Nokia: i produttori ‘no-brand’ minacciano anche il business low-cost sui mercati emergenti

di Alessandra Talarico |

I produttori i 'no-brand', controllano già il 45% del mercato cinese, mentre la market share di Nokia è scesa al 19% dal 33% di due anni fa, e stanno estendendosi anche ai mercati africani, indiani, dell'America Latina e della Russia.

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Stephen Elop

Già sotto pressione nel segmento alto della gamma, quello degli smartphone, Nokia si trova ad affrontare un secondo problematico fronte: quello dell’assalto dei produttori di cellulari low-cost (dalla cinese ZTE all’indiana Micromax), basati per lo più sulla piattaforma Android e che stanno erodendo la sua posizione sui mercati emergenti.

Ieri, intanto, un altro colpo è arrivato dall’agenzia di rating Fitch, che ha declassato il giudizio a BBB- (un gradino sopra lo status di ‘junk’, spazzatura) mantenendolo sotto prospettive ‘negative’. La decisione, spiega l’agenzia britannica, “riflette le gravi preoccupazioni per l’accelerazione dell’erosione delle quote di mercato Symbian”.

 

Sui mercati occidentali, il gruppo finlandese si è piegato sotto il peso di concorrenti quali Apple, RIM e Google, che con le loro piattaforme evolute hanno messo in crisi il sistema operativo Symbian, lasciando alla società solo il primato nel segmento dei cellulari tradizionali, venduti mediamente a un prezzo inferiore a 50 dollari.

Da gennaio a marzo la società ha venduto 84,3 milioni di cellulari (non smartphone), in calo del 2% rispetto a un anno prima. In termini strettamente economici, per la prima volta nella storia, nonostante un aumento delle entrare del 6,4%, Nokia ha venduto cellulari per 7,09 miliardi di euro, facendosi superare dalla Apple che ha incassato 12,3 miliardi di dollari.

 

Ora, anche il primato nella fascia ‘basic’ è minacciato: la quota di Nokia nel segmento è scesa per tre trimestri consecutivi. Spiega Geoff Blaber di CCS Insight che “…fino a tre anni fa la posizione di Nokia nei mercati emergenti sembrava impenetrabile, ma i chipset a basso costo e il raggiungimento di un’adeguata scala, hanno consentito ai produttori asiatici di diventare molto aggressivi sul versante dei prezzi e di conquistare grosse fette di mercato”.

 

La scorsa settimana, Nokia ha abbandonato le speranze di raggiungere gli obiettivi che aveva annunciato appena poche settimane prima, accusando condizioni difficili in Cina e in Europa e una dinamica delle vendite più debole del previsto: le vendite della divisione  Devices & Services, quella più importante che produce cellulari e smartphone, saranno – ha anticipato Nokia – inferiori al range 6,1/6,6 miliardi di euro previsto.

Le azioni della società hanno perso il 18% in una sola seduta, trascinate al ribasso dallo scetticismo che ha circondato l’alleanza con Microsoft.
“Per riuscire a mantenere alti i livelli di vendita negli ultimi anni, Nokia ha tirato troppo la corda dei prezzi – ha spiegato Lee Simpson della Jefferies International – abbassandoli al minimo sostenibile, senza poter più proseguire ora su quella strada”.

Il Ceo Stephen Elop, intanto, ha annunciato che i primi smartphone Windows Phone 7 Nokia potrebbero essere lanciati ufficialmente tra qualche settimana, durante il Nokia Connection 2011 che si terrà a Singapore il prossimo 21 giugno.

Ma secondo gli esperti, la battaglia diventerà sempre più dura anche nel segmento low-cost: finora, Nokia ha potuto contare sulla forza del suo marchio e su un’ampia catena di distribuzione nei mercati emergenti, ma ora deve affrontare l’assalto innanzitutto dei cinesi di ZTE e Huawei, che dal settore delle infrastrutture sono passati a quello dei device. ZTE conta di vendere quest’anno più di 80 milioni di cellulari, dai 60 milioni dell’anno scorso.

Questi produttori, ha spiegato Melissa Chau di IDC, hanno già rapporti consolidati con gli operatori, sanno quello che vogliono e possono offrire dispositivi a prezzi  davvero molto bassi, approfittando così della forte domanda di telefonini nei mercati emergenti.

La società non sembra aver compreso neanche questa minaccia per tempo e ora si trova in una posizione competitiva molto difficile: in Cina, ad esempio, non solo deve affrontare la concorrenza dei produttori low-cost, ma anche di quelli ‘no-brand‘, piccole società locali che utilizzano i chip di Mediatek o Spreadtrum Communications e controllano il 45% del mercato. Nel Paese, la market share di Nokia è scesa al 19% dal 33% di due anni fa.

I produttori cinesi ‘no-brand’, nel frattempo, si sono estesi anche ai mercati africani, indiani, dell’America Latina e della Russia e – sostiene Gartner – vendono in totale più telefonini di Nokia. Nel prossimo futuro, la loro posizione migliorerà ancora grazie all’utilizzo di Android, il sistema operativo mobile di Google.

Anche in India, che conta oltre 800 milioni di utenti mobili, la situazione non è delle migliori: la società deve competere con circa 150 vendor e il prezzo medio di vendita dei dispositivi è di circa 20 dollari. Adattandosi ai gusti locali, un produttore semisconosciuto come Micromax ha conquistato il 7,6% del mercato.

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