Italia
Si torna a parlare dell’asta per le frequenze televisive. Ma questa volta dal punto di vista degli incumbent. L’occasione è l’assemblea dei soci di Mediaset, dove il presidente Fedele Confalonieri ha lamentato “un’incomprensibile politica di favore verso il mondo delle telecomunicazioni e a scapito del mondo di noi televisivi“.
Il manager si riferisce alla gara per l’assegnazione della banda da 800 MHz, che la Ue prescrive venga assegnata agli operatori mobili, dalla quale Giulio Tremonti spera di ricavare 2,4 miliardi di euro.
Mediaset, ha confermato Confalonieri, parteciperà al beauty contest di sei multiplex nazionali che lo Stato assegnerà gratuitamente a tutti gli operatori nazionali e ai nuovi entranti.
Secondo le ultime informazioni dovrebbe avvenire entro giugno. Pare infatti che il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, abbia trasmesso a Bruxelles la bozza di regolamento.
La risposta degli uffici del Commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, dovrebbe arrivare entro 15 giorni. Questo eviterà che l’Italia incorra nelle sanzioni della Ue per alcuni controversi aspetti della Legge Gasparri finiti nel mirino delle autorità europee.
Al beauty contest, oltre a Sky Italia e Mediaset, parteciperanno Rai e Telecom Italia. Le sei frequenze saranno divise in tre sottoinsiemi: le tre frequenze del lotto A sono riservate ai nuovi entranti, le due del lotto B ai già operanti sul mercato. Per questo pacchetto già si prevedono polemiche visto che vi parteciperanno numerosi operatori italiani ma anche stranieri. Tra i più interessati a conquistare un multiplex digitale ci sono Liberty Media, Virgin e Rtl, senza considerare Rcs e il gruppo Espresso.
Mentre l’unica del lotto C è quella destinata a sistemi avanzati come la Tv mobile (DVB-H, standard ormai in discesa) o il DVB-T2. Sky a oggi potrà concorrere esclusivamente per il lotto A e non potrà vedersi assegnata più di una frequenza. L’unica che potrebbe averne due è TI Media, dato che al lotto C possono partecipare anche gli operatori già in attività purché abbiano meno di tre frequenze analogiche.
Per quanto riguarda le graduatorie, verranno elaborate da una commissione di massimo cinque componenti, comunque in numero dispari, designati dal ministero,che si avvarranno di un advisor.
Si daranno fino a tre punti ha chi il maggior numero di reti digitali nazionali terrestri. Con la stessa logica si premierà con altri tre chi ha il più elevato numero di impianti e con ulteriori tre punti chi ha il più elevato numero di sedi operative in Italia. Ancora sino a tre punti a chi garantirà la maggior copertura nel primo anno dall’assegnazione delle frequenze. E sino a quattro punti a chi assicurerà la maggior copertura al quinto anno e altri quattro a chi avrà il più elevato numero di siti sempre al quinto anno.
Si daranno solo sino a due punti a chi minimizzerà l’impatto paesistico-ambientale e le interferenze con i paesi confinanti. Quanto ai piani editoriali non si distingue, nella bozza, tra fornitori di contenuti indipendenti o meno dell’operatore di rete, mentre si premiano giustamente i canali in Alta Definizione.
Quel che è certo è che la graduatoria sarà unica e non divisa sin da subito per lotti: in questo modo chi si classificherà in cima alla stessa potrà scegliere quale frequenza utilizzare, esonerando così il Ministero dall’attribuire le frequenze più pregiate – tra cui il canale 58 già utilizzato da Mediaset per sperimentazione – a un lotto piuttosto che ad un altro.
Per quanto riguarda invece l’asta per l’assegnazione delle frequenze espropriate alle tv locali a favore della banda larga mobile, appare quasi certo un rinvio della data prevista, dal 30 settembre alla fine dell’anno, a causa della richiesta di aumentare la quota di indennizzo dall’attuale 10% ad almeno il 20%, come richiesto dalle Associazioni Aeranti-Corallo e FRT.