Unione Europea
Gli incumbent delle tlc europee, alle prese con la necessità di investire massicciamente nelle reti di nuova generazione per evitare il collasso delle attuali infrastrutture sotto il peso di servizi molto avidi di banda forniti dai content provider americani sentono sempre più la pressione sia della concorrenza che di un severo regime regolatorio che negli anni ha contribuito all’erosione dei profitti legati alla voce.
E’ in questo contesto che si inseriscono i piani di avvicinamento di due dei maggiori operatori europei – France Telecom e Deutsche Telekom – iniziati con l’unione degli asset mobili in Gran Bretagna (che ha portato alla nascita del primo operatore del Paese, Everything Everywhere) e proseguiti con una collaborazione che porterà i due gruppi a effettuare insieme tutti gli acquisti relativi alle infrastrutture, ai dispositivi e ai servizi.
Sullo sfondo, anche la necessità di contribuire agli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale europea, che prevede la copertura con una rete a banda ultralarga di almeno il 50% della popolazione europea entro il 2020, così da permettere al vecchio continente di restare competitivo nel mercato digitale.
Gli operatori europei, dunque, sono tra l’incudine e il martello e vorrebbero che Bruxelles, che da un lato spreme i profitti e dall’altro incita agli investimenti, concedesse loro la cosiddetta ‘vacanza regolatoria’, come è avvenuto negli Usa, dove i regolatori hanno così permesso agli operatori di limitare l’erosione dei profitti e finanziare gli investimenti. Un approccio che ha di fatto consentito agli Usa di superare l’Europa sia nella fibra ottica che nelle reti mobili di quarta generazione (leggi articolo).
Alla Ue, gli operatori chiedono anche un forte sostegno alla loro richiesta di convincere gli operatori Over-The-Top, come Google – il cui servizio di condivisione video YouTube occupa circa il 30% della capacità delle attuali reti – a pagare una quota per far transitare i loro contenuti sui network (leggi articolo).
Spiega il Financial Times che la posizione degli operatori nei confronti del Commissario Ue Neelie Kroes – il cui operato sarà giudicato sulla base dei risultati dell’Agenda Digitale – è molto forte.
La Kroes, sottolinea il quotidiano londinese, “è stata finora lenta di comprendonio…ma per convincersi dovrebbe guardare alle performance in Borsa degli operatori, che rendono chiaro come gli investitori non abbiano la minima intenzione di autorizzare gli investimenti da lei richiesti senza cambiamenti al quadro regolamentare”.
Il sempre più stretto legame tra France Telecom e Deutsche Telekom è anche indicativo del fatto che gli operatori non stanno con le mani in mano: pur escludendo tassativamente una futura fusione tra i due gruppi, si tratta infatti di un approccio pragmatico alle pressioni sempre più forti del mercato. Una strategia che dovrebbe ottenere il riscontro positivo sia degli investitori che dei dipendenti, che non sarebbero così tranquilli se in previsione vi fosse un merger.
Una mossa che, sempre secondo il Financial Times, permetterà ai due gruppi di “stare a galla” in attesa delle prossime decisioni della Kroes e senza compromettere il loro impegno verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale.
La lezione da trarre dall’avvicinamento di France Telecom e Deutsche Telekom, conclude il quotidiano, “è che il concetto deve essere semplice, i vantaggi reciproci e l’approccio flessibile”. Facile da dirsi, certo, un po’ meno da farsi.