Italia
Stamani, in occasione della presentazione della Relazione annuale dell’Agcom, il presidente Corrado Calabrò, riferendosi alla prossima gara per l’assegnazione delle frequenze del dividendo digitale da destinare alla banda larga mobile, ha detto che è “più che mai necessaria e indifferibile”.
Il presidente ha ammesso che i quasi 300 Mhz che verranno collocati sul mercato “non bastano“, ma si tratta del “primo passo importante per mantenere il sistema italiano competitivo, rispondendo, intanto, alla fame di banda dell’internet delle persone“. Per realizzare l’internet delle cose avremo bisogno di altri 700 Mhz di banda per raggiungere 1 Ghz.
“Fra poco – ha aggiunto – si rischia una situazione paradossale: ci saranno gli oggetti intelligenti, ma non ci saranno le reti per farli funzionare”.
Nonostante questo, si tratta della più grande asta frequenziale mai effettuata in Italia. Scarsi 150 Mhz erano quelli dell’asta per l’Umts, neppure confrontabili i 5-7 Mhz grazie ai quali gli operatori mobili hanno iniziato a realizzare il Gsm.
Per Calabrò, “Ogni ritardo comporterebbe, ovviamente, la dilazione dell’incasso, che le nostre regole prospettano, a certe condizioni, anche superiore alla cifra di 2,4 miliardi preventivata dalla legge, malgrado le utilizzazioni intrusive”.
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, parlando della gara per le frequenze delle tlc mobili ha fatto sapere: “Rispetteremo il termine del 30 settembre” previsto dalla Legge di Stabilità. “Oggi si riunisce il Comitato dei ministri per approvare gli indirizzi della gara“, ha aggiunto il Ministro, spiegando che “entro il 25 giugno” verrà pubblicato il disciplinare di gara. Per quanto concerne l’altra gara, il beauty contest di 5 nuovi multiplex di frequenze televisive per il digitale terrestre, Romani ha spiegato che “in settimana sarà definito il disciplinare di gara”.
I criteri per la definizione degli importi a base d’asta per le varie bande tengono conto degli obiettivi previsti dalla legge di stabilità e di quanto sta avvenendo in Europa. Nel testo approvato si prevede la possibilità di ricavare una cifra compresa in una forchetta fra 1,9 e 3 miliardi di euro (di cui fino a 2,1 miliardi per la sola banda 800Mhz). La differenza rispetto ai 2,4 miliardi di euro posti quali obiettivo dalla legge di stabilità dipenderà dall’andamento delle offerte per le frequenze più pregiate (quelle a 800Mhz) e dalla liberazione completa delle stesse (senza tasselli disturbanti).
La stessa legge prevede che il 10% della somma eccedente i 2,4 miliardi di euro sia destinato a investimenti sulla banda larga: il che è un’esigenza primaria.
Condizione fondamentale per il successo della gara, ha ribadito il presidente dell’Autorità, “è però la disponibilità in tempi ravvicinati delle frequenze da assegnare, liberando senza indugi quelle ancora occupate dal Ministero della Difesa e dalle televisioni private, e prevedendo anche degli incentivi per la liberazione anticipata”.
Come aveva già avuto modo di dire in occasione del Forum di Aeranti-Corallo, anche oggi Calabrò ha auspicato un aumento delle risorse previste a favore delle emittenti locali, che ora è possibile grazie alle regole di gara approvate. L’incentivo può fare da moltiplicatore del realizzo.
“Le tv locali sono utili, importanti, necessarie; ma solo se svolgono veramente il loro compito. Occorre “sceverare il grano dal loglio”, nell’interesse di tutti. Le frequenze sono un bene scarso, prezioso. Non si può consentire la manomorta delle frequenze“.
Le emittenti chiedono il triplo delle risorse stanziate. Lo ha detto a chiare lettere il coordinatore di Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli, reclamando di triplicare gli incentivi che dovranno risarcire le piccole Tv dall’espropriazione delle frequenze. L’asta rischia di saltare e gli operatori tlc non sono disposti a rischiare così tanto per partecipare a una gara il cui esito sembra chiaramente incerto.
Per Rossignoli, “E’ evidente che gli indennizzi, previsti dalla legge di stabilità (10% del ricavato dalla vendita dei canali 61-69, con un massimo di 240 milioni di euro), siano talmente irrisori da non incentivare certamente nessuna Tv locale a cedere le frequenze attualmente esercite”.
“Con tali indennizzi – ha concluso Rossignoli – non verrebbero risarciti, in moltissimi casi, neppure gli investimenti da ultimo effettuati, nelle aree già digitalizzate, per realizzare lo switch-off”.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel suo intervento alla presentazione della Relazione annuale dell’Agcom, ha commentato che “In prospettiva, occorrerà porsi il problema della giusta valorizzazione pubblica delle risorse frequenziali televisive, attraverso un adeguamento economico dei canoni”.
“Lo Stato – ha detto Fini – deve sempre perseguire il massimo di beneficio pubblico dalla cessione dei diritti d’uso sia che si tratti della concessione delle spiagge o che si tratti della cessione dell’etere. Politiche virtuose di risanamento dei conti pubblici e di rilancio dell’economia passano anche attraverso scelte credibili e neutrali di valorizzazione degli asset statali essenziali concessi in uso a soggetti privati”.
Secondo Fini, “è davvero apprezzabile che siano statti definiti il calendario e le regole di massima per l’assegnazione delle frequenze aduso della banda larga mobile ed è positivo che queste regole si fondino su una competizione aperta e trasparente in grado di assicurare allo Stato anche la giusta remunerazione per la cessione dei diritti d’uso”.
Paolo Gentiloni (Pd) ha definito la questione della cessione delle frequenze per la banda larga mobile “un pasticcio che non si risolverà senza un minimo ridimensionamento delle pretese degli incumbent”. Aggiungendo, “ha ragione il presidente Fini: lo Stato ha il dovere di valorizzare il bene pubblico frequenze, anche aumentando, come ha proposto il presidente della Camera, l’attuale canone di concessione dei grandi broadcaster”.
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