Italia
L’asta per l’assegnazione delle frequenze del dividendo digitale al settore mobile procede spedita: ieri, la settima giornata di rilanci ha portato il totale di incasso a 3,08 miliardi di euro.
Si sta, dunque, determinando un incasso per lo Stato significativamente superiore – al momento di 779 milioni di euro – all’obiettivo minimo dei 2,4 miliardi inserito nella legge di stabilità 2011: questo surplus, secondo l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, “consente non solo l’attribuzione di misure economiche compensative a favore delle televisioni locali, ma anche di assegnare le maggiori entrate accertate rispetto ai 2,4 miliardi di euro per misure di sostegno al settore delle comunicazioni”.
Il Garante, in una segnalazione inviata al Governo e al Parlamento, sottolinea che l’asta in corso per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze per le telecomunicazioni a banda larga mobile, rappresenta un esempio del contributo che il settore delle telecomunicazioni può offrire all’economia nostrana, sia sotto il profilo delle entrate che per quanto attiene lo stimolo alla crescita del Paese che la misura può innescare.
Ecco perché Corrado Calabrò ritiene che gli introiti eccedenti i 2,4 miliardi previsti dal Governo dovrebbero andare tutti – e non il 50%, come stabilito nella correzione contenuta nella manovra di luglio – a sostenere la banda larga e le reti di nuova generazione, attraverso “misure di incentivazione all’adozione di apparecchiature informatiche, all’innalzamento del grado di alfabetizzazione informatica attraverso adeguate politiche scolastiche e formative, alle agevolazioni alle piccole e medie imprese per l’utilizzo della larga banda, alla previsione di un bonus governativo per l’abbonamento ad un quotidiano online per gli studenti”.
Misure che secondo l’Agcom consentirebbero di promuovere “senza distorsioni concorrenziali lo sviluppo di un ambiente digitale idoneo a sostenere la richiesta di servizi veicolati sulle reti in fibra di nuova generazione”. L’autorità suggerisce pertanto di adottare queste iniziative “con provvedimenti amministrativi in ordine alla finalizzazione specifica delle risorse derivanti dall’asta delle frequenze, o con provvedimenti legislativi ad hoc laddove si ritenesse di aumentare l’ammontare delle risorse destinabili alla banda larga”.
Nello stesso documento, il Garante ribadisce l’apprezzamento per la decisione di non estendere la cosiddetta Robin Tax – la maggiorazione di imposta sugli utili delle aziende (lres) operanti nei settori dell’energia – anche al settore delle tlc. Una misura che sarebbe incompatibile non solo con il quadro comunitario e nazionale settoriale (Direttiva 2002/20/CE, recepita dal decreto legislativo n. 259/2003), ma anche con l’attuale situazione del mercato tlc italiano, in cui non si avvertono quelle pressioni speculative che sono il presupposto per l’applicazione di siffatta misura fiscale.
Il settore delle tlc, sottolinea il Garante, ha registrato dal 1997 al 2010, una riduzione dei prezzi del 33,4% a fronte di una crescita del 32% del livello generale dei prezzi al consumo, grazie alle forze esercitate dalla concorrenza per quanto riguarda i servizi al dettaglio e dal controllo regolamentare dell’Autorità per quanto riguarda i servizi all’ingrosso.
Bisogna inoltre considerare che gli esborsi cui gli operatori tlc dovranno far fronte per l’acquisto delle frequenze, unite alla Robin Tax, rischiano di determinare una contrazione degli investimenti, in un momento in cui questi sono invece essenziali per la crescita e l’infrastrutturazione digitale del Paese.
Calcola infatti l’Autorità, sulla base di studi condotti a livello internazionale, che le reti intelligenti di nuova generazione – fisse e mobili – possono promuovere la crescita e al contempo generare importanti risparmi. Per ogni 10% di diffusione della banda larga si genera almeno 1 punto di PIL aggiuntivo, senza contare i quasi 40 miliardi di risparmi all’anno che sarebbero garantiti dalla diffusione capillare di servizi quali telelavoro (2 miliardi), eLeaming (1,4 mld), eGovernment e impresa digitale (16 mld), eHealth (8,6 mld), giustizia e sicurezza digitale (0,5 mld), gestione energetica intelligente (9,5 mld).