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Continua a cedere il passo Mediaset a Piazza Affari che lascia oggi sul terreno quasi il 5% dopo il 6,98% perso ieri. A metà giornata il titolo perdeva il 4,96% a 2,08 euro dopo un minimo giornaliero a 2,036 euro a fronte di un indice FTSE MIB in rosso dell’1,3%. Mediaset continua a risentire delle tensioni nel governo che coinvolgono il premier, Silvio Berlusconi, e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Stamani il presidente Fedele Confalonieri ai giornalisti che al Festival del diritto di Piacenza (22-25 settembre) gli hanno chiesto se la crisi nel Governo avesse un peso sull’andamento della compagnia televisiva ha risposto: “Può anche darsi, ma soprattutto influisce la situazione generale. Lo spread tra il titolo Mediaset e il mercato è minimo”.
Intanto sul fronte industriale Mediaset si é assicurata i diritti per la trasmissione sul digitale terrestre delle partite di calcio di serie A di 12 squadre per il triennio 2012/15 con un investimento complessivo di 804 milioni.
Ieri l’agenzia S&P ha tagliato il target price di Mediaset del 41% a 2 euro da 3,4 euro, citando vari motivi che vanno dai timori per la tenuta del governo Berlusconi, al rischio di un peggioramento del mercato pubblicitario in Italia e Spagna nel 2011 e nel 2012. Secondo l’agenzia americana, eventuali dimissioni di Berlusconi potrebbero influire sull’attività del gruppo inclusa la sua quota del 40% di Mediaset.
Per Confalonieri, attaccare Mediaset per quanto sta facendo il presidente del Consiglio è una visione miope e faziosa. Nel corso del dibattito a Piacenza con Lucia Annunziata ha detto: “Il timore di chi dice che se va giù Berlusconi saranno azzoppate le sue aziende esiste, ma se uno ha a cuore il Paese non vedo perché debba azzoppare le sue aziende. Sarebbe una visione miope da parte di persone faziose”.
Il presidente di Mediaset non ha nascosto la sua preoccupazione ma spera che prevalga il buon senso: “Azzoppare un’azienda come questa in momenti come questi mi sembra impensabile. So anche però che la gente di sinistra è ragionevole e sa che abbiamo 5 mila dipendenti e facciamo lavorare altre 5 mila persone”.
Il conflitto di interessi che grava sul presidente del Consiglio “andava risolto prima della discesa in campo di Berlusconi perché, adesso, cosa fai?”. “Prendi un’azienda come la nostra – si è chiesto Confalonieri – e la metti in mano a un notaio, a un burocrate?. Il conflitto di interessi c’è – ha proseguito – ma non è che a beneficiarne sia la nostra azienda anche perché noi facciamo il nostro mestiere rispettati dal pubblico se equidistanti dalle parti politiche. Altrimenti – ha puntualizzato – perdiamo in credibilità e se perdiamo credibilità perdiamo anche i nostri clienti”. Ad ogni modo, ha concluso Confalonieri, “la tv ha anticorpi tali per cui non è un problema per la democrazia”.
In ogni caso il presidente di Mediaset, amico storico del premier, tifa perché resti al suo posto: “Non vedo perché debba lasciare”.
Anche se ha ammesso che alcune “battute” emerse da recenti intercettazioni come quelle del caso Tarantini, il presidente del Consiglio avrebbe fatto bene “a non farle”.
Tuttavia, ha sottolineato, “E’ sotto gli occhi di tutti che certa magistratura lo abbia attaccato in maniera incredibile: è stato accusato di tutto”.
Riguardo alla possibilità di un governo tecnico guidato dall’ex Commissario Ue Mario Monti, ha commentato: “Non capisco cosa possa fare eventualmente Monti, una persona che stimo, per risolvere questa crisi. Ci vorrebbe una maggiore concordia ma è chiaro che se due si son dati delle botte per anni trovare un accordo è difficile”.
Con Silvio Berlusconi “siamo amici da oltre 60 anni e non posso che volergli bene, ora più di prima nel vederlo attaccato da tutte le parti. Prima ci sentivamo ogni tanto – ha aggiunto – oggi lo chiamo tutti i giorni perché è preso di mira“.
“Nessuno è mai stato spiato e seguito passo per passo come fanno con lui e anche la battuta che ha fatto sul ‘premier a tempo perso’, doveva essere presa come tale. Non può essere una frase con la quale impiccare una persona”.