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Antitrust: le sanzioni Usa contro Microsoft hanno favorito il successo di Apple e Google? Gli esperti contraddicono il Dipartimento di Giustizia

Stati Uniti


Nove anni di sanzioni contro Microsoft. E’ successo in America mentre gli esperti ancora si chiedono se siano state le azioni legali contro la società di Bill Gates o il naturale progresso tecnologico ad aver permesso lo sviluppo di giganti del calibro di Apple e Google.

Per Frank Gillett, analista di Forrester Research, “…è abbastanza logico che il Dipartimento Usa di Giustizia abbia messo fine ai propri provvedimenti, visto che in questo momento Microsoft è minacciata su più fronti”.

 

Il 12 maggio, dopo 9 anni, sono infatti scadute le sanzioni assunte nei confronti del colosso di Redmond. “Microsoft non è più in una posizione dominante come lo era nel 1998“, ha affermato il Dipartimento americano. Il gruppo era stato accusato nel 1998 di aver obbligato i produttori di computer a includere i propri programmi, come ad esempio Explorer, nei loro prodotti.

Il Dipartimento di giustizia aveva imposto dal 2002 misure restrittive su Microsoft, oggi gli esperti si chiedono se effettivamente quei provvedimenti siano stati efficaci per tutelare lo sviluppo di prodotti informatici e impedire a Microsoft di adottare i comportamenti che aveva avuto in precedenza.

 

Attualmente Internet Explorer, il browser prodotto da Microsoft, non ha più del 55% del mercato, secondo le stime di NetMarketShare, mentre nel 2002 arrivava al 95%.

Nel frattempo Firefox (Mozilla) e dopo Chrome (Google) hanno guadagnato terreno attestandosi rispettivamente al 22% e 12%.

 

Le sanzioni sono quindi state efficaci?

 

“Comprendo che il Dipartimento rivendichi questo risultato“, ha dichiarato John Lopatka, professore di Diritto all’Università Penn State e coautore di un libro sul caso Microsoft uscito nel 2007. Ma, ha aggiunto, la sentenza del 2002 non ha avuto grandi effetti sulla concorrenza.

Google, infatti, era già in pieno boom, Apple aveva già lanciato il primo iPod: le premesse dei grandi successi dei maggiori competitor di Microsoft erano già lì, prima che la giustizia venisse coinvolta.

“L’ascesa di Google, le innovazioni di Apple, la popolarità degli smartphone…: non credo proprio che tutto questo sia dovuto all’intervento del Dipartimento Usa“, ha ribadito Lopatka.

 

“E’ cambiato il concetto di computer – ha aggiunto Gillett – non si tratta più solo di pc. L’affermazione di Apple e l’importanza degli smartphone e dei tablet hanno giocato un grande ruolo nella storia”.

 

Per altro, sia Microsoft che le autorità hanno dovuto destinare enormi risorse per verificare il rispetto delle sanzioni imposte e, in particolare, l’interoperabilità dei sistemi della società con quelli dei propri concorrenti.

“Se la sentenza ha spinto Microsoft a essere meno combattivo sulle proprie innovazioni, non è una buona cosa“, ha detto Lopatka.

 

Il coautore di Lopatka, William Page, professore all’Università della Florida, ha sottolineato che le lunghe procedure di accertamento imposte nel corso dei nove anni a Microsoft erano distanti dalla realtà del mercato.

Successivamente, l’azione antitrust intentata contro il colosso dei microprocessori, Intel, ha prodotto per esempio sanzioni più banali ma forse più efficaci, visti i guadagni dei rivali AMD o Nvidia.

Prova, ha precisato Page, che “i rimedi antitrust sono veramente efficaci nel prevenire attività illegali”.

Ma il problema sorge “quando la giustizia vuole avere anche un ruolo da regolatore, predicendo il futuro della tecnologia e la supervisione delle società“, costringendoli a procedure puntigliose “di cui il mercato non ha veramente bisogno”.

 

Secondo altri, le autorità hanno forse evitato il peggio, impedendo a Microsoft di abusare della posizione dominante di Windows, per dissuadere i consumatori dallo scegliere prodotti rivali come Navigator di Netscape.

“Netscape – ha ricordato Randal Picker, professore di diritto all’Università di Chicago – è stata la prima vera minaccia per l’impero di Microsoft”.

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