Italia
L’evoluzione dell’audiovisivo ma soprattutto quanto i videogame stanno entrando nel mondo del cinema, mutandolo. Processi in atto e rivoluzione apportata dal successo dei contenuti on-demand, passando per l’esperienza multitasking. Questi alcuni degli argomenti approfonditi nell’intervista a Gianni Celata, Docente di Economia dell’Informazione e della Comunicazione, Università di Roma La Sapienza.
Key4biz. Alberto Contri, Presidente della Film Commission della Lombardia, in una intervista ha messo in primo piano un risultato che appare straordinario: la nuova versione del videogame Call of Duty in una settimana ha guadagnato più del colossal Avatar. Che significa Videogame-Cinema 1 a 0?
Celata. Sono 2 dati qualitativamente differenti. Il Videogame Call of duty, un caso di successo mondiale straordinario, mio figlio sta risparmiando da un mese per poterlo comprare e lo gioca in collegamento internet con player di tutto il mondo, ha venduto nella prima settimana circa 10 milioni di copie, Avatar, nello stesso arco di tempo, è stato visto da circa 50 milioni di persone. Call of Duty chiude il suo sfruttamento commerciale nei negozi di videogame, Avatar no. Dopodiché l’industria dei videogame è di importanza strategica nel settore delle industrie tecnologiche e i suoi format, linguaggi, tempi, perfino i suoi colori e ambientazioni, hanno un influenza enorme sul cinema, o meglio su certo cinema, molto importante economicamente, che si rivolge alle stesse fasce di età.
Key4biz. Età media, tasto dolente per la televisione?
Celata. Si e no. Si deve considerare che si sta spostando verso l’alto la curva anagrafica dei paesi un tempo detti sviluppati per effetto dell’invecchiamento della popolazione: nascono meno bambini. Ma, nello stesso tempo, a differenza che nel passato, questa popolazione trascina i modelli di consumi, anche quelli elettronici, maturati precedentemente. Quindi è un pubblico che potremmo chiamare diversamente giovane che propone un tema ben più importante.
Key4biz. Quale?
Celata. Il multitasking, cioè l’uso contemporaneo di più media: guardo la tv e nello stesso tempo chatto, remixo contenuti, per non dire che telefono o faccio altre cose che coi media non c’entrano nulla.
Solo gli addicted delle audience televisive possono pensare che vedere tv sia una attività che consuma in maniera esclusiva il tempo dello spettatore. Ovviamente avviene, ma il tema è molto più complesso e a sua volta propone quello della televisione vista non sugli schermi della tv casalinga ma su quelli del pc, tablet, mobile phone oppure, ed è un altro tema cruciale ancora per la tv, in Video on-Demand.
Key4biz. Comunque il cinema usa poco i social network che rappresentano ormai un fenomeno mondiale!
Celata. Verissimo. Sia il Cinema che la Televisione, specie quella europea e quella italiana in particolare che non ha ancora capito, salvo straordinarie eccezioni, il fenomeno del fandom. Ho trovato le parole di Contri perfette. C’è ancora un lungo percorso da fare, direi …di alfabetizzazione. Così come, sia cinema che televisione, fanno ancora fatica a capire il valore delle piattaforme di distribuzione Internet.
Key4biz. Il cinema comunque con Spielberg e Scott con il progetto A life in a day è molto avanti!
Celata. E’ uno stupendo gioco, non è cinema. E’ una magnifica sperimentazione di crownsourcing, cioè di coinvolgimento collettivo di creatività. C’è un precedente nella fotografia di circa venti se non trenta anni fa. Se ricordo bene addirittura con lo stesso titolo, prodotto da Time e distribuito, a caro prezzo, come strenna natalizia a beneficio dell’Unicef. Devo averlo ancora da qualche parte. Un volume bellissimo, non un fatto economicamente rilevante.
Key4biz. Ma dal crownsorcing si è passati al crownfunding?
Celata. Purtroppo no. Iniziò la musica circa dieci anni fa con Sell a band. Feci fare delle tesi di laurea in proposito. Circa un anno fa l’esperienza ha avuto termine rovinosamente in termini economici. Però credo abbia dato vita a musicisti che si sono poi affermati. Nel cinema da qualche anno, anzi nell’audiovisivo in genere, sono fioriti numerosi siti in proposito. Personalmente ho seguito più da vicino, e lo faccio ancora, Indie gogo. Lo sostengo, sono in contatto con loro, il loro uomo marketing è mio amico su Facebook. Se sono bravi riusciranno ad essere una nursery di talenti e questo sarebbe già moltissimo.
Key4biz. Le industrie tecnologiche e audiovisive stanno però dando vita a movimenti importanti fatti di alleanze, fusioni, incorporazioni, shifting di core business.
Celata. E’ fuor di dubbio. Da queste si possono trarre due linee di tendenza. La prima riguarda la progressiva concentrazione del settore in pochi player. Non va bene! La seconda è che gli elementi di rischio sono talmente forti che tendono a proteggersi in conglomerate che coprono tutta la catena del valore: la verticalizzazione. Per fare un esempio, tornando ai due casi Call of Duty e Avatar. Il costo della loro realizzazione, prima ancora che l’uno sia stato messo negli scaffali dei negozi e l’altro proiettato nelle sale cinematografiche, è stratosferico. Se il pubblico non avesse reagito come ha fatto, per le aziende coinvolte sarebbe stato un disastro. E’ quella che si potrebbe chiamare la maledizione della prima copia. Quindi concentrazione e verticalizzazione sono esigenze quasi naturali, ma non è bene per il consumatore.