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Nell’ennesimo capitolo della saga contro l’uso illecito delle principali tecnologie mobili, Nokia, Huawei e ZTE sono finite nel mirino di InterDigital, che accusa i tre produttori di aver violato 7 brevetti di sua proprietà.
La società, che sta considerando di mettersi in vendita, o quanto meno di mettere in vendita il suo patrimonio di diritti di proprietà intellettuale, ha fatto ricorso all’International Trade Commission per chiedere di bloccare la vendita dei prodotti che usano illecitamente i brevetti di sua proprietà, inclusi smartphone e tablet.
Una denuncia è stata depositata anche presso il Distretto del Delaware.
I brevetti inerenti alle tecnologie wireless – attorno ai quali si stanno consumando numerose battaglie legali negli ultimi anni – hanno guadagnato ancora più interesse dopo la vendita per 4,5 miliardi di dollari del portfolio di Nortel. A questo tesoretto, acquistato da un consorzio di ‘nemici’ del calibro di Microsoft, Apple, Ericsson, Sony, EMC e RIM, aspirava anche Google per mettere al sicuro il sistema operativo Android da nuove rivendicazioni legali. Per rifarsi e assicurare che Android possa competere ad armi pari coi rivali, Google vorrebbe ora acquisire i brevetti di InterDigital (più di 8 mila quelli già registrati e altri 10 mila in corso di approvazione in tutto il mondo). La corsa all’acquisto ha spinto il titolo InterDigital, che in Borsa ha guadagnato il 76% dopo la notizia dell’interessamento del gruppo di Mountain View.
Anche Motorola, dietro consiglio dell’investitore Carl Icahn, potrebbe presto separare i brevetti dal resto della società, per poi metterli in vendita.
Huawei, intanto, ha fatto sapere di non aver ancora preso visione dei documenti inerenti al ricorso, ma il portavoce Bill Plummer ha fatto sapere che comunque la società è sicura dell’integrità delle proprie pratiche di licensing e si difenderà “con vigore” dalle accuse.
Il portavoce di Nokia, Mark Durrant, ha dichiarato che la società “farà tutto il necessario per difendere i suoi diritti”.
L’ITC deciderà entro 30 giorni dalla presentazione del ricorso se avviare un’indagine formale.