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Dividendo digitale: dall’asta apertura del mercato o nuovo consolidamento? Intanto nel Regno Unito gara rinviata di 3 mesi

Europa


Dubbi sulla possibilità che l’asta delle frequenze del dividendo digitale possa avere ricadute positive sull’assetto competitivo del mercato mobile italiano sono stati espressi oggi dalla società Open Gate Italia, che denuncia sia la mancata partecipazione alla gara di operatori alternativi sia il caro prezzo di acquisto delle frequenze che rischia “di vanificare l’aumento della dotazione frequenziale in mano agli operatori mobili”.

Nella quarta giornata di rilanci, chiusa ieri, si è registrato un incremento totale di 630 milioni di euro rispetto alle offerte iniziali, ovvero circa 407 milioni di euro in più rispetto a venerdì, e l’importo totale di incasso è salito a 2,93 miliardi di euro.

La gara è molto serrata per le pregiate frequenze della banda 800 MHz, per la quale sono stati offerti complessivamente oltre 2 miliardi di euro interessando tutti i 6 lotti disponibili, compreso dunque il lotto specifico.

L’asta, che assegnerà un totale di 255 MHz, si chiuderà per i lotti della banda 800 Mhz dopo tre tornate senza rilanci. Per i restanti 18 lotti sono, invece, necessarie cinque tornate senza rilancio prima di poter assegnare i lotti conquistati.

In attesa degli sviluppi della giornata odierna di rilanci, è interessante il punto di vista di Open Gate Italia, che esprime dei dubbi “sulla possibilità che la gara dispieghi effetti virtuosi anche sul mercato” e prevede, dopo la conclusione della gara, un nuovo consolidamento del mercato, piuttosto che una sua apertura a nuovi attori e un aumento della concorrenza.

Anche se il Governo ha raggiunto l’obiettivo di coprire e superare il montante di 2,4 miliardi di euro già ascritti nel bilancio statale con la manovra dell’estate scorsa, evitando così la “clausola di salvaguardia” voluta dal ministro Tremonti e nuovi tagli orizzontali per tutti i dicasteri, Antonio Rita di Open Gate Italia, si chiede se gli operatori che partecipano ai rilanci – Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G – siano “in grado di fare ulteriori investimenti (necessari per l’upgrade delle reti) dopo aver speso oltre 3 miliardi di euro per l’asta e con la spada di Damocle della Robin Tax che pende sui loro bilanci”.

Un dubbio legittimo, e che pare confermato anche dalle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dai manager delle aziende telefoniche, che si troveranno a mettere subito mano al portafogli per risorse che non potranno possedere prima del 2013 (Leggi articolo Key4biz), se tutto andrà bene e le emittenti locali si ‘accontenteranno’ dei risarcimenti messi a disposizione dal Governo.

“L’asta – conclude Laura Rovizzi, Amministratore Delegato di Open Gate Italia – è certamente un’importante occasione per valorizzare adeguatamente un bene pubblico dall’alto valore economico intrinseco ma soprattutto potenziale, in quanto in grado di creare le condizioni per lo sviluppo delle reti e l’innovazione dei servizi, in una spirale virtuosa di sviluppo”.

“Solo i prossimi mesi sapranno fugare o confermare i molti dubbi sul rischio di aver perso una grande opportunità di stimolo alla crescita economica del nostro Paese”, conclude la nota della società, specializzata in Business Development e Public, Regulatory e Media Affairs.

Nel Regno Unito, intanto, l’Ofcom ha reso noto che l’asta potrebbe slittare di almeno tre mesi, al secondo trimestre del 2012, a causa problemi tecnici e legali.

“L’obiettivo – ha affermato un portavoce dell’Ofcom – è e resta quello di avviare l’asta il prima possibile”.

Il regolatore ha imposto rigidi paletti alla quantità di spettro acquistabile da ciascun operatore così da stimolare la concorrenza e gli investimenti nella tecnologia 4G LTE.

Ofcom intende assicurare che almeno 4 operatori nazionali resistano sul mercato, dopo che 3UK aveva denunciato la possibilità di venire estromessa dal mercato dei nuovi servizi internet mobile se non fosse riuscito a portare a casa nuove frequenze dall’asta. Se gli operatori saranno liberi di acquistare qualsiasi quantità di spettro in un’asta aperta, infatti, potrebbero esserci problemi di concorrenza in futuro.

L’Autorità ha quindi proposto degli ‘spectrum floors‘ che dovrebbero garantire che ogni operatore esca dall’asta con una quantità di frequenze nella banda sub-1GHZ adeguata alle proprie esigenze e degli ‘spectrum caps‘ che limiterebbero la quantità totale di spettro che ogni operatore potrà acquistare.

Limiti che, evidentemente, non sono piaciuti a tutti gli operatori: secondo O2 e Vodafone favorirebbero Everything Everywhere (il principale operatore mobile sul mercato) e 3 UK. Ma quest’ultimo, dal canto suo, denuncia che il ritardo dell’asta aiuterebbe i competitor, che nel frattempo potranno avvalersi, per la trasmissione dati, delle porzioni aggiuntive di spettro ottenute col refaming delle frequenze 2G.

“Si tratta – ha spiegato Ofcom – di un’area molto complessa che coinvolge un ampio numero di questioni tecniche e di concorrenza che bisogna considerare e risolvere prima di finalizzare le proposte”.

Insomma, anche in Gran Bretagna ci vorrà almeno il 2013 perché gli operatori possano iniziare a realizzare le reti 4G.

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