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Mediaset punta a rilevare il 65% di DMT, la società delle torri televisive di Alessandro Falciai, senza il lancio di un’Opa, con una fusione di Elettronica Industriale in DMT. L’operazione, scrive La Repubblica, permetterà a Mediaset di “scoprire un valore nascosto di 550 milioni di euro”.
Numeri che compenseranno la caduta della raccolta pubblicitaria di Telecinco (-10% ad aprile) e Mediaset (-2,4% a fine marzo).
Per gli esperti, le torri garantiranno un alto punteggio per il beauty contest del digitale terrestre, diventando una delle “principali fonti di reddito del gruppo“, a patto di scongiurare l’Opa. Ma sarà difficile sostenere che si tratti di un salvataggio: nel 1° trimestre DMT è tornata in nero e l’ebitda a 7,6 milioni vale il 50% dei ricavi. A fine anno arriverà a 30 milioni con ricavi per 60 milioni.
Recentemente il vicepresidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, aveva dichiarato che l’acquisizione di DMT “é un investimento strategico, molto vicino alle attività core di Mediaset”.
“Le towers company cresceranno di valore – aveva spiegato – soprattutto con il digitale terrestre”.
A marzo, infatti, la società aveva comunicato la trattativa esclusiva per la definizione di un progetto di integrazione industriale tra gli asset rispettivamente posseduti da EI e DMT nel settore delle torri di broadcasting e telefonia, finalizzato alla creazione di un operatore leader in Italia nel settore delle infrastrutture delle reti di trasmissione e alla realizzazione di importanti sinergie tra i rispettivi business in un’ottica di creazione di valore per tutti gli azionisti.
L’operazione DMT potrebbe quindi complicare il beauty contest, proprio mentre il Ministro Paolo Romani attende dalla Ue l’OK al bando di gara e alla disciplinare per l’assegnazione delle frequenze per il digitale terrestre (Leggi Articolo Key4biz).
Amelia Torres, portavoce del commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia, ha ribadito che “L’esame dei servizi riguarda in particolare la conformità dei documenti con l’accordo negoziato nel 2009 nell’ambito del caso Altroconsumo e con la direttiva sulla concorrenza europea”. “Nessuna decisione è stata ancora presa“, ha aggiunto la portavoce.
A preoccupare l’Ue sono soprattutto le differenze tra i 5 mux in gara. Due sono a frequenza unica, due ne hanno due e uno addirittura tre.
Il commissario sta quindi riflettendo se chiedere al governo di destinare i mux migliori (i due monofrequenza) ai nuovi entranti tra cui Sky, lasciando agli incumbent (Rai, Mediaset e TI Media) gli altri. Questo però vorrebbe dire togliere a Mediaset il canale 58, quello su cui l’azienda sta già sperimentando l’alta definizione, ma che in realtà utilizza per trasmettere i suoi canali in differita di un’ora. (Leggi articolo Key4biz)
Ma il commissario Ue non sarebbe soddisfatto neanche dello schema di punteggio per la valutazione del beauty contest: non basterebbe infatti una storia editoriale di successo, ma nell’assegnazione del punteggio peserebbe anche la presenza sul territorio nazionale.
“Come a dire – scrive La Repubblica – che un Walt Disney potrebbe essere penalizzato dal fatto di non trasmettere già in Italia. Un vincolo che Bruxelles non sembra gradire”.
E se adesso Mediaset riuscisse a chiudere l’operazione per DMT, aprirebbe un nuovo fronte di polemiche sul già contestato sistema di assegnazione dei punteggi.
Le graduatorie verranno elaborate da una commissione di massimo cinque componenti, comunque in numero dispari, designati dal ministero,che si avvarranno di un advisor.
Si daranno fino a tre punti ha chi il maggior numero di reti digitali nazionali terrestri. Con la stessa logica si premierà con altri tre chi ha il più elevato numero di impianti e con ulteriori tre punti chi ha il più elevato numero di sedi operative in Italia. Ancora sino a tre punti a chi garantirà la maggior copertura nel primo anno dall’assegnazione delle frequenze. E sino a quattro punti a chi assicurerà la maggior copertura al quinto anno e altri quattro a chi avrà il più elevato numero di siti sempre al quinto anno.
Si daranno solo sino a due punti a chi minimizzerà l’impatto paesistico-ambientale e le interferenze con i paesi confinanti. Quanto ai piani editoriali non si distingue, nella bozza, tra fornitori di contenuti indipendenti o meno dell’operatore di rete, mentre si premiano giustamente i canali in Alta Definizione.
Quel che è certo è che la graduatoria sarà unica e non divisa sin da subito per lotti: in questo modo chi si classificherà in cima alla stessa potrà scegliere quale frequenza utilizzare, esonerando così il Ministero dall’attribuire le frequenze più pregiate – tra cui il canale 58 già utilizzato da Mediaset per sperimentazione – a un lotto piuttosto che ad un altro.
Le sei frequenze saranno divise in tre sottoinsiemi: le tre frequenze del lotto A sono riservate ai nuovi entranti, le due del lotto B ai già operanti sul mercato. Per questo pacchetto già si prevedono polemiche visto che vi parteciperanno numerosi operatori italiani ma anche stranieri. Tra i più interessati a conquistare un multiplex digitale ci sono Liberty Media, Virgin e Rtl, senza considerare Rcs e il gruppo Espresso.
Mentre l’unica del lotto C è quella destinata a sistemi avanzati come la Tv mobile (DVB-H, standard ormai in discesa) o il DVB-T2. Sky a oggi potrà concorrere esclusivamente per il lotto A e non potrà vedersi assegnata più di una frequenza. L’unica che potrebbe averne due è TI Media, dato che al lotto C possono partecipare anche gli operatori già in attività purché abbiano meno di tre frequenze analogiche.