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Smartphone: i produttori cinesi del mercato ‘grigio’ cercano di reinventarsi, ma riusciranno a sopravvivere?

Cina


Il cosiddetto ‘mercato grigio‘ dei telefonini arriverà quest’anno a quota 255 milioni di unità, pari a circa un quinto del mercato mobile mondiale e in crescita rispetto all’11,8% dello scorso anno.

 

I produttori che affollano questo mercato, costituito da copie a basso prezzo dei telefonini più popolari prodotte prevalentemente in Cina, pur non avendo una licenza per vendere e produrre dispositivi realizzano, in sostanza, una buona parte dei telefonini venduti nel mondo e hanno contribuito alla crisi di Nokia – e di altri famosi marchi – sui mercati emergenti.

I loro dispositivi, infatti, si sono diffusi a macchia d’olio in altri mercati, dal sud est asiatico all’Africa, a causa della saturazione del mercato cinese.

 

La competizione tra i produttori è, quindi, aumentata, alimentata dal successo di molti brand cinesi sconosciuti fino a poco tempo fa – tra cui TCL, Huawei e ZTE – anche se molti player, nel corso di questi anni hanno abbandonato il mercato.

Nei prossimi anni, le vendite inizieranno a diminuire, arrivando nel 2015 a quota 150 milioni, principalmente a causa del giro di vite imposto da Pechino,

che ha deciso di contrastare la produzione di questi dispositivi – che altro non sono che copie conformi dei modelli più famosi – anche per favorire le condizioni dei brand autorizzati, come ha spiegato Sunny Yan di TCL Communications, produttore cinese che nel 2004 ha acquistato le attività di produzione mobile di Alcatel.

TCL è entrato nel mercato cinese nel 2010 e nella prima metà di quest’anno ha venduto nel paese più di un milione di cellulari.

 

Negli ultimi anni, insomma, governo e industria cinese hanno compreso l’importanza del branding e della qualità dei prodotti e hanno avviato un cambiamento strutturale e qualitativo.

Alcuni dei principali produttori del mercato grigio si sono reinventati e hanno iniziato a produrre smartphone. Uno dei più attesi è realizzato da Xiaomi, il cui dispositivo – venduto a un prezzo di circa 300 dollari – non è ancora stato lanciato ufficialmente ma ha già ricevuto 300 mila ordinazioni.

Secondo alcuni osservazioni, tuttavia, questa trasformazione è il preludio della ‘morte’ del settore: a differenza dei cellulari tradizionali, gli smartphone richiedono componenti costosi e una spesa decisamente maggiore in Ricerca e Sviluppo.

Lo ‘spirito di adattamento’ e la flessibilità di questi produttori, nota qualcuno, saranno quindi cruciali: è stato, del resto, un produttore cinese a introdurre il primo dispositivo in grado di supportare due sim card – una caratteristica che Nokia ha iniziato successivamente a proporre anche nei suoi cellulari. Ora però, dovranno dar prova di sapersi superare.

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