Italia
Il Comitato “Appello Donne e Media” ha inviato una lettera all’attenzione del Presidente della Repubblica, del Presidente Commissione Parlamentare di Vigilanza, dei Presidenti di Camera e Senato, del Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministro delle Pari Opportunità, per chiedere la convocazione di un tavolo di confronto Istituzioni/Aziende necessario per l’adozione del Codice deontologico “Donne e Media”.
L’azione propositiva e propulsiva dell’Appello Donne e Media, un progetto sul quale s’è raggiunta la convergenza attraverso la campagna web di key4biz e i dibattiti pubblici promossi nel corso dell’anno, è stata nel corso di un anno e mezzo riconosciuta dalle massime istituzioni risultando evidente che il Presidente della Repubblica, il Parlamento, sia il Senato che la Camera, il Governo, nonché la governance Rai, hanno condiviso e fatte proprie le proposte sostenute dal comitato Donne e Media.
L’iniziativa avviata ha trovato riscontro in un’ampia e sentita esigenza dell’intera società verso l’obiettivo di azioni efficaci, mirate a migliorare e regolamentare l’utilizzo mediatico dell’immagine femminile e la rappresentazione delle donne nei diversi mezzi di comunicazione.
L’impegno profuso ha conseguito un primo obiettivo nella modifica del contratto di servizio pubblico già ratificato nello scorso aprile, contenente i dodici emendamenti che l’Appello Donne e Media ha elaborato e proposto.
Per dare seguito al piano di riforme proposte si rende necessario e si richiede di istituire e convocare un tavolo tecnico di confronto tra i diversi soggetti portatori di interessi per l’adozione di un “Codice di autoregolamentazione Donne e Media”; costituire un Comitato per la vigilanza dell’applicazione del Codice e la promozione di una più corretta immagine femminile, in cui siano presenti i rappresentanti delle istituzioni, delle emittenti e del mondo dei media in generale, nonché i rappresentanti della società civile che si sono distinti in tale ambito.
Il costituendo Comitato Donne e Media dovrebbe inoltre avere tra le sue finalità quelle di: realizzare analisi e monitoraggi per la valutazione qualitativa della rappresentazione delle donne nel settore dei media e della comunicazione; promuovere iniziative atte al pieno raggiungimento delle pari opportunità tra uomo e donna in tale settore; realizzare progetti di media-education e campagne sui social networks; realizzare programmi di formazione per autori allo scopo di innovare i format audiovisivi secondo una sensibilità di genere; elaborare altresì programmi di formazione per giornalisti, in collaborazione con l’Ordine professionale, con la FNSI, la FIEG, finalizzati ad una rappresentazione non stereotipata dei modelli femminili.
Premesso che, si legge nella missiva, l’Appello Donne e Media, ad un anno dal suo lancio, ha raccolto migliaia di sottoscrizioni a sostegno del piano di riforme proposto per avviare nei mezzi di comunicazione una fase più rispettosa della dignità umana, culturale e professionale delle donne.
L’obiettivo di una rappresentazione realistica e non stereotipata del ruolo che le donne svolgono nei diversi settori della società è stato perseguito attraverso un piano di riforme che prevede la modifica del contratto di servizio pubblico, l’adozione di un Codice deontologico valido per tutti i media, l’insediamento di un Comitato ad hoc per il monitoraggio e controllo l’armonizzazione delle regole vigenti nei paesi europei, per l’affermazione di uno Standard europeo Donne e Media.
Si ricorda anche che il piano di riforme ha incontrato il sostegno, rappresentandone le aspettative sul tema “Donne e Media”, delle principali e storiche associazioni la cui attività è finalizzata ai temi delle politiche di genere, nonché di associazioni attente alla questione mediatica legata ai minori; ampio sostegno è pervenuto anche dal mondo accademico, imprenditoriale, istituzionale, televisivo, della stampa, del web, pubblicitario, e da multinazionali sensibili alla diffusione di un’immagine femminile non stereotipata.
La prima risposta, si informa, è giunta il 16 febbraio 2010 proprio dalla più alta carica dello stato, con un messaggio della Presidenza della Repubblica di sostegno all’iniziativa intrapresa dall’Appello Donne e Media, confermando come esso si muova nel solco dei principi Costituzionali. Il 15 aprile 2010, nel partecipato convegno “Donne in tv e nei media: un nuovo corso per l’immagine femminile“, promosso dall’Appello Donne e Media, il Presidente della Repubblica ha inviato il secondo messaggio ai promotori dell’iniziativa in cui sottolinea la necessità “di rimuovere ogni ostacolo che di fatto impedisca la piena realizzazione delle pari opportunità” e stigmatizza il pericolo di una comunicazione distorta dell’immagine femminile, anche in relazione alla crescita della violenza sessuale nel Paese. In tale occasione il Governo s’è pubblicamente impegnato a dar seguito ai diversi punti di riforme proposte.
Il 20 aprile 2010, nel corso delle Audizioni in Commissione Parlamentare di Vigilanza per il rinnovo del contratto di servizio pubblico, il presidente Sergio Zavoli ha convocato in audizione una delegazione dell’Appello Donne e Media, riconoscendone l’attività promossa e mostrando aperta sensibilità agli ulteriori emendamenti che la delegazione propone a integrazione di quelli già presentati in commissione paritetica Rai-Governo.
Il 15 marzo 2011, nella seduta del Senato n. 520, s’è verificata la convergenza di maggioranza e di opposizione, e degli altri gruppi parlamentari, su una “mozione unica” accogliendo il piano di riforme dell’Appello Donne e Media di cui sopra; in risposta il Ministro delle pari opportunità, Mara Carfagna, in questa occasione si è impegnata per conto del Governo a dare attuazione alla mozione presentata.
Il 5 aprile 2011, in risposta all’interrogazione parlamentare presentata da Roberto Rao alla Camera dei Deputati, il sottosegretario dello Sviluppo economico Stefano Saglia ha fatto esplicito richiamo al piano di riforme presentato dal comitato Donne e Media e agli impegni in merito assunti dal Governo.
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