Europa
Il francese 1plusV, fornitore di tecnologie per motori di ricerca, ha avviato ieri un procedimento giudiziario contro Google per pratiche anticoncorrenziali e chiesto un risarcimento da 295 milioni di euro.
L’azienda figura, con Microsoft, tra le quattro società che accusano il gruppo di Mountain View di abusare della propria posizione dominante per nascondere i propri concorrenti dalla lista dei risultati del motore di ricerca.
Contro Google sono stati aperti due procedimenti, uno da parte della Commissione europea e uno dalle Autorità antitrust degli Stati Uniti.
1plusV, che gestisce il sito ejustice.fr, un motore di ricerca specializzato nell’informazione giuridica, lamenta a Google d’aver cercato di ostacolare lo sviluppo dei motori di ricerca cosiddetti verticali.
“Google è ricorsa a diverse pratiche anticoncorrenziali e ha avuto un comportamento sleale per circa quattro anni, impedendo a 1plusV di generare traffico e attirare inserzioni pubblicitarie“, ha dichiarato l’azienda in una nota.
Tra il 2007 e il 2010, ha spiegato ancora la società, quasi 30 motori di ricerca verticali creati da 1plusV, alcuni dei quali con un potenziale economico significativo, non apparivano più nella lista dei risultati del motore di ricerca di Google.
1plusV accusa, tra l’altro, il gruppo americano di ‘soffocare’ i propri competitor legando l’accesso al servizio di pubblicità AdSense all’uso esclusivo del proprio motore di ricerca.
Il servizio AdSense consente agli inserzionisti di comprare keywords su internet, che generano link commerciali correlati a margine dei risultati di ricerca.
La richiesta di 1plusV è stata depositata presso il tribunale di Parigi contro Google Inc e Google France. Si aggiunge ad altre due denunce risalenti allo scorso inverno presso le Autorità alla concorrenza Ue.
Google ha confermato d’aver ricevuto la notifica del provvedimento ma ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni.
“Cerchiamo sempre di offrire quello che è meglio per i nostri utenti“, ha detto Al Verney, portavoce del gruppo.
La Commissione Ue, che vigila sul rispetto delle regole sulla concorrenza, può applicare alle aziende che contravvengono a queste norme una multa che può arrivare fino al 10% del loro fatturato.