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Cinema: aiuti di Stato e territorialità. Rischi per la coproduzione transfrontaliera?

Unione Europea


Recentemente il Programma MEDIA ha dato luogo a una serie di speculazioni sui maggiori organi di stampa. Nell’ultimo Rapporto IRIS, l’Osservatorio Ue dell’Audiovisivo ha affrontato le questioni più rilevanti partendo da alcune domande essenziali: qual è l’impatto di questo sistema di finanziamento paneuropeo sugli ultimi Paesi che hanno aderito all’Unione o sono sul punto di farlo? Come struttureranno questo regime di aiuti alla produzione audiovisiva? Quali sono i punti in comune tra i Fondi nazionali di sostegno al cinema dei Paesi del sud-est Europa e le strutture paneuropee come Media o Eurimages?

Nell’articolo “La governance degli aiuti alla produzione audiovisiva nel sud-est Europa” di Christian Bron e Peter Matzneller, dell’Istituto di Diritto europeo dei media di Saarbrücken, si analizza il contesto europeo con una chiave di lettura essenzialmente giuridica.

In questa materia, la Ue gioca un “doppio ruolo”, da una parte col Programma MEDIA e dall’altra esercitando un controllo sui regimi d’aiuto nazionali attraverso le leggi europee.

Bron e Matzneller fanno riferimento anche alla Convenzione dell’Unesco sulla diversità culturale che, senza menzionare esplicitamente l’aiuto al cinema, sottolinea tuttavia l’importanza delle “misure regolamentari che puntano a proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali”.

Le implicazioni del diritto Ue per i regimi di aiuti alla produzione audiovisiva sono poi esaminate alla luce delle “libertà fondamentali” garantite dalla legge.

Esiste una contraddizione riguardante il fatto che i regimi di sostegno finanziario al settore richiedono spesso la nazionalità degli operatori chiave dell’equipe o degli attori principali, per esempio, mentre la libertà di circolazione dei lavoratori è garantita dal Trattato Ue.

Bron e Matzneller spiegano che queste restrizioni possono giustificarsi nell’ambito della legislazione europea se si invocano obiettivi di “policy culturale”. Il diritto della Ue esercita ugualmente un controllo sui meccanismi di aiuto di Stato e sottolineano che la Commissione sta attualmente rivedendo la propria Comunicazione sul cinema per garantire il rispetto delle condizioni riguardanti la territorialità.

Il Rapporto presenta in seguito la struttura e il funzionamento del Programma MEDIA 2007 della Commissione Ue, che ha un budget di 775 milioni di euro per un periodo di 7 anni.

Tra l’altro, il Programma MEDIA Mundus stanzia altri 15 milioni di euro in 3 anni per promuovere la cooperazione e i progetti tra la Ue e i Paesi terzi.

Nell’articolo vengono anche esaminati gli strumenti giuridici del Consiglio d’Europa che hanno un’incidenza sull’industria cinematografica.

La Raccomandazione CM / Rec (2009) 7 del Comitato dei Ministri sollecita “Gli Stati membri ad adattare le politiche nazionali in materia di cinema alle evoluzioni tecnologiche e culturali (…) e a migliorare l’accesso del pubblico ai film”.

Gli autori si soffermano anche sul Programma Eurimages del Consiglio dell’Europa, che prevede 21 milioni di euro l’anno per il finanziamento delle coproduzioni che comprendono almeno due Stati membri, e sulla distribuzione e digitalizzazione dei film sovvenzionali da Eurimages.

I differenti regimi di aiuti alla produzione audiovisiva nei Paesi del sud-est Europa (Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Moldavia, Romania, Serbia e Slovenia) sono esaminati dal punto di vista giuridico, degli organi e dei criteri di assegnazione dei finanziamenti.

In conclusione, l’articolo stabilisce che i sistemi di aiuto paneuropei convergono con i regimi nazionali summenzionati per quanto riguarda la non ammissione di alcuni film: quelli a contenuti pornografico, violento o pericoloso per la sicurezza pubblica, essendo praticamente esclusi all’unanimità dalla possibilità di accedere a sovvenzioni.

Gli autori evidenziano che, come era prevedibile, i regimi nazionali tendono a finanziare soprattutto le produzioni proprie mentre invece i Fondi paneuropei per il cinema mirano alla collaborazione e coproduzione transfrontaliera.

Infine, nella maggior parte dei Paesi considerati, i regimi di aiuto nazionale hanno una base giuridica fissata da leggi interne e possiedono propri centri cinematografici, i cui organi di decisione comprendono generalmente rappresentati delle industrie creative.

Gli autori dell’articolo rilevano anche che “non sembra possa esserci il rischio di incorrere in conflitti gravi con il diritto Ue o le direttive del Consiglio d’Europa”.

Gli altri articoli di questa nuova pubblicazione IRIS riguardano poi i recenti sviluppi in materia di sovvenzioni al cinema europeo. Focus su l’OK della Ue alla legge spagnola sugli aiuti economici e sulla modifica del regime ungherese per le sovvenzioni al cinema.

La rubrica ‘Zoom’ propone una lista utile riguardante gli aiuti di Stato nei 9 Paesi del sud-est Europa corredata da una tavola che raccoglie le principali caratteristiche.

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