NGN. Franco Bernabè: ‘Investimenti non partono perchè non c’è domanda’. E sugli OTT, ‘la battaglia non è persa’

di Alessandra Talarico |

Intervenendo all'Innovation Workshop di Etno e FT, il presidente Telecom Italia ha chiesto un tavolo comune Ue-Usa sulla sicurezza informatica e la protezione dei dati. Settori da cui potrebbe partire la rivalsa delle telco.

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Franco Bernabè

La battaglia contro i fornitori di contenuti ‘Over-the-Top‘ come YouTube e Facebook non è ancora persa. Lo ha dichiarato il presidente  di Telecom, Franco Bernabè, in occasione dell’Innovation Workshop a Trento (leggi articolo Key4biz), sottolineando che, “nonostante il mondo finanziario creda che la battaglia tra gli operatori di telecomunicazioni e gli OTT sia stata vinta da questi ultimi, ci sono mercati nei quali gli over the top fino ad ora hanno fallito nel creare valore. Mercati che sono particolarmente adatti al business infrastrutturale” degli operatori, quali la sicurezza delle reti e la protezione dei dati.

La questione della contrapposizione tra le web company e le telco è al centro di un aspro dibattito: gli operatori, anche per rispondere alle richieste della Commissione  europea, sono chiamati a importanti investimenti nell’aggiornamento delle reti, ma i ricavi sembrano essere tutti appannaggio delle società che sovraccaricano le reti con prodotti molto richiesti dagli utenti, quali i video in streaming o i social network.

Quale modello di business perseguire, dunque, affinché oneri e onori possano essere condivisi da tutti i player della catena?

Secondo Bernabè, che più volte ha chiesto agli OTT di decidersi a collaborare contribuendo agli investimenti o condividendo parte dei loro guadagni con le telco, bisogna, dunque, “guardare in faccia la realtà: gli operatori over the top hanno conquistato una quota importante del valore del settore e continueranno a erodere le entrate delle società di telecomunicazione”, ma “ci sono aree in cui possiamo contrattaccare” e che contribuiranno a guidare la ripresa dell’industria.

Ci sono, insomma, segnali importanti a indicare che potrebbe anche iniziare una “collaborazione fruttifera” tra operatori di telecomunicazione e web company, con le le telco che dovrebbero concentrarsi sull’introduzione di “…soluzioni che aiutino i consumatori a capire il valore delle informazioni personali”.

 

Bernabè ha sempre rifiutato il concetto secondo cui nell’era del web 2.0 le società telefoniche sarebbero stata relegate al ruolo di ‘dumb pipes‘ ossia di semplici ‘trasportatori di bit’ e lo ha ribadito anche dall’importante palco dell’evento Etno: “Noi abbiamo il ruolo di portatori di innovazione”, ha detto, sottolineando il paradosso in base al quale “…ci sono valutazioni incredibilmente alte per delle reti che non hanno nulla, mentre le reti di tlc, che sono ricche di cash, sono negoziate a prezzi più bassi”.

L’innovazione – ha detto ancora – non deve essere intesa solo come riferita alle reti e ai servizi, ma anche ai dispositivi: ne è esempio l’enorme successo degli smartphone e dei tablet, che hanno creato un valore impensabile fino a pochi anni fa e generato molto più dinamismo nel settore mobile che in quello fisso.

I consumatori però, ha aggiunto Bernabè, “non sono disposti a pagare una quota aggiuntiva” per i servizi ultrabroadband: occorre quindi, “…produrre dispositivi più adatti alla fibra ottica e inventare nuovi bisogni” per stimolare la domanda. Una domanda che, insomma, ancora non esiste ed è per questo, ha aggiunto “che non decollano gli investimenti”.

E’ proprio l’assenza di una domanda cospicua di servizi ultrabroadband, dunque, che impedisce alle imprese di investire massicciamente. Secondo Bernabè, tuttavia,  “…così com’è sempre avvenuto, la domanda di banda crescerà e l’infrastruttura metterà a disposizione le risorse necessarie per soddisfarla’.
 

Il presidente Telecom Italia si è quindi soffermato sulla necessità di creare un tavolo congiunto Ue-Usa sulla sicurezza informatica e la protezione dei dati, essendo quest’ultima regolata da una direttiva risalente al 1995.

Bernabè ha definito i recenti accessi illegali ai dati personali di centinaia di milioni di utenti internet come una “Fukushima del settore mail’, con la conseguenza, fra l’altro, che ‘milioni di archivi mail sono stati rubati’.

Per questo è essenziale una maggiore collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico:  “bisogna tornare al tavolo per definire una politica comune Europa-Usa sul trattamento dei dati”, ha detto Bernabé, secondo cui in futuro “ci sarà una maggior domanda di sicurezza da parte dei privati e delle aziende, anche nel settore del cloud computing”.

Il presidente Telecom ha portato l’esempio dei social network, come paradigma di una tendenza a mettere da parte le esigenze di tutela delle informazioni per ragioni di business: “I social network – ha affermato – si sono trasformati da spazio privato di comunicazione a piattaforme in cui le informazioni sono pubbliche per default”.

I dati privati degli utenti, insomma, sono diventati “una seconda valuta. La gente è disposta a dare via alcune informazioni personali per accedere gratuitamente a servizi digitali, e questo va bene ma il problema è che la gente non sa quanto sta pagando”.

 

“Ormai – ha osservato ancora- si può fare quasi di tutto con i dati personali” e le norme Ue sono troppo datate per rispondere alle nuove esigenze.

“Siamo ancora soggetti alla direttiva del 1995 formalizzata nell’accordo tra Europa e Usa. Quegli accordi ancora non sono cambiati nonostante l’incredibile aumento dell’uso dei dati personali in rete”, ha detto, auspicando regole comuni che riescano a garantire il giusto equilibrio tra normativa, innovazione e soddisfazione del cliente, anche alla luce del fatto che “gli ‘over the top’ non sono soggetti a normativa, mentre gli operatori di tlc sono iperregolati”.

 

 “Non può continuare il forte scontro tra ‘over the top’ e industria delle tlc. E’ importante che l’innovazione si attui in un ambiente sicuro, tutelato e senza abusi”, ha concluso quindi Bernabè, aprendo di fatto a un ‘piano B’ nella contrapposizione tra telco e OTT.
 

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