Unione Europea
Arrivano, da Parigi, dove ieri si è aperto il Forum e-G8, i primi spiragli di apertura nella contrapposizione tra operatori tlc e fornitori di contenuti ‘Over-The-Top’. I rappresentanti dei due schieramenti – da un lato le telco e dall’altro web company come Google, Facebook e Apple – si sono confrontati sulla necessità di trovare nuovi equilibri nella catena di valore, così da permettere a tutti di trarre vantaggi dal boom del traffico dati.
La questione appare di primaria importanza in un momento in cui gli operatori, anche per soddisfare le richieste della Commissione europea, si trovano di fronte alla necessità di sostenere pesanti investimenti per aggiornare le reti, sovraccaricate dai contenuti – video, musica, giochi – degli OTT, ai quali chiedono di partecipare alle spese o di condividere i loro guadagni.
L’erosione dei profitti legati ai servizi tradizionali, causata dalla concorrenza e da una regolamentazione stringente sulle tariffe, unità alla necessità di investire nelle nuove reti per sostenere la crescita della domanda di servizi internet mobili pone gli operatori in grosse difficoltà e non può consolare l’argomentazione degli OTT, secondo cui è anche grazie a loro che lievitano i profitti che le telco generano sui dati.
“Penso che non si possa mantenere questa situazione di asimmetria, dove gli operatori tlc tradizionali hanno regole e vincoli e invece ci sono operatori che entrano sul terreno senza alcun tipo di regolazione”, ha dichiarato all’Ansa Franco Bernabè, presente al Forum oltre che in rappresentanza di Telecom Italia, di cui è presidente esecutivo, anche nelle vesti di presidente della GSMA. Bernabè ha ribadito la necessità di trovare un modo per “combinare le esigenze di tutti gli attori, sia gli operatori storici, sia quelli della web industry” e ha ricordato che il settore delle tlc è uno dei più importanti comparti dell’economia europea, che dà lavoro a 1,2 milioni di persone. E di questo, ha aggiunto Bernabè, “i governi devono tenere conto”.
Eric Schmidt, presidente esecutivo di Google, dal canto suo ha ribadito che telco e OTT “sono incredibilmente dipendenti gli uni dagli altri” e per cui bisognerebbe trovare delle soluzioni tecnologiche che aiutino a sostenere la crescita della domanda di dati, della quale, ha però ricordato, si stanno avvantaggiando anche gli operatori: “Quello che conta è che le maggiori società tlc, così come le grandi imprese del mio settore stiano vedendo crescere i loro profitti”, ha affermato.
Vodafone, ad esempio, nel 2010 ha registrato un aumento delle vendite del 3,2% a 45,9 miliardi di sterline grazie a una crescita del 26% del traffico dati. Telefonica ha registrato un aumento del 19% dei profitti dati, mentre la crescita per Deutsche Telekom si è attestata al 29%.
“Noi non siamo nemici di Google & Co., ma devono capire che senza rete non esisterebbero neanche loro”, ha spiegato quindi il Ceo di France Telecom, Stephane Richard, sottolineando che la mancanza di una soluzione adeguata al problema “va contro anche i loro interessi”.
La scorsa settimana, Richard ha tenuto un incontro anche col co-fondatore di Google, Larry Page, che si è detto favorevole a una maggiore collaborazione tra le parti per risolvere la spinosa questione.
Non è più sostenibile, ha sottolineato anche Sunil Mittal di Bharti Airtel, “che gli operatori investano decine o centinaia di miliardi e che qualcun altro si prenda tutti i profitti”.
Anche a giudizio dell’analista Paolo Pescatore di CCS Insight, “…è necessario trovare una soluzione comune, alla luce dell’evidente squilibrio nel flusso dei profitti lungo l’ecosistema, che penalizza fortemente gli operatori tlc”.
Il presidente francese Nicholas Sarkozy, dal palco dell’e-G8 ha ribadito ieri che il governo “non prenderà decisioni che potrebbero danneggiare la crescita dell’industria”, ma ha anche ribadito che “non si può sfuggire a un set minimo di regole”.
Si tratta, del resto, di un’industria sostenuta anche dai contribuenti, dato che le maggiori compagnie telefoniche europee sono ancora parzialmente controllate dai governi: quello francese detiene il 27% di France Telecom e quello tedesco il 32% di Deutsche Telekom.
“Prima di decidere che c’è bisogno di eventuali soluzioni normative, chiediamoci se ci sia una soluzione tecnica che possa andare bene a livello globale e che tutti possiamo adottare rapidamente”, ha concluso Schmidt, aggiungendo di non poter immaginare “che vi sia anche un solo delegato in questa conferenza che vorrebbe vedere la crescita di internet rallentata da un governo”.