Italia
In 13 anni, il costo di una telefonata da rete fissa è diminuito del 90%: dai 67 centesimi che si spendevano nel 1998 per una telefonata di tre minuti, oggi per una chiamata della stessa durata se ne spendono 6.
Lo ha certificato, ‘dati alla mano’, il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, intervenendo a un convegno Fiba Cisl sulle Autorità di vigilanza.
I costi delle telefonate da fisso a mobile, invece, sono scesi dell’85%, dai 3 euro del 1998 a 43 centesimi nel 2010, mentre per le comunicazioni da cellulare a cellulare si è registrato un calo dell’80%, da 1,3 euro a circa 22 centesimi.
Flessioni che non si sono viste in nessun altro settore, nè in altri paesi europei. Spiega Calabrò che solo nell’ultimo anno, “i prezzi del settore sono diminuiti del 5,4%” e che “…è di quasi 65 punti la forbice tra l’indice di tali prezzi delle tlc e l’indice nazionale dei prezzi e servizi, cresciuto di oltre il 31% nello stesso periodo”.
Il presidente Agcom si è quindi soffermato sul tema ‘caldo’ della banda larga, sottolineando che “destinare anche solo 80 MhZ di spettro alla banda larga mobile comporterebbe per l’economia italiana una creazione di valore tra gli 11 e i 19,6 miliardi”.
Riguardo, poi, i timori che l’economia digitale possa costare caro in termini di occupazione, Calabrò ha affermato che per ogni due posti di lavoro resi ‘obsoleti’ dal digitale, “internet ne produce 5 nuovi” e che “il passaggio al digitale non è un passaggio privo di ripercussioni sociali, ma il saldo netto è positivo”.
Secondo Calabrò, tuttavia, c’è ancora tanto da fare in termini di ‘educazione’: nel nostro paese, ha spiegato, non si ha ancora la giusta consapevolezza delle potenzialità delle nuove tecnologie della società dell’informazione, che pure sono molto utilizzate dai consumatori. L’ICT, ha detto Calabrò, è relegato allo status di uno strumento di sviluppo fra gli altri, mentre in realtà si tratta di tecnologie che “…possono dare una spallata a un sistema imballato”.
“La rivoluzione digitale in atto – ha aggiunto – può cambiare radicalmente i paradigmi dell’economia e della società. Basta saperla cogliere per tempo, prima che sia troppo tardi. L’Autorità è tesa a interpretare il ruolo di una regolazione che sappia coniugare istanze proconcorrenziali con gli essenziali incentivi agli investimenti”