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Francesco Vatalaro (IEEE-Italy Section): ‘Appello pubblico in favore della Ricerca Scientifica e Tecnologica in Italia’

Italia


La recente asta per le frequenze si chiude con un risultato assai soddisfacente per il bilancio dello Stato e da più parti si stanno avanzando proposte su come impiegare la sopravvenienza di cui il Ministero dello Sviluppo Economico potrà beneficiare rispetto alle attese.

Noi riteniamo che una quota, sia pure di entità relativamente modesta, di questi fondi potrebbe essere destinata alla Ricerca Scientifica e Tecnologica, dando così un importante segnale ai ricercatori, principalmente ai giovani, che l’Italia crede nella loro creatività e nel loro impegno sociale, qualità fondamentali per la ripresa dell’economia e per la competitività internazionale del Paese.

Si tratterebbe di un’iniezione di fiducia che non tarderebbe a dare i suoi frutti.

Già da tempo soggetta a severi tagli di bilancio, avviati ben prima dell’attuale grave avvitamento della crisi economica, l’Università italiana sta facendo con dignità la sua parte per contribuire al risanamento dei conti pubblici.

 

Con essa, purtroppo in prima fila nei sacrifici, proprio i nostri giovani oggi hanno minori prospettive di inserimento e maggiore incertezza del futuro e sono, perciò, sempre più spinti ad emigrare verso destinazioni ove svolgere con soddisfazione le loro ricerche e ripianificare la loro vita.

Un fenomeno che impoverisce le Università e le Imprese che – sia detto senza mezzi termini – con la perdita delle componenti migliori deruba il nostro Paese del suo futuro.

Il settore delle ICT (Information & Communication Technologies) ha già dato, in occasione della gara delle frequenze UMTS, un importante contributo alla Ricerca Scientifica e Tecnologica, consentendo a tanti giovani degli anni 2000, grazie all’iniziativa dei FIRB (Fondi per gli Investimenti della Ricerca di Base) promossa dal Ministero dell’Istruzione Università Ricerca, di avvicinarsi al mondo della Ricerca e di contribuire così, con la forza delle loro idee e del loro entusiasmo, a mantenere la produzione scientifica dell’Italia al livello di quello delle grandi democrazie occidentali.

Ma oggi secondo tutti gli indicatori di produttività della ricerca, il trend comparativo tende purtroppo a peggiorare, anche per effetto di massicci investimenti in ricerca e innovazione, specie in paesi che si affacciano da poco sugli scenari internazionali, e ciò nonostante che ricercatori e professori italiani continuino, in silenzio e con tenacia, a fare in pieno il loro dovere.

 

Occorre dunque un rilancio della Ricerca Scientifica e Tecnologica, e occorre fare presto.

Tuttavia, a differenza del passato, non è più sufficiente agire sulla sola leva dei finanziamenti: occorre anche preoccuparsi con accresciuta attenzione del monitoraggio della qualità dei risultati, prevedendo forme di incentivo per i ricercatori più meritevoli e trovando anche modo di assicurare continuità alle ricerche di maggiore successo.

Occorre anche incoraggiare una nuova generazione di ricercatori che possa vedere, attraverso gli strumenti della sana competizione delle idee, possibilità di affermazione e di crescita: ma al contempo occorre incentivareil lavorodi team, perché nel mondo moderno i risultati si ottengono con la coesione e la collaborazione sviluppando, sui solidi fondamenti dell’etica, lo spirito di squadra.

Una volta deciso, poi, l’avvio delle ricerche dovrebbe essere reso rapido, sburocratizzando i meccanismi di erogazione, troppo spesso lenti e farraginosi, sottoponendo le ricerche a un serio e competente controllo “ex post“, poco legato all’esame di parametri formali quanto piuttosto alla valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei risultati ottenuti.

 

Occorre dare fiducia ai nostri giovani, facendo al contempo loro comprendere quanto il Paese conti su di loro e sul loro contributo di creatività e di entusiasmo, responsabilizzandoli in prima persona.

E occorre anche identificare i meccanismi premiali che incentivino a ben operare.

Solo così sapremo conservare in Italia i nostri “cervelli” migliori e invertire il processo di fuga verso l’estero, incentivando anche il rientro di quanti non hanno trovato finora nel nostro Paese quel humus necessario per realizzarsi come persone e come scienziati.

Un programma di ricerca, dotato di risorse finanziarie e basato su un nuovo e più moderno insieme di regole, potrebbe dare un contributo prezioso alla ripresa del Paese e incoraggiare le nuove generazioni ad impegnarsi sempre di più per obiettivi nobili di conoscenza, progresso e benessere per tutti i cittadini.

Ecco di cosa l’Italia ha bisogno.    

 

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