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Bolla o non bolla? Per Eric Schmidt (Google) si saprà solo nel 2012

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Se l’entusiasmo degli investitori verso le Ipo delle società del web 2.0 genererà una bolla, lo si saprà solo nel 2012. Parola di Eric Schmidt. Il presidente esecutivo di Google, parlando con la stampa alla conferenza Allen & Co, ha spiegato che “per definizione, non si sa che è una bolla fino a quando non esplode”.

Scherzando sul fatto che all’epoca della sua quotazione da 1,67 miliardi di dollari nel 2004, a 23 dollari per azione (oggi i titoli ne valgono 171), Google è stato fortemente ‘sottovalutato’, Schmidt ha aggiunto: “La regola che mi sono dato 10 anni fa è che se la stampa parla di bolla io presterei attenzione”.

Al momento, le maggiori testate – dal New York Times, al Wall Street Journal e all’Economist – hanno evocato il rischio di una nuova speculazione sulle quotazioni di società che non sembrano avere un chiaro modello di business. Ci sono, perciò, due opzioni: “La prima è che le possibilità di crescita dei ricavi di queste società sono così ampie che potrebbe registrarsi un’accelerazione tale da giustificare queste valutazioni. La seconda è che se non ci sono abbastanza azioni c’è carenza di liquidità e quindi le valutazioni sono artificialmente alte”.

E’ comunque difficile, ha detto ancora, capire se le valutazioni sono eque fino a quando un significativo numero di azioni non è sul mercato e questo accade in genere quando scade il periodo di lockup dei dipendenti, generalmente dopo sei mesi.

Ci vorrà, quindi, il prossimo anno per sapere se si tratta di bolla o no. “L’unica cosa chiara, al momento, è che saliranno i valori immobiliari. I giovani che hanno bisogno di una casa la cercheranno in aree dove le risorse abitative sono scarse e i prezzi saliranno. Perciò per loro non si tratterà di bolla, ma di una casa”.

 

“Quando Google è andato in Borsa – ha quindi sottolineato – era un periodo molto diverso e in quel momento la gente pensava che la valutazione fosse incredibilmente alta, ma lasciatemi dire che non siamo mai stati scambiati a un prezzo inferiore a quello di apertura”.

 

Alle domande pressanti dei giornalisti che volevano sapere precisamente cosa pensasse Schmidt sul tema ‘bolla o non bolla’, lui ha risposto di non considerarsi un investitore brillante: “Sono solo un informatico”, ha detto.

 

Schmidt si è ovviamente soffermato anche sulla nuova ‘creatura’ di Google, il social network Google+, spiegando che è ancora presto per valutarne il successo: l’unico parametro, al momento, per comprenderne l’accoglienza è che “ci sono un sacco di persone scontente perchè non hanno ricevuto l’invito”.

Schmidt si è detto comunque soddisfatto del fatto che la gente sembra aver capito che Google+ è diverso da Facebook, soprattutto per quanto riguarda la privacy. Innanzitutto, Google+ elimina il problema delle richieste di amicizia o dell’eliminazione di amici ‘sgraditi’. Tutto si basa sui Circles e nessuno degli amici potrà mai sapere di quale fa parte.

 

“Circles è particolarmente adatto alla lista contatti del telefonino. Abbiamo cercato di costruire un sistema che potesse essere adatto alle relazioni nel tempo. Le persone che hanno costruito internet non avevano una versione stabile di identità, ma di questa c’è molto bisogno nel senso che tu sei una persona, e lo sono anche i tuoi amici e così via. Il problema, su internet, non sono le carenze di Facebook, ma la mancanza di identità”, ha spiegato, sottolineando che presto Google+ sarà arricchito con nuove funzioni come gli account business e la pubblicità.

Schmidt ha preferito non sbilanciarsi sul numero di utenti della versione beta del social network: “sono milioni – ha detto – sono un sacco”.

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