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AT&T: nuove concessioni per sbloccare la fusione con T-Mobile. Per Sprint a rischio decine di migliaia di posti di lavoro

Stati Uniti


Dopo lo stop giunto dal dipartimento di Giustizia americano, AT&T si è detta pronta a “trovare una soluzione” che permetta di procedere all’acquisto di T-Mobile.

Una serie di concessioni, riportano alcune fonti citate dal quotidiano francese Les Echos, volte a calmare le autorità Usa e, quindi, a ottenere una composizione amichevole della controversia prima che la questione arrivi davanti a un tribunale.

AT&T, secondo operatore tlc degli Stati Uniti, ha presentato a marzo un’offerta da 39 miliardi di dollari per acquisire T-Mobile Usa, controllato da Deutsche Telekom e quarta società mobile sul mercato.

Un’operazione che il DoJ americano ha bloccato, considerandola pericolosa per la concorrenza nel settore wireless e per i consumatori.

A nulla, per evitare lo stallo, sono valse le rassicurazioni rese da AT&T, che aveva assicurato che l’accordo non avrebbe avuto impatto sull’occupazione, anzi, avrebbe generato 5 mila nuovi posti di lavoro generati dal ritorno negli Usa delle attività legate ai call center.

AT&T è dunque determinata a trovare una soluzione, senza la quale la società sarebbe costretta a versare a Deutsche Telekom una pesante penale, costituita da 3 miliardi di dollari e porzioni aggiuntive di spettro per un valore di altri 3 miliardi.

Secondo le fonti, la società si potrebbe impegnare a mantenere le tariffe competitive introdotte da T-Mobile (il primo operatore a lanciare negli Usa i piani tariffari illimitati e i primi Android) e a cedere alcuni asset – il 25% delle attività di T-Mobile, incluse frequenze e clienti – per placare le preoccupazioni del governo sul fatto che tre sole società finirebbero per controllare il 90% del mercato mobile Usa.

Cessioni che però potrebbero creare ulteriori problemi antitrust, dal momento che se le attività regionali potrebbero essere cedute senza problemi a società locali, gli asset nazionali dovrebbero essere acquistati per forza da uno dei pesi massimi del mercato, quindi Verizon Wireless (il primo operatore mobile Usa) o Sprint (il quarto).

Quest’ultimo si è battuto fin dalle prime ore contro il merger e ha commissionato uno studio – condotto da David Neumark – professore di Economia e direttore del Center for Economics and Public Policy dell’Università della California – dal quale emerge che la fusione provocherebbe una riduzione degli investimenti pari a 5 miliardi di dollari, che risulterebbe nella perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, che si aggiungerebbero ai 107 mila licenziamenti già effettuati da AT&T dal 2002.

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