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La decisione resa dalla Corte d’appello belga secondo la quale Google News violerebbe il diritto d’autore ha riacceso il dibattito nella Ue in merito alla revisione molto attesa della regolamentazione sulla proprietà intellettuale. Una sentenza inquietante per il motore di ricerca.
La Corte ha, infatti, respinto l’appello di Google riguardo al processo del 2006 aperto da una denuncia di Copiepresse, una lobby di editori che affermava che la società americana avesse violato i diritti d’autore della stampa belga.
Il BEUC, che rappresenta consumatori europei, è invece contrario alla decisione della Corte e, in una dichiarazione pubblicata lunedì, ha qualificato la sentenza come un passo indietro per la legge sul copyright.
Il BEUC afferma che non solo questa decisione crea un precedente per gli altri editori che potrebbero seguire l’esempio di Copiepresse, ma fornisce un’interpretazione restrittiva delle eccezioni al diritto d’autore nella Ue.
La denuncia di Copipresse ha fatto seguito a quella del tycoon dei media, Rupert Murdoch, secondo il quale gli articoli di numerosi giornali di sua proprietà, come il Times, venivano pubblicati senza una preventiva autorizzazione.
Le critiche si intensificano mentre le due parti attendono per la prossima settimana la pubblicazione delle proposte della Commissione Ue per aggiornare la Direttiva sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Queste nuove regole dovrebbero stabilire nuove eccezioni, definire i limiti e fissare i compensi per i diritti d’autore.
Adesso, però, le associazioni dei consumatori temono il peggio. Nella dichiarazione del BEUC si legge che “Le eccezioni e le limitazioni sui diritti esclusivi dei possessori sono un meccanismo importante per l’equilibrio della legge sul diritto d’autore. Questa decisione ritarda gli obiettivi della Ue e restringe significativamente l’accesso alle informazioni online per gli utenti”.
Le lobbies della stampa europea sono invece ampiamente soddisfatte. La European Newspaper Publishers’ Association ha affermato che gli aggregatori di notizie falsano le cifre degli editori e che i contenuti vengono usati senza consenso.
Francine Cunningham dell’ENPA ha sottolineato che “Un’applicazione efficace dei diritti d’autore è particolarmente importante in un momento in cui il contenuti dei giornali vengono usati sempre di più da terzi senza previa autorizzazione e senza alcun compenso per gli aventi diritto”.
Aggiungendo che “il riconoscimento del valore dei contenuti e il rispetto dei diritti d’autore resta rilevante nell’era digitale. L’obiettivo della Ue di promuovere l’accesso internet a una quantità sempre più ampia di contenuti media e creativi non potrà essere realizzato se non mettendo al centro dell’Agenda digitale il diritto d’autore e il valore dei contenuti”.
Google si difende, sostenendo che queste dichiarazioni non corrispondono al vero. La compagnia ha spiegato che i giornali online hanno diverse possibilità per vietare o limitare l’accesso degli aggregatori di notizie.
Per esempio, un codice sorgente, robots.txt, inserito nel testo indica che il motore di ricerca non può recuperare quel contenuto specifico.
One Pass e First Click Free sono due sistemi concepiti dal motore di ricerca per limitare il recupero di documenti online.
Anche se BEUC afferma che la vittoria di Copiepresse potrebbe spingere altri editori ad agire contro Google, un insider ha detto che questa decisione non avrà alcun impatto fuori dai confini.
La fonte ha aggiunto che “ciò che sta succedendo attualmente nella stampa online è molto atipico”, nella misura in cui molti editori guadagnano denaro anche grazie alla loro presenza su Google News.
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