Italia
L’Italia delle telecomunicazioni è un Paese ‘a due velocità’: è quanto emerge dallo scenario tratteggiato nella relazione annuale dell’Agcom, presentata stamani alla Camera dal Presidente Corrado Calabrò.
Il primato acquisito da tempo per il tasso di penetrazione dei cellulari (le Sim attive ormai da tempo rappresentano circa il 150% della popolazione), si sta trasferendo anche sulla banda larga mobile per il traffico dati (diffusione del 35%). Vantiamo, inoltre, il dato più elevato di diffusione dei dispositivi idonei a ricevere e trasmettere dati in mobilità (dagli smartphone – nei circolano in Italia circa 35 milioni, pari a quasi il 30% del totale dei telefonini – alle chiavette USB). Sono circa 12 milioni gli italiani che navigano in rete dal telefonino, scaricano applicazioni, vanno quotidianamente su Facebook, prenotano il cinema, il treno, l’aereo, guardano gli orari degli autobus.
Il traffico vocale ha superato quota 125 miliardi di minuti, pari al 30% in più rispetto a quello svolto nella rete fissa (contro il corrispondente 10% del 2009), ad ulteriore testimonianza di come il processo di sostituzione della telefonia vocale su rete fissa con quella mobile sia ancora in atto.
85 miliardi gli sms inviati nel 2010, mentre la crescita dei ricavi da altri servizi dati – in larga parte legati all’accesso ed alla navigazione su internet – risulta superiore al 16% e rappresenta il segmento maggiormente dinamico tra tutti quelli considerati sia con riferimento ai servizi di telecomunicazione su rete fissa che su rete mobile.
Gli introiti da servizi dati sono cresciuti del 9,6%, arrivando a superare i 4,5 miliardi di euro e rappresentano ormai il 50% degli introiti totali, con ricavi medi unitari delle imprese per MB di traffico dati in upload e download che nel corso del 2010 si sono ridotti nell’ordine del 40%, scendendo a meno di 4 cent/MB. Si tratta tuttavia di stime ‘prudenziali’ per motivi in primo luogo legati ai sistemi rilevazione del traffico dati adottati dai singoli operatori, che rendono problematici aggregazioni e confronti omogenei.
L’Italia si conferma inoltre il paese che, tra il 1998 e il 2010 ha registrato il maggior decremento dei prezzi nelle telecomunicazioni in riferimento al quale, considerando pari a 100 il livello dei prezzi nel 1998, alla fine dello scorso anno quest’ultimo risultava pari a poco più di 67, inferiore di circa sette punti rispetto alla media europea (73,8).
A questo fa da contraltare un mercato fisso che Calabrò definisce ‘stagnante’, nonostante 5 milioni di linee attive in unbundling e il miglioramento della qualità della rete. La penetrazione della banda larga fissa è salita dal 20,6% dello scorso anno al 22%, ma è inferiore alla media Ue (26,6%) e la percentuale di abitazioni connesse alla banda larga (fisso e mobile) è inferiore al 50%, a fronte di una media europea del 61%.
Il 4% degli italiani vive una situazione di digital divide e il 18% non può usare che connessioni Adsl sotto i 2 Mbit/s e anche sul fronte del business, le PMI stentano ad acquisire maturità nell’utilizzo delle soluzioni informatiche e il mercato dell’information technology ancora non riesce ad invertire la rotta come invece accade in tutta Europa.
Una situazione da “retrocessione in Serie B”, che “potrebbe anche precludere all’Italia la possibilità di estendere il servizio universale alla banda larga”, ha sottolineato il Presidente Agcom.
Nella relazione, si evidenzia altresì come, nonostante i segnali di ripresa che hanno caratterizzato il quadro macroeconomico dello scorso anno, il 2010 confermi “…il tendenziale declino nell’andamento del mercato delle telecomunicazioni sia su rete fissa che mobile, fenomeno già osservato negli anni 2008 e 2009”.
Nel 2010 è infatti proseguita la contrazione dei ricavi lordi conseguiti nel settore delle telecomunicazioni (-3,4% a fronte del -3,3% del 2009), con la rete fissa che registra una contrazione superiore a quella osservabile per la rete mobile. Gli introiti complessivi sono diminuiti di oltre il 4%: la crescita dei servizi broadband (6,8% contro il 7,2% del 2009) non è stata infatti sufficiente a bilanciare la marcata contrazione dei ricavi su rete commutata.
Uno scenario caratterizzato da fattori penalizzanti quali la contrazione della spesa finale complessiva di famiglie e imprese; la riduzione dei ricavi unitari percepiti dagli operatori, sia dalla clientela residenziale che affari, nella rete fissa e in quella mobile; un contesto di saturazione dei servizi tradizionali, in cui le applicazioni broadband su rete fissa e mobile e i terminali dotati di nuovi sistemi operativi (iOS, Android) si confermano quale fattore strategico per la crescita sia del settore che per l’intera filiera delle comunicazioni.
Tende tuttavia ad arrestarsi la flessione degli investimenti in infrastrutture, osservata nel biennio 2008-2009, mentre cresce leggermente la redditività lorda del settore anche grazie a una perdurante fase di ristrutturazione e di contenimento dei costi, che ha portato a una riduzione dei livelli occupazionali (nella misura del 6% nel 2009 e, sempre con riferimento alle principali imprese presenti nel mercato, di un ulteriore 6,5% nel 2010).
Il nostro Paese rappresenta una best pratice delle politiche di liberalizzazione nel settore.
In termini di accessi complessivi alla rete fissa la quota di Telecom Italia è scesa al 70% (-3% solo nell’ultimo anno); Wind è il secondo operatore con l’11%, Vodafone e Fastweb seguono entrambi con una quota non lontana dall’8%. Ma è il mercato della banda larga retail che registra i dati più interessanti: la quota di Telecom Italia su base nazionale si assesta sul 53% (-3% in un anno), Wind cresce oltre il 15%, Fastweb e Vodafone seguono, entrambi non lontani da una quota del 13% (dati al primo trimestre 2011, elaborazioni Agcom).
Nel settore mobile la consistenza delle sim vede Telecom Italia e Vodafone complessivamente ripartirsi in parti simmetriche circa il 68% del mercato, mentre Wind si attesta al 22%. Anche gli operatori mobili virtuali stanno crescendo significativamente: 3,8 milioni è il dato di consistenza delle linee (4,2% degli operatori infrastrutturati), circa metà delle quali attivate da Poste mobile.
Il segmento residenziale si conferma la principale componente del mercato, rappresentando oltre il 50% dei ricavi su rete fissa e l’80% di quelli su rete mobile.
Sul fronte degli investimenti, la flessione si è attestata all’1%, relativamente più accentuata nella rete fissa, dove le prevalenti attività di manutenzione e ammodernamento della capacità trasmissiva non risultano sufficienti a sostenere i volumi complessivi, a fronte dell’attuale entità degli investimenti di carattere infrastrutturale. Nella rete mobile si osserva, al contrario, un aumento superiore al 2%, risultato che sembra legato allo sforzo che le imprese stanno sostenendo, in particolare, per adeguare le capacità della rete alle crescenti necessità trasmissive dovute al forte aumento del traffico dati.
Si è quindi assistito a un lieve rafforzamento della profittabilità, con il margine operativo lordo che nel 2009 si è attestato mediamente al 40% circa dei ricavi su rete fissa e mobile (rispetto al 37,3% conseguito nel 2008), mentre per il 2010 alcune stime, riferite ai principali attori del mercato, forniscono indicazioni per una ulteriore lieve crescita.