Brevetti: dal Senato Usa via libera alla riforma per accelerare l’approvazione delle richieste

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Battaglia ai patent troll e nuovi fondi al Patent Office, ma non tutti sono d’accordo sull’efficacia delle nuove misure.

Stati Uniti


US Patent Office

Il Senato americano ha adottato la scorsa settimana un’importante, e molto attesa, riforma dei brevetti, finalizzata a sostenere la crescita dell’industria americana in un momento in cui il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 9,1%.

Il testo dell’“America Invents Act” (H.R. 1249) – adottato con 89 voti favorevoli e 9 contrari – dovrà essere firmato dal Presidente Barack Obama. Era sbarcato per la prima volta al Congresso nel 2005 e a giugno era stato approvato dalla Camera.

La novità principale della riforma risiede nel fatto che il sistema di brevetti americano passerà dal principio del ’primo a inventare’ a quello del ‘primo a registrare’ (l’invenzione) – allineando così gli Usa alla maggior parte degli altri paesi – e secondo i promotori del testo aiuterà gli Stati Uniti a ritornare competitivi e a dare nuovo impulso all’occupazione.

Il sistema americano della registrazione dei brevetti è stato a lungo croce e delizia dell’innovazione: lo US Patent Office ha garantito ai creatori un compenso adeguato al lavoro svolto ma il suo operato è stato anche fortemente criticato, soprattutto alla luce del recente scontro tra i big dell’hi-tech in difesa delle tecnologie utilizzate negli smartphone e del montare dell’offensiva dei cosiddetti ‘patent troll’, ossia società che detengono i diritti di brevetti acquistati da altri e che stanno scatenando lunghi e snervanti contenziosi giudiziari.

Molte organizzazioni hanno spesso argomentato che l’Ufficio brevetti non disponesse di fondi e dipendenti sufficienti e che fosse, pertanto, incapace di gestire l’inondazione di richieste di brevetti tecnologicamente molto complessi.

Secondo la CNN, lo US Patent Office si trova a dover esaminare circa 500 mila richieste ogni anno, ma la mancanza di fondi e di personale porta ad attese fino a tre anni per l’approvazione definitiva delle richieste di brevetto.

Tutto ciò ha portato a un corto circuito per l’innovazione che ha reso necessaria la rapida approvazione della riforma, che dovrebbe consentire allo US Patent Office di assumere più personale per valutare la validità di una richiesta, facendo pagare ai ricorrenti un sovrapprezzo per accelerare la procedura.

Il documento approvato dal Senato introduce, tra le altre cose, anche una riforma delle modalità di finanziamento dell’ente e si pone come obiettivo quello di prevenire i conflitti giudiziari legati ai brevetti, attraverso, appunto, l’assegnazione del brevetto al primo che ne richiede la registrazione. Questa modifica, si spera, dovrebbe rendere più chiaro a chi spetterà la paternità di un brevetto e rendere superfluo il ricorso al tribunale, ma secondo i detrattori metterà ulteriormente in difficoltà le piccole aziende, che spesso non possono permettersi le spese legali e le altre spese necessarie per presentare una domanda in fretta.

Le aziende, dopo l’introduzione del nuovo sistema, avranno inoltre nove mesi per contestare la validità di un brevetto e c’è già chi teme che le grandi società, col loro stuolo di avvocati, possano mettere ulteriormente in difficoltà le startup e le loro innovazioni.

Per prevenire questo tipo di situazioni, la riforma introduce comunque il “Patent Ombudsman Program”, che fornirà servizi di supporto alle aziende più piccole e agli inventori indipendenti.

L’approvazione della riforma è stata accolta con favore dalla Software and Information Industry Association e dalla Consumer Electronics Association (CEA).

Secondo la prima si tratta di “un investimento per l’innovazione”; per la seconda “L’America Invents Act è un passo importante per la creazione di un sistema di brevetti adatto al 21esimo secolo, in grado di promuovere e salvaguardare l’innovazione”.

Michael Petricone, vicepresidente della CEA ha affermato: “questa legge accelera l’approvazione dei brevetti e scoraggia i patent troll e tutti coloro che cercano di abusare della proprietà intellettuale”.

Il testo, tuttavia, non soddisfa tutti gli addetti ai lavori: secondo Ed Black, presidente della Computer & Communications Industry Association (CCIA), la riforma “non cambia molto” e mantiene in essere “troppi brevetti di scarsa qualità”.

Un’occasione mancata, per molti, di mettere una pezza alle più evidenti falle del sistema, con i piccoli inventori sempre in svantaggio rispetto alle grandi corporations e senza una soluzione al problema della vaghezza e della sovrapposizione dei brevetti.

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