Asta LTE: tutti vincitori?

di di Quirino Brindisi (Management Consultant) |

Nonostante la corsa ai proclami, l’unico vincitore sicuro è il Governo che incasserà una cifra record. Telecom Italia, Vodafone e Wind aspettano le mosse delle Tv locali, mentre i piccoli operatori rischiano di essere scavalcati dall’avvento dell’LTE.

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LTE

L’asta per le frequenze da utilizzare con la tecnologia radio LTE (Long Term Evolution) si è conclusa, dopo 22 giorni e 469 tornate di rilanci, con un risultato finale di 3,95 miliardi di Euro. Si tratta di un valore superiore di ben 2/3 rispetto all’obiettivo di 2,4 miliardi fissato per legge e che implica il più alto prezzo per abitante e per MHz (27,4 centesimi di Euro) pagato finora in Europa. Al totale dovrebbero aggiungersi altri 318 milioni circa per due blocchi di frequenze nella banda 1800 MHz opzionati da H3g e tenuti fuori dall’asta, che però l’operatore controllato dal gruppo cinese Hutchison Whampoa chiede di avere assegnati gratis. L’introito totale quindi potrebbe arrivare a 4,26 miliardi di Euro, sfiorando i 4,38 miliardi dell’asta tedesca di maggio 2010. La Germania però ha assegnato 360 MHz contro i 240 MHz dell’Italia, registrato un prezzo medio pro capite per MHz di 15,3 centesimi di Euro. Per uno Stato che incassa dai canoni si concessione di tutte le infrastrutture di trasporto – autostrade, aeroporti, porti – e delle risorse naturali demaniali appena 500 milioni di Euro l’anno (Fonte: MEF, 29 settembre 2011) è un’ottima notizia. Lo stesso vale per i contribuenti che potranno evitare di pagare nuove tasse e per la società in generale che beneficerà dall’entrata in servizio della nuova tecnologia a partire dal 2013.

 

Sono già una ventina i Paesi con servizi commerciali LTE attivi nel mondo e l’Italia, che è stata nel 2003 – insieme al Regno Unito e dopo il Giappone – la prima nazione a lanciare l’UMTS, non dovrebbe accumulare altri ritardi per l’avvio del servizio. Tuttavia Telecom Italia, Vodafone e Wind dovranno aspettare che circa 130 emittenti locali liberino effettivamente le frequenze a 800 MHz che attualmente le utilizzano. La legge 111/2011 ha fissato condizioni imperative, inclusa la disattivazione coatta degli impianti e il pagamento di forti penali, ma anche la possibilità di assegnare 155 milioni oltre ai 240 già stabiliti come compensazione per le emittenti. Tuttavia il problema di eventuali ricorsi amministrativi, da parte di soggetti cui è stata da pochi mesi assegnata un’autorizzazione da operatori di rete che sarà presto ritirate, continua a sussistere e rischia di far slittare la data di avvio dei servizi. Per quanto la gara si sia svolta in tempi rapidissimi, meno di un anno dall’approvazione del calendario alla conclusione, contro i tre anni della Germania, il ritardo che si è accumulato quando si pensava di posticipare l’asta a dopo il completamento dello switch-off analogico, previsto per fine 2012, e scelta di non assegnare frequenze nazionali che pure avrebbero potuto essere trovate con la collaborazione dei grandi broadcaster ed eliminando le inefficienze, ad esempio in occasione del beauty contest, non hanno risolto la situazione.

 

Sul risultato finale dell’asta hanno influito il fatto che il Governo, scontando la prevedibile assenza di nuovi entranti e malgrado le critiche degli operatori, abbia fissato una base d’asta elevata, e soprattutto la forte convinzione con cui H3G ha partecipato alla fase dei rilanci, pur sapendo di poter contare sulla disponibilità di un blocco a 900 MHz gratuito a partire dal 2013 e dei due blocchi a 1800 MHz. Resta però il fatto che a fronte dei valori dell’asta tedesca, gli operatori devono aver valutato anche specifici fattori nazionali, come la domanda di banda dovuta alla diffusione di smartphone e tablet e la scarsa probabilità, a causa del sovraffollamento delle frequenze televisive, di vedere in futuro altre assegnazioni di frequenze al di sotto degli 800 MHz. Soprattutto però la tecnologia LTE si sta dimostrando molto competitiva nei confronti dell’ADSL, circostanza che consentirà agli operatori concorrenti degli ex monopolisti l di fare a meno dell’unbundling non solo nelle zone rurali ma ovunque economicamente vantaggioso.

 

Questa sembra essere la scelta di Vodafone proprio in Germania, il Paese del gruppo in cui è più sviluppata l’offerta di servizi di rete fissa. Qui il colosso inglese ha annunciato di voler migrare progressivamente ben 4 milioni di clienti ADSL verso l’LTE per ridurre il costo di 500 milioni l’ anno che l’operatore inglese paga a Deutsche Telekom (l’affitto di una linea in unbundling costa oltre 10 Euro al mese) a fronte di un fatturato di 2,1 miliardi di Euro. Il banco di prova di questa strategia sarà la città di Dusseldorf dove verranno offerti collegamenti a 10 – 30 MBps a un prezzo di partenza di 30 Euro al mese. Se l’esperimento avrà successo, Amburgo, Berlino, Colonia, Francoforte e Monaco potrebbero seguire a breve.

 

Il valore di aggiudicazione delle frequenze nell’asta italiana potrebbe sembrare eccessivo, a paragone con la Germania, alla luce della minore popolazione, delle differenti prospettive economiche e di una normativa più severa sui campi elettromagnetici. Tuttavia la disponibilità di una tecnologia a banda larga in un contesto caratterizzato da assenza di reti di accesso alternative a quella di Telecom Italia, potrebbe fornire agli operatori integrati un’opzione strategica che giustifica il valore assegnato alle frequenze.

 

I soggetti in prospettiva maggiormente penalizzati in un simile scenario sarebbero gli operatori di rete fissa che non dispongono della tecnologia LTE. Questo potrebbe spingere quelli tra loro che possono ad investire nella fibra ottica, che garantisce margini di guadagno più elevati del rame. Anche a causa degli investimenti per le frequenze, infatti, gli operatori principali limiteranno il raggio d’azione della NGN alle principali città e alle aziende medie e grandi. Rimane un’incognita il destino di H3G, che pure si è aggiudicata 60 MHz di spettro nella gara ma che a medio-lungo termine potrebbe soffrire della disponibilità di un solo blocco di frequenze sotto la soglia di 1 GHz. Non a caso, alla conclusione dell’asta si sono scatenate le illazioni su una possibile acquisizione dell’operatore da parte di Telecom Italia. Non sembra però che la condotta di gara dell’operatore sia stata finalizzata a favorire un esito di questo tipo e quindi tutte le ipotesi rimangono sul tappeto per l’operatore che più ha movimentato le acque negli ultimi anni.

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