Unione Europea
Le nuove disposizioni europee in fatto di cookies, che obbligano compagnie come Google e Yahoo! a chiedere il consenso degli utenti prima di bersagliarli con la pubblicità, potrebbe creare confusione per via delle differenze nella loro applicazione a livello nazionale.
Da domani, i governi europei sono tenuti ad attuare a livello nazionale le norme in materia di telecomunicazioni introdotte dalla Ue alla fine del 2009 con l’obiettivo di aumentare la competitività del settore e di offrire migliori servizi alla clientela, ma l’industria denuncia la mancanza di chiarezza riguardo l’implementazione delle norme nei 27 Stati membri.
Secondo il parere di Kimon Zorbas, vicepresidente di IAB Europe (associazione che riunisce gruppi quali Google, Yahoo e Microsoft) “Si assisterà a una trasposizione totalmente frammentata”, dal momento che il testo – una mistura di articoli vecchi e emendati – è “abbastanza confuso” e potrebbe finire per generare “enorme incertezza giuridica e nervosismo sui mercati”.
La Commissione europea vuole che i cittadini dell’Unione abbiano maggior controllo sulle loro informazioni trasmesse in rete e ha promesso sanzioni più severe contro eventuali violazioni da parte, soprattutto, dei social network, sempre più utilizzati da un pubblico di giovanissimi che nella maggior parte dei casi ignora le implicazioni di un eccesso di esposizione online.
Per questo, in base alla nuova direttiva sull’ePrivacy le società che gestiscono questi servizi saranno obbligate a ottenere il consenso degli utenti prima di conservare o accedere ai dati su un Pc per un servizio che l’utente non ha esplicitamente richiesto. La richiesta del consenso riguarda l’uso dei cookies, che sono dei file che tengono traccia della navigazione e aiutano gli advertiser a capire che tipo di pubblicità può funzionare con quell’utente.
“Il problema è come implementare” le nuove disposizioni, ha affermato Quentin Archer dello studio legale londinese Hogan Lovells LLP. Il metodo del consenso può infatti differire da un cookie all’altro: ce ne sono alcuni che sono davvero intrusivi, mentre altri sono necessari per il corretto funzionamento di un servizio.
“Dal momento che ci sono diversi tipi di cookie, non è davvero possibile dare un’indicazione precisa, così alle aziende non resta che fare riferimento ai principi generali”, ha aggiunto Archer.
La Commissione però respinge al mittente le accuse di scarsa chiarezza: il portavoce del Commissario all’Agenda Digitale Neelie Kroes ha spiegato che l’esecutivo ha lavorato a stretto contatto con i governi per aiutarli a implementare le disposizioni comunitarie.
Il testo, ha sottolineato Jonathan Todd, “contiene regole molto chiare” sui requisiti di consenso e “…se questi requisiti non verranno rispettati da un determinato governo, quello sarà oggetto di procedure di infrazione”.
Al momento solo Danimarca ed Estonia sono al momento gli unici due Stati ad aver implementato la legge.
“Ci aspettiamo un periodo di confusione perchè l’implementazione sembra stia avvenendo in modalità ‘goccia a goccia’ al momento”, ha spiegato invece l’analista Sally Annereau della società Taylor Wessing LLP.