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Gli ambienti di lavoro multitasking e ‘always-on’ stanno uccidendo la produttività, smorzando la creatività e ci rendono tutti infelici? Sembrerebbe di sì, almeno stando a un articolo del McKinsey Quarterly, una pubblicazione della società di consulenza statunitense McKinsey & Co., sul ‘lato oscuro’ della rivoluzione della comunicazione: il “sovraccarico di informazione e la frammentazione dell’attenzione”.
L’articolo cita vari studi e giunge alla conclusione che l’abitudine ormai radicata di fare più cose contemporaneamente grazie all’ausilio delle nuove tecnologie è un ‘flagello’ che colpisce i dirigenti delle aziende e i colleghi dei piani alti che hanno invece bisogno di non essere interrotti quando “sintetizzano informazioni provenienti da diverse fonti, riflettono sulle loro implicazioni, esercitano il loro giudizio, valutano la situazione per arrivare a una buona decisione”.
Certo, non è un giudizio totalmente nuovo, quello che stupisce è la fonte: McKinsey & Company è infatti una nota società di consulenza manageriale e di strategia e focalizza la sua attività nel “risolvere problemi di interesse per il top management di grandi aziende ed organizzazioni” (fonte Wikipedia).
L’articolo, scritto quindi da manager e per i manager, sottolinea l’importanza di focalizzarsi sulle 3 F: Focusing (fare una cosa alla volta), Filtering (delegare qualcuno così da non avere troppi incarichi o troppe informazioni), Forgetting (prendersi del tempo senza essere interrotti da telefonate, email e quant’altro).
Torna quasi utile, sottolineano i curatori dell’articolo, un classico del 1967 The Effective Executive di Peter Drucker, che sottolinea come “la maggior parte dei compiti dei dirigenti richiedono, per garantire una minima efficacia, un lasso di tempo abbastanza lungo” e suggerisce agli ‘executive frammentati’ di non rispondere al telefono più di una o due volte al giorno. Suggerimenti più che validi, quindi, anche per i manager dell’era digitale.
Le sfide dei manager a cavallo tra gli anni 60 e 70, descritte da Drucker, restano pressoché simili a quelle dei moderni Ceo: riunioni giornaliere a ritmo incessante, continui spostamenti per incontrare i clienti e restare in contatto con le divisioni dell’azienda, implacabili pranzi e cene per rappresentare l’organizzazione. A queste però, vanno aggiunte oggi i fiumi di email, gli enormi volumi di informazioni e un numero di strumenti di comunicazione in continua espansione, dall’onnipresente cellulare al blog, ai social networks e i tweets e “gli ingredienti per l’esaurimento ci sono tutti”.
“Molti senior executive – spiega McKinsey – hanno due giornate lavorative sovrapposte: quella programmata sulle loro agende e quella ‘prima, durante e dopo’, quando cercano di destreggiarsi tra smartphone e laptop – in piena smania da multitasking – nel vano tentativo di tenere il passo con l’incessante flusso di informazioni”.
Infine, sottolineano i curatori dell’articolo – Derek Dean e Caroline Webb – questa nota è stata redatta per ricordare agli executive e alle aziende che “il multitasking è un meccanismo terribile da gestire e ci sono un sacco di prove scientifiche che questo meccanismo rende le persone meno produttive, meno creative e meno adatte a prendere buone decisioni. Se si vuole essere leader efficaci, dobbiamo fermarci”.