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Fibra ottica: la Francia non intende perdere la sfida. Ma servono regole flessibili e concertazione con gli operatori

Francia


La Francia riuscirà a realizzare gli obiettivi che s’è prefissata per il 2015 per quanto riguarda lo sviluppo della fibra ottica su tutto il territorio nazionale. Lo ha dichiarato il presidente dell’Autorità per le tlc (Arcep) Jean-Ludovic Silicani.

Il regolatore delle telecom conferma che la cifra per ottenere la completa copertura si aggira intorno ai 25 miliardi di euro, di cui 15 miliardi saranno a carico delle telcos.

In occasione del Forum delle tlc, organizzato da Les Echos, Silicani ha detto che gli investimenti non rappresentano un muro insormontabile per un Paese come la Francia.

A chi gli chiedeva se un simile piano possa essere concretamente realizzato, il presidente dell’Arcep ha risposto che la Francia riuscirà a rispettare gli obiettivi del progetto per lo sviluppo di questa tecnologia a condizione, però, che gli operatori tengano fede ai propri impegni.

“France Télécom ha già annunciato delle operazioni per la fibra ottica. Seguiranno quelle di altri operatori”, ha aggiunto, facendo riferimento al piano di investimenti 2010-2015 dell’incumbent che spenderà 2 miliardi di euro per questa tecnologia di rete.

L’operatore storico conta di coprire 10 milioni di abitazioni francesi entro il 2015 e 15 milioni entro il 2020.

 

I suoi competitor, SFR e Bouygues Télécom, nel 2010 hanno siglato un accordo per condividere gli investimenti nella realizzazione delle reti in fibra per alcuni comuni ed aree ad alta densità di popolazione.  

Iliad punta ad arrivare a 100 mila abbonati entro la fine dell’anno e coprire 4 milioni di case per la fine del 2012.

 

Il presidente dell’Arcep ha fatto sapere che, nelle città più grosse, la percentuale delle famiglie raggiunte dalla fibra è del 21%, tuttavia solo il 3% di queste hanno deciso di abbonarsi ai servizi.

Ma Silicani s’è detto fiducioso: “Gli operatori hanno lanciato da poco le campagne promozionali. Questa percentuale dovrebbe quindi crescere molto presto”.

 

Mercoledì scorso l’Arcep ha annunciato d’aver completato il regolamento per le reti a banda larga e ultrabroadband.

 

La Francia sta accelerando per realizzare rapidamente il piano per le reti NGN. Il fatturato del mercato ICT supera già i 2.700 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 7% del PIL mondiale.

Quasi la stessa proporzione per la Francia dove si registra un fatturato pari a 115 miliardi. Un settore che rappresenta quasi il 30% della crescita del Paese e il 3% della forza lavoro, una percentuale in costante aumento.

 

Pur evitando le false illusioni, si è consapevoli che l’economia e la società di domani saranno ampiamente strutturate intorno a un ecosistema digitale, sia per quanto riguarda l’offerta di tecnologie, servizi e contenuti, che per la domanda individuale e collettiva.

“Le sfide sono molteplici“, ha sottolineato Silicani, e spingeranno i player a cercare nuovi strumenti e leve per la  produttività. Gli attori pubblici punteranno sui progressi tecnologici per realizzare lo sviluppo dell’eGovernment e dare una nuova dimensione ad alcuni servizi, come l’istruzione, la salute e la sicurezza. I consumatori, veri protagonisti del web 2.0, beneficeranno di un’interattività supplementare e nuovi strumenti di creazione ed espressione. Saranno connessi a diverse reti e godranno di molteplici servizi everywhere e per tutti i tipi di device.

 

Queste sono le ragioni fondamenti per cui è necessario che il Paese si impegni nella realizzazione delle reti FTTH e per il 4G“, ha ribadito il presidente dell’Arcep.

Ci vorranno diversi anni, ha ammesso, ma i risultati sul lungo periodo saranno strategici.

Bisogna però creare una vera ‘infostruttura’, grazie a solide infrastrutture e servizi innovativi. Lo sviluppo congiunto dell’Adsl e della triple play ha permesso di realizzare grossi successi sul mercato della banda larga. Allo stesso modo, la concezione di nuovi servizi parallelamente allo sviluppo di nuove reti creerà un nuovo circolo virtuoso.

Ci saranno nuove e diverse opportunità per tutti i livelli della catena di valore: produttori, operatori, fornitori di servizi, editori di software e di contenuti.

 

“La Francia non può perdere questa grande sfida ma – ha detto ancora Silicani – è difficile prevedere quali saranno i servizi digitali destinati al successo. L’offerta e la domanda si evolvono insieme, in modo veloce e poco programmabile. Questo però non significa che non possano essere regolamentati.  

“L’Arcep non ha bisogno di definire regole precise, piuttosto accompagnare questa rivoluzione digitale con norme flessibili e dinamiche, basate sulla concertazione con gli attori”.  

 

Intanto l’Autorità francese ha smentito formalmente la propria partecipazione al progetto per la fusione dell’Arcep con il Consiglio superiore dell’audiovisivo e l’Hadopi.  

Nell’audizione all’Assemblea nazionale, l’Arcep aveva già indicato che “i Paesi dove è presente un’unica Autorità responsabile per le comunicazioni elettroniche e l’audiovisivo sono quelli dove la regolamentazione dei contenuti audiovisivi appare inesistente o molto limitata e si limita alla sola assegnazione delle frequenze”.

“Non è questo il caso della Francia dove la legge del 1986 ha previsto importanti obblighi che riguardano i contenuti dei programmi trasmessi dai broadcaster, il cui rispetto è verificato ex ante ed ex post dal CSA. Il regolatore delle comunicazioni elettroniche non ha alcuna competenza in questo campo”.

 

Lo stesso Ministro dell’Economia digitale, Eric Besson, quando nel gennaio scorso ha chiesto all’ANFR, all’Arcep e al CSA di valutare insieme l’ottimizzazione della gestione delle frequenze (Studio ancora in corso), ha chiarito che non in alcun modo al vaglio di un progetto di fusione dei tre organi.

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