Unione Europea
Gli investimenti nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono il modo migliore per accelerare la crescita dell’Europa. Lo sostiene, ancora una volta, il Commissario Ue all’Agenda Digitale, Neelie Kroes, nel suo discorso alla Handelsblatt Conference di Colonia. Un intervento incentrato sugli obiettivi della Digital Agenda: un piano di ampio respiro che riguarda, certamente, il miglioramento delle reti e degli ambienti operativi ma soprattutto, come fine ultimo, cerca di porre le basi per la crescita economica, la competitività e il progresso sociale dell’Europa.
La situazione di Internet in Europa illustra quanto ardua sia la sfida: anche se i livelli di penetrazione della banda larga sono tra i più alti al mondo, solo l’1-2% degli europei dispone di collegamenti in fibra ottica, contro il 12% in Giappone e il 15% in Corea del Sud. A gennaio 2010, solo il 5% delle linee fisse offriva velocità di connessione di 30 Mbps o superiori, che possono essere qualificate sotto la voce ‘nuova generazione’.
Eppure, l’ICT è un settore che in 20 anni ha creato 3 milioni di nuovi posti di lavoro e rappresenta circa il 6% del PIL europeo: realizzando il mercato unico digitale, nei prossimi 10 anni si potrebbe produrre una crescita del PIL pari al 4%. Solo facilitando le vendite online tra i diversi paesi, si potrebbe liberare un potenziale economico da 2,5 miliardi di euro.
La chiave, dunque, è pensare al mercato unico digitale come un’opportunità per ottenere la crescita maggiore che la Ue abbia registrato in decenni. Solo così gli Stati membri potranno restare dei top performers e affrontare la competizione globale.
In questo senso l’ICT è l’alternativa migliore: estendendo e migliorando l’uso delle nuove tecnologie “…creeremo posti di lavoro qualificati e occuperemo una fetta maggiore di un mercato globale in massiccia espansione, agendo anche in maniera più efficace in diversi campi dell’economia”.
“Ora – ha detto la Kroes – è il momento giusto per prendere sul serio gli investimenti in ICT, come diversi partner internazionali hanno già cominciato a fare molto tempo fa. Ora è il momento per permettere alla gente di usare l’ICT per migliorare la propria vita e i propri affari”.
Certo, è più facile a dirsi che a farsi: bisogna, infatti, recuperare sul fronte della concorrenza per arginare lo strapotere asiatico sul fronte della produzione – Samsung ha ormai superato la quota di Nokia in Europa – e quello americano sul fronte dei contenuti, con i player ‘Over-the-Top’ come Apple e Google che stanno creando non pochi grattacapi alle telco europee.
Secondo la Kroes, è pertanto essenziale “creare gli incentivi per spingere gli operatori a investire di più e altrettanto importante sarà usare meglio i soldi pubblici come i fondi strutturali europei, il cui ruolo è quello di sopperire i fallimenti del mercato e di assicurare che le variazioni di bilancio non taglino investimenti ‘intelligenti’ come quelli nella banda larga. In effetti – ha aggiunto – spero nel contrario: misure per la riduzione dei costi degli investimenti privilegiati”.
La Kroes ha quindi ricordato il ruolo degli strumenti finanziari dedicati per attrarre investimenti privati, come quelli presentati nell’iniziativa Project Bonds, che prevede l’emissione di bond garantiti dalla Commissione Ue e dalla Bei, per migliorare il rating del debito contratto da chi realizza l’opera e coprendo una parte del rischio dell’investimento.
I Project Bonds dovrebbero partire nel 2014 ma, ha spiegato la Kroes perchè funzionino c’è bisogno di un sostanziale contributo annuale da parte della Ue, che ha calcolato che da qui al 2020 saranno necessari investimenti tra 1.500 a 2.000 miliardi di euro per completare le grandi reti infrastrutturali in settori strategici come i trasporti, l’energia e la banda larga.
Bisogna, quindi, fare un migliori uso delle risorse già in campo, potenziando e sfruttando al massimo gli strumenti di eGovernment, migliorando la gestione dello spettro radio per i servizi a banda larga mobile e, infine, utilizzando gli investimenti nel settore spaziale e satellitare per offrire la banda larga anche nelle aree più remote.
“Bisogna muoversi, senza più sprecare un solo attimo di tempo perchè le reti non si costruiscono in due giorni e quando riusciremo a realizzarle potrebbe già essere troppo tardi per recuperare”, ha detto la Kroes.
Per raggiungere gli obiettivi della Digital Agenda, servono investimenti per almeno 270 miliardi di euro e ciò richiederà “un nuovo approccio agli investimenti, per attrarre denaro in un momento ancora di forte di crisi”.
A intervenire, si sa, dev’essere il settore privato, che però non potrà essere lasciato solo a coprire tutte le aree dell’Europa.
Bisogna quindi trovare il modo di coinvolgere una vasta gamma di attori – inclusi quelli con una minore capitalizzazione di mercato – e attraverso diversi tipi di partnership che potranno essere pubblico-privato o anche privato-privato.
Da perdere, se non si investirà ci sarà tantissimo: innanzitutto si allargherà il gap con il resto del mondo del mondo sviluppato. Basti pensare che secondo le previsioni entro quest’anno la Cina supererà la Ue diventando il maggiore mercato broadband del mondo e anche le spese ICT consumer in Europa saranno, per la prima volta, inferiori a quelle dell’Asia. A parte la tigre asiatica, la Ue sente il fiato sul collo anche di altre economie meno avanzate, che sono davanti a noi in aree cruciali come l’innovazione e la ricerca.
Il rischio reale, insomma, non è quello di spendere troppo per la banda larga, semmai il contrario: quello di investire troppo poco, perdendosi in scontri politici che dovrebbero essere messi da parte per perseguire l’interesse comune.
L’Agenda Digitale, dunque, deve essere considerata una ‘sveglia’ che invita ad agire in nome di questo interesse comune in diverse aree: come suggerisce l’OCSE, l’espansione della banda larga è uno stimolo per la produttività e sappiamo, ha detto la Kroes, che la produttività “è la chiave per una crescita intelligente”, che ci permetterà di affrontare problemi come l’invecchiamento della popolazione, o le tematiche ambientali e sanitarie, giusto per citarne qualcuna.
“Se non investiamo ora, ve lo garantisco, ce ne pentiremo: per questo chiedo a tutte le parti interessate di riconsiderare le loro strategie per concentrarle sulla crescita nel lungo periodo e i vantaggi sociali e di iniziare a investire e co-investire perchè il futuro dell’Europa dipende in larga parte dalle decisioni che verranno prese oggi”, ha concluso la Kroes.