Stati Uniti
La storia si ripete: come già successo lo scorso anno, anche quest’estate un prototipo di iPhone è stato smarrito, recuperato da qualcuno e potrebbe essere stato venduto sul sito Craiglist per 200 dollari. Una cifra, certo, inferiore di quella pagata l’anno scorso dal sito Gizmodo, che si era aggiudicato il terminale smarrito per 5 mila dollari.
Questa volta, utilizzando la funzione di geolocalizzazione Apple credeva di aver localizzato il dispositivo in un appartamento sulla collina di Bernal Heights, quartiere residenziale di San Francisco e pensava di risolvere la questione in maniera discreta, evitando, cioè, la diffusione di foto del prototipo in rete. Ma è stato impossibile rimettere le mani sul telefonino perduto nonostante la perquisizione e l’offerta di denaro al proprietario dell’appartamento che ha affermato di non sapere nulla del maltolto, pur essendo un frequentatore del locale Cava 22, dove era stato smarrito.
I dettagli su quale modello sia stato smarrito (forse un esemplare dell’iPhone 5, che dovrebbe uscire i primi di ottobre) e sul suo design non sono stati comunque resi noti come lo scorso anno, quando lo scoop, però, costò caro a Gizmodo: la società di Cupertino aveva infatti denunciato il furto del dispositivo e la polizia aveva perquisito l’abitazione del redattore del sito, Jason Chen, e sequestrato un computer, una macchina fotografica e di dispositivi di storage. Fatto che non mancò di suscitare polemiche poiché in violazione delle leggi federali sulla privacy approvate 30 anni fa, in base alle quali a meno che il reporter non sia sospettato di omicidio o di un altro grave crimine, l’unico modo per procurarsi le informazioni in suo possesso è quello di ottenere un mandato di comparizione, che il giornalista può tentare di bloccare in tribunale, non con un mandato di perquisizione.
All’inizio di agosto, il procuratore della Contea di San Mateo ha comunque sporto denuncia contro due persone – Brian Hogan e Sage Wallower – che avrebbero venduto il prototipo smarrito dall’ingegnere Apple Robert Gray Powell al blog Gizmodo.
Domani si terrà la contestazione in tribunale sul caso.
In passato, la società non è mai andata per il sottile in casi simili: nel 2005 ha fatto causa al blog ThinkSecret, gestito da uno studente, per appropriazione di segreti industriali. Il caso è stato chiuso nel 2007, dopo il pagamento, da parte di Apple, di una cifra mai divulgata e la chiusura definitiva del sito.
Dopo la disavventura dello scorso anno, Apple ha messo in atto delle severe contromisure, tra cui il divieto per i partner di testare i dispositivi fuori dai loro laboratori. Dovrà finire per vietare ai dipendenti in possesso dei prototipi di frequentare i bar o, visto il ripetersi della faccenda, si potrebbe pensare che aveva ragione chi, lo scorso anno, aveva visto in questa storia un modo come un altro per farsi pubblicità in vista dell’imminente lancio del nuovo modello?