ITU: scendono i prezzi dei servizi mobili e broadband nel mondo, ma per molti sono ancora proibitivi

di Alessandra Talarico |

In occasione del World Summit on the Information Society Forum 2011 (Ginevra, 16-20 maggio), il direttore generale ITU, Hamadoun Touré, ha sottolineato l'importanza della banda larga per la crescita socio-economica dei paesi in via di sviluppo.

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Cellulare nei paesi emergenti

I prezzi medi dei servizi ICT sono diminuiti in media del 18% rispetto a due anni fa, con un picco del 50% per le connessioni internet a banda larga. I dati sono quelli del Price Basket ICT (IPB) dell’ITU –  International Telecomunication Union, l’agenzia ONU per le tlc – che segnala anche un -22% per i prezzi dei servizi mobili a livello globale tra il 2008 e il 2010. In questo arco di tempo, gli utenti mobili sono cresciuti da 4 a 5,3 miliardi, mentre i costi della telefonia fissa sono calati del 7%.
I dati sono stati resi noti nella giornata di apertura del WSIS Forum 2011 – organizzato da ITU, UNESCO, UNCTAD e UNDP – che riunirà a Ginevra oltre 1.000 rappresentanti di 140 Paesi per discutere dei progressi raggiunti nel mondo in termini di diffusione delle nuove tecnologie e cybersicurezza.

 

Il calo generale dei prezzi dei servizi a banda larga fissa è dovuto principalmente alla diminuzione del 52% registrata nei paesi in via di sviluppo, dove comunque i costi erano ‘estremamente alti’ e anche tagliati della metà restano al di fuori della portata della maggior parte dei cittadini. In Africa, ad esempio, i prezzi delle connessioni internet sono scesi del 52% e quelli della telefonia mobile del 25%, ma nonostante questo incoraggiante trend, il continente continua a distinguersi per gli alti costi che gli abitanti devono subire. L’accesso alla banda larga fissa, in particolare, resta talmente alto da risultare proibitivo per la maggior parte della popolazione, rappresentando – attraverso l’intera regione – circa tre volte il reddito medio mensile procapite. E così, solo un africano su 10 usa internet.

 

Nei paesi sviluppati il calo dei prezzi della banda larga è stato del 35%: a guidare la classifica dei prezzi più convenienti sono le economie più ricche, tra cui Monaco, Macao, Liechtenstein, Stati Uniti e Austria.

 

Si tratta comunque,  secondo il Segretario Generale dell’ITU, Hamadoun Touré, “….di risultati molto incoraggianti visto che l’ICT può essere considerato un volano essenziale per lo sviluppo socio-economico”. La prossima sfida consiste nel trovare un modo per replicare il ‘miracolo mobile’ nella banda larga, “che rapidamente diventando un’infrastruttura basilare” senza la quale i Paesi rischiano di scivolare indietro nella classifica della competitività e del benessere.

 

Il ‘miracolo mobile’ – sottolinea l’ITU – si è compiuto un po’ in tutto il mondo, ma in particolare nei paesi più poveri del Pianeta dove la penetrazione dei servizi è giunta ormai al 30% dall’1,2% di 10 anni fa. L’agenzia Onu sottolinea tuttavia come per i cosiddetti paesi LCD (least developed countries, o ‘paesi meno sviluppati) la connettività internet continui a essere un miraggio, con una penetrazione del 2,5%, certo in miglioramento rispetto allo 0,3% del 2001, ma ancora ben al di sotto delle aspettative.

 

Nei 48 paesi che l’Onu classifica come LCD,  i servizi mobili sono utilizzati da 250 milioni di persone, con un tasso di crescita media annuale del 42,6% negli ultimi 5 anni, rispetto al 7,1% dei paesi sviluppati e a fronte di una crescita pressoché nulla delle linee telefoniche fisse.

Una crescita che è andata ben al di là delle attese dell’ITU, che puntava su una ‘densità’ telefonica media del 5% nel 2011. Un obiettivo che nel 2009 non avevano raggiunto solo 4 paesi: Myanmar, Kiribati, Eritrea ed Etiopia.

Lo scenario cambia radicalmente, tuttavia, quando si vanno ad analizzare i trend di crescita di internet, la cui penetrazione ha raggiunto appena il 2,5% e resta ben al di sotto del target del 10%. In 32 Paesi, sottolinea l’ITU, un abbonamento mensile ai servizi a banda larga corrisponde a più della metà del reddito medio. Addirittura in 19 di questi paesi una connessione broadband costa più del 100% del reddito nazionale lordo procapite. In un’altra manciata di paesi in via di sviluppo, il costo di un abbonamento costa 10 volte il reddito medio.
 

“La gente – ha affermato Tourémi chiede se internet può davvero essere considerato una priorità per persone che ogni giorno faticano a trovare acqua potabile, che soffrono per l’aumento dei prezzi alimentari e per una cronica mancanza di strutture sanitarie. La mia risposta è Si, perchè internet – in special modo la banda larga – è uno straordinario volano che ha il potenziale di espandere in maniera massiccia l’erogazione efficace di servizi di primaria importanza come la sanità e l’istruzione. Questo è particolarmente importante nei paesi in cui vi è una mancanza cronica di questi servizi”.

I dati dell’IPB sottolineano che il prezzo resta uno dei fattori determinanti per il perpetuarsi del digital divide tra ricchi e poveri: lo studio rivela infatti un legame motlo stretto tra l’affidabilità dei servizi ICT e il reddito medio nazionale: gli abitanti delle economie più ricche pagano poco per i servizi ICT, mentre quelli dei paesi poveri spendono relativamente molto di più.
 

Nonostante questo, Touré manifesta un certo ottimismo: “ci sono molte ragioni per esserlo – ha affermato – negli ultimi due anni anche alcuni dei paesi più svantaggiati stanno mostrando quello che si può raggiungere con la giusta combinazione di volontà politica e modelli innovativi di partnership pubblico-privato”.

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