Italia
Oggi, Telecom Italia invierà la sua risposta alla proposta elaborata dal ministero dello sviluppo economico volta ad avviare FiberCo, il veicolo societario previsto dal Memorandum of Understanding siglato dal ministro Paolo Romani e da Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G, Tiscali, Fastweb, BT e FOS.
La proposta, frutto del lavoro di condivisione portato avanti nei mesi scorsi, è ancora in fieri e potrà essere ulteriormente integrata dagli operatori per essere poi portata all’attenzione del Ministro Romani nel corso di un incontro che dovrebbe tenersi il 10 luglio.
Dal momento che è ormai riconosciuto il ruolo delle infrastrutture di comunicazione per la crescita economica e sociale di un paese, il presidente Agcom Corrado Calabrò ha nuovamente invitato le parti in causa ad accelerare i tempi degli investimenti nelle reti di nuova generazione, così da trainare la ripresa economica.
In un’intervista al sito First Online, Calabrò ha sottolineato che al momento, “…nessun altro settore è in grado di accelerare in misura comparabile la crescita e lo sviluppo del Paese”, spiegando che per ogni 10% di diffusione della banda larga, il beneficio è di almeno 1 punto di Pil e i risparmi, una volta a regime saranno di circa 30 miliardi all’anno.
Per arrivare alla realizzazione dell’NGn, tuttavia, ci vorranno dai 4 agli 8 anni: avviare subito i lavori, dunque, per non restare paralizzati, anche se al momento la domanda non sembra sufficiente a giustificare gli ingenti investimenti.
E’ fondamentale, ha detto ancora Calabrò, che “…ci siano imprese capaci di cogliere il nuovo e programmare l’avvenire, così come è fondamentale una politica industriale che sappia supportare gli investimenti facilitando l’attivazione di capitali e modelli di partnership mista pubblico-privato. La Cassa depositi e Prestiti può giocare un ruolo fondamentale nel quadro delle norme esistenti”.
Non tutti però sono d’accordo sull’intervento pubblico in un settore in regime di concorrenza: gli azionisti Telecom Italia riuniti in Asati hanno infatti espresso preoccupazione per il piano elaborato dal MSE e che potrebbe pregiudicare “valore e asset fondamentali” della maggiore società tlc italiana.
Secondo l’associazione, bisognerebbe valutare con attenzione l’intervento dello Stato (attraverso la Cassa depositi e prestiti) che potrebbe rischiare di alterare le regole del mercato e avvantaggiare alcune società a discapito di altre.
Il perno della questione è il costo all’ingrosso degli accessi alla soluzione P2P (preferita dagli operatori alternativi), che sarebbe molto più alto rispetto alla tecnologia GPON scelta da Telecom Italia e che potrebbe preludere a “una situazione di finanziamento da parte di Telecom verso gli Operatori alternativi”.
“L’ipotesi che la FiberCo debba realizzare una rete ibrida P2P-GPON e che le tariffe da praticare siano identiche per le due architetture accolla, infatti, a Telecom Italia parte di costi che essa, operando da sola sul mercato, non dovrebbe sostenere. Questa penalizzazione impatta sul valore dell’azione dell’Azienda e determina uno spostamento di ricchezza direttamente dai propri azionisti a quelli degli Operatori con i quali Telecom compete”, sottolinea Asati, che spiega poi come “…la dismissione della rete in rame di Telecom Italia, nelle aree in cui opererebbe FiberCo, la costringerebbe a esercitare l’opzione di riacquisto, a meno che essa non decidesse di rimanere priva in ampie parti del Paese di un asset tanto importante come la rete di accesso. In più il riacquisto di una tecnologia non efficiente come il P2P obbligherebbe Telecom ad accollarsi oneri economici (Capex e Opex) che ne appesantirebbero i bilanci e la renderebbero un’azienda deficitaria”.
Si creerebbe, insomma, secondo Asati, una situazione di squilibrio, dal momento che se Telecom decidesse di non esercitare l’opzione di riacquisto, l’alternativa “sarebbe solo una presenza dello Stato, attraverso la FiberCo, che si accollerebbe gli oneri di gestire la nuova rete per un tempo indeterminato”.
Molte altre le criticità evidenziate da Asati e relative agli indennizzi relativi alla singola linea migrata dalla vecchia rete alla nuova; al conferimento e alla valorizzazione della rete in rame; alla governance del nuovo veicolo societario; alle modalità di esercizio della call option. E a ciò si aggiunge anche la questione dell’occupazione, dal momento che – spiega sempre Asati – “…non sembrerebbe essere stato predisposto alcun progetto di ricollocazione nella FiberCo delle risorse di Open Access, oggi dedicate alla realizzazione e alla gestione della rete di accesso”.
Di fronte a queste e molte altre problematiche evidenziate nella lettera inviata da Asati ai vertici di Telecom Italia, alla Commissione europea e al Ministro Romani, l’associazione chiede al gruppo di “…respingere soluzioni che, se confermate, porterebbero inevitabilmente nel tempo a un deprezzamento del valore dell’Azienda e darebbero così vantaggi competitivi non marginali ai concorrenti”, auspicando invece scelte mirate “a una competizione infrastrutturale sulla nuova rete nella maggior parte del Paese”, così come richiesto anche dalla Commissione europea.