Tlc: aumenta la pressione competitiva, economica e regolamentare. Nuova fase di consolidamento in vista?

di Alessandra Talarico |

Secondo il FT, l'industria mobile europea è in affanno a causa sia del boom degli smartphone (gli utenti bypassano telefonate e messagini in favore dell'instant messaging) che di un 'cocktail tossico' di concorrenza, regolamenti e crisi economica.

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Il profit warning lanciato ad aprile dall’operatore olandese KPN ha lasciato molti osservatori nella costernazione più assoluta. Il gruppo – uno dei preferiti dagli investitori per la sua abilità in fatto di riduzione dei costi – ha attribuito l’allarme sui profitti al fatto che gli utenti smartphone stanno tagliando le spese, usando l’instant messaging al posto di chiamate ed sms e contribuendo così alla continua erosione dei profitti delle telco.

L’intera industria, sottolinea il Financial Times in una dettagliata analisi della situazione, è scioccata da questo assunto, che contraddice la convinzione secondo cui gli smartphone avrebbero contribuito sul lungo periodo a risanare le casse delle società telefoniche. Preoccupazioni alimentate successivamente anche dalla presentazione di risultati finanziari al di sotto delle previsioni per il primo trimestre di quest’anno.

“Cos’è che andato storto, quindi?”, si chiede il quotidiano londinese: “gli operatori mobili europei sono stati danneggiati dal boom degli smartphone, o l’attuale malessere dell’industria è il risultato di un cocktail tossico di pressione competitiva, economica e regolamentare?”.

 

Calcola il FT che nei primi tre mesi di quest’anno, i ricavi generati dai servizi mobili nei 5 maggiori mercati Ue – Francia, Italia, Germania, Spagna e Regno Unito – sono scesi dell’1,7%, trascinati al ribasso soprattutto nei paesi del sud, dove si sente ancora forte il peso della crisi.

Lampante l’esempio di Telefonica che, da star del settore, nel primo trimestre ha registrato un crollo del 5,6% nei ricavi domestici. Il presidente Cesar Alierta ha più volte indicato che comunque la società detiene uno dei rendimenti da dividendi più alto del settore, pari al 10% nel 2011, anche se gli analisti di Bernstein affermano che questo alto rendimento “riflette semplicemente il rischio che il dividendo potrebbe essere tagliato”.

Alierta sta tentando di recuperare la fiducia degli investitori con un aggressivo piano di riduzione dei costi (incluso il licenziamento del 20% dei dipendenti in tre anni) e puntando sulle forti prospettive di crescita in America Latina.
 

L’impegno di aumentare le entrate tra l’1% e il 4% nei prossimi tre anni, pone Telefonica in una posizione migliore rispetto a quella di France Telecom, che ha indicato una prospettiva di crescita dello 0,6% da qui al 2013.
La situazione del gruppo francese è molto delicata: da qui a breve farà ingresso nel mercato un altro competitor e attuare un piano di riduzione dei costi ancora più aggressivo sembra impensabile dopo la tragica catena di suicidi tra i dipendenti del gruppo, costretti a un piano di mobilità forzata e ad accettare mansioni degradanti per rispondere alle esigenze di flessibilità del business.

In Germania, Deutsche Telekom ha iniziato a cogliere i frutti del piano di taglio dei costi avviato 4 anni fa, ma i risultati deboli del primo trimestre evidenziano le difficoltà legate alla pressione regolamentare – sulla terminazione e sul roaming in particolare – che tocca indistintamente tutti gli operatori europei.

Anche BT, ex monopolista britannico, ha registrato un calo delle vendite, ma sta impressionando gli investitori per la sua abilità di aumentare i profitti attraverso il taglio dei costi. Il gruppo di Ian Livingstone ha continuato a perdere negli ultimi due anni e non attende un ritorno alla crescita fino al 2012-2013. Una delle fonti di crescita, ha spiegato il Ceo, sarà la nuova rete in fibra ottica, che aiuterà l’operatore a recuperare terreno sul fronte della banda larga, dove BT detiene una delle market share più basse tra gli ex monopolisti europei (28%) a causa degli obblighi imposti dal regolatore per stimolare la concorrenza.

 

In Italia, i ricavi core di Telecom Italia al primo trimestre si sono attestati a 4,3 miliardi di euro, in calo del 6,7%. Evidente la flessione nel comparto mobile, dove i ricavi si sono attestati a 1,6 miliardi di euro, in flessione di 228 milioni di euro (-12,0%) rispetto allo stesso periodo del 2010: i ricavi da servizi hanno registrato una riduzione dell’11,7%, mentre i ricavi da prodotti del 22,4%.

 

Vodafone, che ha cambiato modello tariffario basando la sua strategia sull’offerta di un canone mensile fisso, deve ancora provare i vantaggi di questo cambiamento di rotta che econdo il Ceo Vittorio Colao avrebbe assicurato la crescita sul lungo periodo.
Il quotidiano economico sottolinea però che l’Arpu di Vodafone è sceso nella maggior parte dei mercati europei.

Una situazione, dunque, che fa presagire una nuova ondata di consolidamento, come quella avviata negli Usa dal merger da 39 miliardi di dollari tra AT&T e la divisione mobile di Deutsche Telecom, T-Mobile.

“Tale consolidamento darebbe alle compagnie che resteranno sul mercato un maggiore potere sui prezzi e, quindi, farà aumentare entrate e guadagni”. Contro questo scenario, tuttavia, potrebbero porsi le autorità di regolazione nazionali.

“Le pressioni regolamentari, economiche e competitive – conclude FT – non hanno scatenato il malessere dell’industria, ma gli investitori dovranno certamente prepararsi a un ulteriore declino della redditività degli operatori”.

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