari all 17,8%.

 

Tuttavia, la morte di Jobs ha superato per interesse dei media altri importanti avvenimenti occorsi durante il 2011: l’arresto, a New York, di ‘DSK’, il presidente del Fondo Monetario Internazionale, accusato – e poi scagionato – di aver violentato una cameriera del lussuoso Sofitel, ha registrato il 14 maggio una percentuale di ‘attenzione’ del 9,9%, mentre la morte di Bin Laden ha ottenuto il 7,3% degli articoli.

La perdita della ‘Tripla A‘, malgrado gli effetti disastrosi sulle Borse mondiali, non ha ottenuto che il 3% di copertura.

 

Per affinare ulteriormente l’analisi, è stato anche condotto uno studio lessicografico su queste migliaia di articoli da cui è emerso che il nome più spesso associato a Jobs -oltre naturalmente a Apple – è stato quello della principale azienda rivale, la Microsoft, con 893 ripetizioni contro 2.917 per il gruppo di Cupertino.

Nella lista delle aziende più citate, rientra ovviamente anche la Pixar, lo studio di animazione acquistato da Jobs dopo la sua uscita da Apple nel 1985. Disney, che ne è diventata successivamente proprietaria, non figura neanche nella top-ten.

Ancora più sorprendente è la frequenza delle citazioni relative all’Università di Stanford, dove Jobs tenne il famoso discorso del ‘Stay hungry, stay foolish’. Jobs non ha studiato a Stanford, ma ha frequentato per un breve periodo il  Reed College, che è stato citato molto meno.

Il video del discorso di Jobs ai neolaureati di Stanford, in quei giorni ha battuto ogni record di pubblico, con 20 milioni di visualizzazioni.

 

All stesso modo, sono stati identificati anche i ‘grandi temi’ legati alla figura di Jobs: la sua malattia ha ottenuto 1.330 riferimenti, molti di più rispetto al suo status di Ceo e co-fondatore di Apple (menzionato in 723 articoli). Molto citati anche concetti quali ‘innovazione’ e ‘genio creativo’.

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