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L’Europa, patria del GSM, fatica a tenere gli stessi ritmi degli Stati Uniti per quanto riguarda le tecnologie mobili di quarta generazione basate su LTE. E’ quanto emerge dal report Digiworld Yearbook di Idate, secondo cui le velocità annunciate – almeno 20Mbps – sono infine state raggiunte, i dispositivi arrivano numerosi sul mercato e, soprattutto, la domanda è decollata, con un ritmo di crescita del 100% all’anno.
Una serie di buone notizie, insomma, se non fosse per il fatto – sottolinea l’istituto – che ad approfittarne sono gli Stati Uniti, col duo Apple-Google a guidare le danze, mentre l’Europa, che sognava di continuare a restare la culla delle tecnologie mobili, si trova invece a dover inseguire.
Un dato confermato in primo luogo dalla ‘crescita zero’ registrata dagli operatori europei negli ultimi anni. In confronto, il fatturato di AT&T è cresciuto del 2,3% e quello di Verizon ha superato le attese.
Le telco americane, sottolinea il direttore generale di Idate, Yves Gassot, hanno investito di più nelle infrastrutture di nuova generazione e, quindi, sono stati più rapidi a monetizzarle: secondo i calcoli di Idate, i profitti legati al traffico dati sono cresciuti negli Usa del 20% lo scorso anno, contro il 10% registrato dalle compagnie telefoniche europee.
“Appena qualche anno fa – sottolinea Gassot – erano gli Usa che inseguivano l’Europa nella telefonia mobile, poi gli smartphone e i profitti legati ai dati hanno permesso alle telco americane di crescere, mentre molti mercati europei hanno ritardato a saltare sul treno di internet mobile”.
“E’ anche vero – sottolinea ancora Idate – che gli operatori europei si trovano a dover competere su un mercato molto impegnativo, in cui i profitti legati alla voce sono stati ridimensionati da una normativa molto efficace e dove l’aumento delle tariffe implica il rischio di perdere clienti a vantaggio dei rivali”. Su ogni mercato nazionale europeo coesistono 3-4 operatori, mentre oltreoceano la concorrenza si gioca in genere tra una telco e un operatore via cavo, situazione che lascia più ampio spazio di manovra.
Anche la situazione della fibra ottica illustra bene le difficoltà dell’Europa: nonostante una forte spinta pubblica e la presenza sul territorio di fornitori di infrastrutture di scala mondiale – come Alcatel-Lucent e Nokia Siemens Networks – e nonostante la Commissione abbia piani molto ambiziosi (connessioni da 100Mbps al secondo per la metà della popolazione entro il 2020), soltanto il 2,5% della popolazione ha scelto di abbonarsi ai servizi, contro il 9,2% negli Stati Uniti.
Secondo Gassot, dunque, servono nuove strategie di marketing ed è discutibile l’idea secondo cui non ci sarebbe un modello economico per la realizzazione della rete in fibra da parte dei privati.
Il direttore di Idate sottolinea altresì il nervosismo dei mercati azionari europei: “Di fronte alla stagnazione dei profitti, i mercati finanziari tendono a classificare gli operatori europei nei valori di rendimento e sono spaventati da prospettive di investimento che metterebbero a rischio il free cash flow”.
Al contrario, negli Stati Uniti, appena si registra crescita, gli investimenti sono i benvenuti. Così, in Europa, il rapporto tra investimenti e reddito è inferiore di 1-2 punti percentuali rispetto a quello di AT&T e Verizon.
Secondo un precedente rapporto, presentato da Idate al Mobile World Congress di Barcellona, nel 2015 ci saranno nel mondo 371 milioni di utenti LTE, con gli Usa e l’Asia a trainare la crescita, mentre gli investimenti nelle reti di quarta generazione tra il 2011 e il 2018 si attesteranno a quota 335 milioni di euro.