OTE: Deutsche Telekom sale al 40% del gruppo greco. A Obermann il compito di tagliare i costi del lavoro?

di Alessandra Talarico |

Per ogni dollaro di fatturato nella rete fissa, OTE spende 37 centesimi per il personale. La società non ha potuto mai tagliare gli stipendi per le leggi sul lavoro risalenti al quando il gruppo era monopolio statale.

Grecia


Deutsche Telekom

Il governo greco ha deciso di vendere il suo 10% del gruppo tlc Hellenic Telecommunications Organization (HTO) a Deutsche Telekom per 400 milioni di euro, nell’ambito di un piano di dismissioni che prevede la cessione di asset pubblici per 50 miliardi di euro. Il gruppo tedesco controllerà il 40% più un’azione di OTE, in forte difficoltà economica.

La società greca è infatti in una situazione molto difficile: il paese è al terzo anno di recessione e molti consumatori hanno disdetto l’abbonamento telefonico, provocando un crollo del 13% nel fatturato dell’ex monopolista. Toccherà al Ceo del gruppo di Bonn, Renè Obermann – che nel 2007 ha convinto i lavoratori di DT ad accettare una paga più bassa – affrontare la difficile situazione, spingere il governo a rivedere le leggi sul lavoro e chiedere incentivi agli investimenti sulla banda larga e il wireless.

Un compito non proprio semplice, visto che già in passato la società aveva tentato di ridurre l’organico, senza successo.
 

Raggiungere un accordo con le autorità, hanno riferito alcune fonti al Financial Times, aiuterebbe OTE a rimediare al calo di produttività e a migliorare la redditività.

 

Dal 2008, Deuteche Telekom ha speso oltre 4 miliardi di euro in azioni OTE, cercando di trarre profitto dalla crescita del gruppo nei mercati dell’est europeo. Al governo greco rimarrà il 10% della società.

 

Secondo i calcoli del Financial Times, i 10.900 dipendenti di OTE nella divisione fissa risultano meno produttivi dei loro colleghi tedeschi: i primi lo scorso anno hanno generato mediamente profitti per  198,607 euro ciascuno, il 20% in meno dei 246,923 euro dei dipendenti della divisione fissa di Deutsche Telekom, che impiega circa 73 mila persone.

Per ogni dollaro di fatturato nella rete fissa, dunque, OTE spende 37 centesimi per il personale. Quasi l’80% dei dipendenti OTE è assunto a tempo indeterminato e la società non ha potuto in passato tagliare gli stipendi a causa di leggi sul lavoro risalenti al periodo in cui la compagnia era completamente sotto il controllo statale.

Il Ceo Michael Tsamaz, il mese scorso affermava che “fino a quando non si troverà il modo per ridurre i costi del personale, i tagli sui costi non saranno mai sufficienti e continueremo a inseguire un bersaglio in movimento”.

 

Quattro anni fa, Deutsche Telekom ha raggiunto un accordo con i sindacati tedeschi per trasferire circa 50 mila dipendenti a mansioni retribuite con un salario più basso, così che Obermann è riuscito a raggiungere l’obiettivo di risparmiare 900 milioni di euro. Il Ceo dovrà ora ripetere lo sforzo diplomatico anche in Grecia, dove è necessaria una profonda riorganizzazione dell’organico di OTE, che impiega in tutto 32 mila persone.

I primi passi Tsamaz li aveva già fatti: a febbraio la società ha annunciato l’introduzione di una settimana lavorativa di 40 ore e il taglio del 15% degli indennizzi mensili dei manager, ottenendo così risparmi per 32 milioni di euro.

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