A Mediaset il controllo delle torri DMT? Il polo potrebbe valere diversi punti nel beauty contest

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Prevedibile che la fusione sollevi nuove polemiche sul già contestato sistema di assegnazione dei punteggi.

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DMT smentisce le indiscrezioni circolate sulla stampa che davano per chiuso l’accordo per l’integrazione delle torri nel veicolo creato da Mediaset, Elettronica Industriale.

La società di Alessandro Falciai ha, comunque, confermato che “le negoziazioni in merito al progetto di integrazione industriale nel settore delle torri di broadcasting e telefonia stanno proseguendo”. DMT ha ricordato che l’esclusiva delle negoziazioni è stata estesa fino al 28 luglio.

 

A DMT fanno capo 3.300 impianti contro i 2.500 della Rai Way. Dall’eventuale fusione potrebbe quindi nascere il primo polo italiano con flussi di cassa per almeno 500 milioni.

Mediaset al termine dell’operazione punta ad avere almeno il 66% del capitale, rilevando da Falciai un altro 5-6%. Il resto sarà flottante.

L’operazione non prevedrebbe alcun esborso in contanti. Per Mediaset si tratta di un acquisto strategico, volto ad arginare la crisi della pubblicità, senza tralasciare che le torri valgono diversi punti nel beauty contest per l’assegnazione delle frequenze televisive per il digitale terrestre.

 

Prevedibile che la fusione sollevi nuove polemiche sul già contestato sistema di assegnazione dei punteggi.

 

Le graduatorie verranno elaborate da una commissione di massimo cinque componenti, comunque in numero dispari, designati dal Ministero dello Sviluppo economico, che si avvarranno di un advisor.

Si daranno fino a tre punti ha chi il maggior numero di reti digitali nazionali terrestri. Con la stessa logica si premierà con altri tre chi ha il più elevato numero di impianti e con ulteriori tre punti chi ha il più elevato numero di sedi operative in Italia. Ancora sino a tre punti a chi garantirà la maggior copertura nel primo anno dall’assegnazione delle frequenze. E sino a quattro punti a chi assicurerà la maggior copertura al quinto anno e altri quattro a chi avrà il più elevato numero di siti sempre al quinto anno.

Si daranno solo sino a due punti a chi minimizzerà l’impatto paesistico-ambientale e le interferenze con i paesi confinanti. Quanto ai piani editoriali non si distingue, nella bozza, tra fornitori di contenuti indipendenti o meno dell’operatore di rete, mentre si premiano giustamente i canali in Alta Definizione.

 

Le sei frequenze saranno divise in tre sottoinsiemi: le tre frequenze del lotto A sono riservate ai nuovi entranti, le due del lotto B ai già operanti sul mercato. Per questo pacchetto già si prevedono polemiche visto che vi parteciperanno numerosi operatori italiani ma anche stranieri. Tra i più interessati a conquistare un multiplex digitale ci sono Liberty Media, Virgin e Rtl, senza considerare Rcs e il gruppo L’Espresso.

 

Mentre l’unica del lotto C è quella destinata a sistemi avanzati come la Tv mobile (DVB-H, standard ormai in discesa) o il DVB-T2. Sky a oggi potrà concorrere esclusivamente per il lotto A e non potrà vedersi assegnata più di una frequenza. L’unica che potrebbe averne due è TI Media, dato che al lotto C possono partecipare anche gli operatori già in attività purché abbiano meno di tre frequenze analogiche.

Dopo l’assegnazione sarà vietato cedere le frequenze per cinque anni.

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