Francia
La Francia potrebbe presto seguire l’esempio della Cina e dotarsi di un sistema di blocco dei siti internet centralizzato, grazie a un ‘DNS nazionale’ la cui funzione sarebbe quella di aggregare e aggiornare la lista dei nomi di dominio e delle Url che dovrebbero essere oggetto di misure di blocco da parte dei fornitori di accesso.
Lo si apprende dal documento di bilancio per l’anno 2010 redatto dal Consiglio generale dell’industria, dell’energia e delle tecnologie (CGIET) che contiene le risposte alle differenti missioni a esso assegnate, come la neutralità di internet, la messa in atto di una legge sui giochi online e anche il blocco dei siti di gioco illegale.
Nell’ambito del resoconto su quest’ultima missione, a pagina 30 del documento, si legge: “la problematica del blocco dei siti internet è generale e deve essere considerata alla luce della probabile proroga delle esigenze di blocco dei siti web da parte dell’amministrazione”.
Quattro gli scenari presentati, di cui il più elaborato prevede “l’implementazione di un’entità specifica dai contorni ancora da definire che potrebbe gestire gli elenchi dei siti da bloccare; agire come Domain Name System (DNS) aggiornando l’elenco dei siti da bloccare per i provider di servizi Internet che non gestiscono questa funzione o addirittura amministrare il routing di rete, intervenendo sul protocollo BGP per i fornitori di accesso e agire da schermo nel caso di richieste di filtraggio di pagine internet”.
“Un progetto di decreto in questo senso è in preparazione”, si legge anc ora nel documento.
Lo scopo di questa soluzione, secondo i membri del CGIET, è di ridurre i costi in capo ai provider internet, evitando errori ed eccessi ed offrendo una soluzione globale. Con un tale di sistema, insomma, gli ISP non dovrebbero più preoccuparsi di nulla, essendo compito dello Stato gestire dalla A alla Z gli elenchi dei siti da bloccare.
Secondo Benoît Tabaka, direttore degli affari giuridici e regolamentari di PriceMinister, questi passaggi indicano, tuttavia, chiaramente che il CGIET pensa di mettere in atto qualcosa di simile al ‘Great Firewall’ cinese, un sistema di controllo tra i più sofisticati al mondo basato su un sistema di ‘ispezione’ del traffico http volto a determinare la presenza di determinate parole o espressioni invise al governo.