Europa
Continuano le ‘prove di dialogo’ tra Europa e Stati Uniti, alla ricerca di un accordo comune in materia di privacy e protezione delle libertà civili, ma divisi da distanze e divergenze che sembrano incolmabili.
L’8 luglio l’europarlamento ha approvato il trasferimento dei dati bancari dei cittadini europei verso gli Stati Uniti, dopo aver ricevuto garanzie in materia di protezione dei dati sensibili (leggi articolo Key4biz) ma ad agosto, il Parlamento europeo si è opposto alla decisione della Commissione di accordarsi con gli Stati Uniti e consentire a questi ultimi di applicare la propria normativa in tema di protezione dei dati personali nelle transazioni online, sostenendo che la Commissione aveva oltrepassato le proprie competenze e accogliendo le conclusioni della Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, che a fine di giugno aveva espresso dubbi sull’efficacia delle misure americane di protezione dei dati privati.
Negli Usa vige, infatti, un regime di autoregolamentazione in base al quale le aziende possono raccogliere i dati degli utenti a loro piacimento, presumendo che ne facciano un uso corretto. Questo schema sarebbe inadatto alle esigenze europee, dove da sempre si fa molta più attenzione ai dati sensibili dei consumatori.
Ieri, davanti alla commissione per le libertà civili del Parlamento europeo, il procuratore generale Eric H. Holder – direttore del Dipartimento di Giustizia Usa – ha tentato la mediazione.
“Europa e Stati Uniti vogliono proteggere allo stesso modo la sicurezza dei loro cittadini e le libertà civili, anche se i loro ordinamenti giuridici sono molto diversi”, ha affermato Holder.
“Dobbiamo riconoscere che i nostri sistemi proteggono le libertà civili, privacy inclusa, in maniera efficace, ma ciascuno a suo modo”, ha aggiunto, rispondendo alle osservazioni degli europarlamentari riguardo le differenze nella gestione della protezione dei dati tra Usa ed Europa.
Dopo l’11 settembre 2001 e i successivi attentati terroristici in Europa, Ue e USA hanno intensificato la cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. Un aspetto importante è costituito dal trasferimento e dal trattamento dei dati personali, se pertinenti per prevenire, individuare, indagare e reprimere i reati, compreso il terrorismo.
Le relazioni tra i due continenti in un settore così delicato, ha sottolineato, sono una priorità, perché è stato grazie al lavoro comune svolto in questi anni che “il mondo è ora un posto più sicuro”.
“Rafforzando i nostri sforzi nella lotta contro la criminalità, abbiamo anche sostenuto le libertà civili e lo stato di diritto, riuscendo a tutelare l’essenziale diritto alla privacy”, ha aggiunto, indicando il crimine organizzato, il traffico di essere umani, la pedopornografia su internet e il cyber crime come le aree in cui la collaborazione tra Usa è Stati Uniti ha prodotti i maggiori successi.
Alcuni europarlamentari hanno mostrato un certo scetticismo a queste parole e hanno sottolineato le troppe ‘falle’ del sistema americano. Il tedesco Manfred Weber (partito popolare) ha affermato: “vogliamo la certezza del diritto per i nostri cittadini che viaggiano attraverso l’Atlantico”, e la socialdemocratica spagnola Carmen Romero ha aggiunto, “La mia impressione è che negli Usa la privacy sia una sorta di diritto condizionato”.
Renate Weber ha chiesto di fornire garanzie giuridiche e rimedi per assicurare che le regole sulla protezione dei dati vengano applicate in modo corretto, mentre Jan Philipp Albrecht (Verdi) – relatore del Parlamento sull’accordo quadro UE-USA, sulla protezione dei dati – ha sottolineato che il momento storico è favorevole alla creazione di “standard e regole comuni”.
“Negli Usa diamo un grande valore alla privacy”, ha risposto Holder, sottolineando che Europa e Stati Uniti – molto più vicini di quanto alcuni hanno indicato – non possono permettere “che le divergenze allontanino dai valori comuni”.
“Non pensiamo che gli Stati Uniti abbiano tutte le risposte, ma a volte possiamo avere idee che funzionano meglio. Nessuna delle due parti otterrà tutto ciò che vuole, ma alla fine di tutto si tratta di proteggere i nostri cittadini”, ha detto, Holder, intervenendo sui “sostanziali progressi” compiuti verso un nuovo quadro giuridico per il trasferimento dei dati dei passeggeri aerei Ue alle autorità statunitensi. Un negoziato, questo, molto complesso perché, come ha spiegato l’eurodeputata olandese Sophie in ‘t Veld, mentre i dati bancari sono gestiti dal ministero delle finanze americano, “…non possiamo essere sicuri che i dati sui passeggeri non vengano utilizzati per scopi diversi dall’identificazione dei terroristi”.
“Non si tratta – ha aggiunto Holder – di imporci a vicenda le particolarità dei nostri sistemi giuridici, ma dobbiamo riconoscere reciprocamente che ciascuno dei nostri sistemi è in grado di proteggere le libertà civili, inclusa la privacy, in maniera efficace”.