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Il mercato digitale ha avuto una ripresa nel corso del 2010. E’ quanto emerge dal DigiWorld Yearbook 2011 di Idate che parla di una crescita non omogenea geograficamente, ma differenziata in base ai settore di attività.
Il mercato DigiWorld, che comprende telecom, media e internet, ha registrato lo scorso anno una crescita del 3,3% attestandosi a poco più di 2.750 miliardi di euro.
Il 2010, secondo Idate, è un anno di recupero anche se la ripresa resta ancora molto fragile per le infrastrutture, mentre hanno fatto la loro comparsa dei nuovi comparti legati alle applicazioni mobili, al cloud computing o ai videogiochi online.
Per quanto riguarda l’ICT, l’America del Nord è riuscita ad affrontare meglio la crisi rispetto all’Europa che ha avuto una crescita molto moderata, meno dell’1%, divenendo la regione che ha più sofferto nel corso del periodo considerato dagli analisti di Idate.
La conquista dell’audience è diventato un obiettivo fondamentale e non solo per le entrate generate direttamente dai consumatori, ma per i profitti legati alla pubblicità.
Nessuno può prevedere chi vincerà la sfida: ‘vecchi’ contro ‘giovani’, piattaforme aperte contro piattaforme chiuse, social network contro motori di ricerca…
Ma ciò che risulta chiaro è che in questa partita l’Europa non gioca un ruolo fondamentale. E’ per questa ragione che Idate ha in progetto di lanciare, nei mesi prossimi, un DigiWorld Institute la cui ambizione sarà di diventare un think tank sull’economia digitale europea.
In questo contesto, i mercati emergenti restano i maggiori contributori: il divario tra Cina e India da questo punto di vista è straordinario.
Il mercato cinese ha saputo trasformare l’effetto volume in valore mentre quello indiano resta soprattutto un mercato di volume: l’aumento del 46% della base clienti mobili s’è tradotta in un aumento del 13% dei profitti generati dai servizi. Stessa tendenza per i mercati latinoamericani e africani.
Il mercato delle infrastrutture in generale, come quello dei servizi informatici, non ha ancora ritrovato l’equilibrio. Il primo sta subendo il fenomeno ‘sostituzione’: i laptop vengono soppiantati da dispositivi sempre più piccoli, prima i netbook e adesso i tablet, e soffre la forte pressione sui prezzi, per esempio degli schermi piatti.
I servizi tlc, e più ancora i mercati televisivi (recupero delle entrate pubblicitarie e buona tenuta della pay Tv) hanno superato meglio le turbolente congiunturali, pur trovandosi di fronte a numerose incertezze legate al modello a medio termine.
Ma al di là di queste evoluzioni, che riguardano i cosiddetti mercati core del DigiWorld, una riflessione a parte merita l’evoluzione delle tecnologie digitali che trasforma il processo di gestione (approvvigionamento, produzione, distribuzione…) per lo sviluppo di nuovi mercati satellite, come quello dell’eCommerce, dell’eAdvertising o ancor dei differenti servizi su IP.
Idate dedica un intero capitolo alla transizione dei grandi settori ICT verso l’IP e il digitale. Oggi Internet, considerato in senso ampio (connettività, software, contenuti), rappresenta quasi l’8% del mercato dei servizi ICT in Europa e Stati Uniti. Questa quota potrebbe arrivare al 20% nel medio termine. Inoltre, la spettacolare crescita di alcuni segmenti (video online e soprattutto social network) pone senza mezzi termini la questione della monetizzazione di questi nuovi servizi.
Il 2011 sarà contrassegnato da alcune operazioni fondamentali che segneranno una nuova via: ‘Will the device be king’ o le strategie avranno la meglio?
Google è a un passo dal vincere la sfida sul mercato smartphone con il sistema operativo Android. Nokia sembra abbia voluto giocare l’ultima carta annunciando l’alleanza con Microsoft (Windows Phone 7). Apple ha rafforzato la propria leadership, riuscendo con l’iPad a introdurre un nuovo tipo di device, il tablet.
I televisori sono diventati smart tv. E’ stata lanciata la connected Tv nella quale hanno investito i grandi produttori giapponesi e sudcoreani, ma soprattutto gli Over-the-Top come Google e Apple.
Ma è dietro l’effervescenza di terminali e la battaglia per i sistemi operativi e gli standard che si gioca il controllo del mercato delle applicazioni.
Si va verso un internet segmentato dagli ecosistemi organizzati intorno ai terminali? Quali sono, rispetto a questo modello relativamente ‘chiuso’, le strategie ‘aperte’ (multi-schermo) dei grandi player del cloud e delle reti sociali?
Nell’aprile 2010 l’LTE si stava imponendo come lo standard per il 4G. Il forte impegno di Stati Uniti, Europa e Giappone ha permesso di superare le difficoltà che invece avevano caratterizzato il lancio del 3G.
Il passaggio poi verso l’internet mobile ha determinato l’arrivo sulla scena delle web company nonostante il notevole lavoro svolto da fornitori come Alcatel-Lucent ed Ericsson.
Per non parlare poi della riluttanza del mercato e degli operatori europei per l’assegnazione dello spettro e lo sviluppo dell’LTE. Ci si può interrogare sulla differente dinamica del mercato smartphone e internet mobile da una parte all’altra dell’Atlantico: 10 punti separano i dati di crescita del fatturato annuo degli operatori USA ed europei – rispettivamente +20% e +10%.
I nuovi prezzi e il successo degli smartphone consentiranno agli operatori mobili europei di tornare a crescere?
Per quanto riguarda la fibra ottica, anche qui l’Europa resta in ritardo rispetto a Giappone, Corea del Sud ma anche Stati Uniti.
Nessuno dei principali mercati europei sembra avere la ricetta che assicuri lo sviluppo rapido.
Il finanziamento della fibra ottica è sintomatico dei dubbi e delle domande che pesano sul futuro del settore telecom: alcuni lamentano l’incapacità degli investitori privati a finanziare le infrastrutture del futuro e reclamano un maggiore sostegno pubblico.
Altra questione è la net neutrality. Regolatori, operatori e grandi attori di internet convergono sul principio di non discriminazione dell’accesso a servizi e applicazioni, su gestione del traffico legittimo e trasparente, segmentazione dell’offerta in base ai bisogni degli utenti, offerta di servizi gestita a condizione di non rimettere in causa la qualità dell’accesso ai servizi base e a internet aperto…
D’altra parte, i dubbi sulla fibra si associano a quelli della net neutrality con focalizzazione del dibattito sulla rimessa i gioco da parte delle telcos degli accordi di peering (scambio gratuito del traffico tra operatori internet), nella misura in cui ritengono che il video costituisce la base essenziale della crescita del traffico e che genera un’asimmetria sempre maggiore che giustifica il contributo dei grandi aggregatori di contenuti agli investimenti necessari…
Quale nuovo equilibrio nella ripartizione di valore sapranno trovare telcos e fornitori di contenuti? Quali sono i margini di cui dispongono le telcos per far aumentare le loro entrate? Devono optare per alleanze o fusioni di fronte l’avanzata dei giganti mondiali del web?
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